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Sono qui fuori scuola a piangere, sembro una bambina. È che ci tenevo a Ciro, anche a Vanessa. Perché deve succedere sempre tutto a me?

Ma io non capisco perché Ciro debba rifiutarmi in questo modo, eravamo peggio di due fratelli.

Tiro su col naso, mi sento vuota.

Il sole è bello alto e caldo, ma dentro di me sento solo piovere.

-Diana- dice Luca alla mie spalle.
-Vattene!- esclamo irritata senza girarmi.

D'un tratto me lo ritrovo vicino, mi appoggia una mano sulla spalla, così gli tolgo il braccio dal mio corpo e mi volto subito, per non guardarlo negli occhi.

-Si può sapere che cos'hai?- mi domanda.
-Non sono fatti che ti riguardano. E non ti permettere più di toccarmi, tu con quelle mani brutte e sporche tocchi tutte le ragazze in maniera uguale e mi fa schifo questa cosa- spiego con l'amaro in gola, così lo sento sospirare.
-Mi guardi un attimo?- mi domanda quasi sottovoce.

Mi asciugo le lacrime e poi lo guardo.

-Ti devi togliere dai piedi, basta. Non ti voglio più sentire, forse non hai capito. Devi starmi alla larga, Luca. Con te non voglio avere niente a che fare, non sono una bambolina che tratti come vuoi tu; magari puoi ammaliare le altre con quegli occhioni castani e quel viso da finto angioletto, ma non me. Quindi adesso sei pregato di lasciarmi stare- affermo tutto d'un colpo, ma lui sembra non afferrare il concetto.

Mi prende per i fianchi e mi avvicina a sé; non cadrò mai nelle sue dannate trappole.

-Perché non capisci che devi lasciarmi stare?- gli domando avvertendo brividi e scosse che cerco di evitare il più possibile.
-Non lo so- risponde con sincerità.

I nostri occhi si incrociano, avverto un mix di emozioni impossibili da descrivere.

-Luca, io e te dovevamo essere solo amici, non devi avvicinarti a me in questo modo. Non va bene- borbotto stregata dal suo sguardo e dal suo profumo.
-Tu riesci a starmi lontana?- mi domanda accarezzandomi il volto.
-Luca, smettila. Tu giochi con tutte, per me puoi essere solamente un amico- gli dico e lui si morde il labbro inferiore.

Sento il cuore battere all'impazzata, aiuto.

-Dovremmo essere amici io e te?- mi chiede facendo scivolare il suo sguardo sul mio corpo accaldato.
-Spostati, fino a poco fa stavi nel bagno con Clarissa, non digerisco il fatto che ora tu venga qui da me a fare lo stronzo, hai capito? Quindi evita di rompermi le palle, lasciami da sola, grazie mille- ribadisco, così lui sospira.
-Sei una bambina insopportabile- sbotta, così spalanco la bocca e alzo un sopracciglio.
-Quindi aspetta, funziona così: tutte quelle che si concedono subito a te, sono donne e quelle che ti respingono sono bambine. Sei serio?- gli chiedo guardandolo, serra la mascella e si alza dalla panchina.
-Diana, tu non capisci- dice mettendosi le mani nei capelli.

Mi alzo e mi posiziono davanti a lui.

-Cosa dovrei capire?- mendico tirando su col naso a braccia incrociate.
-Più mi respingi e più mi viene spontaneo pedinarti- mi dice rivolgendomi uno sguardo.
-Tu sei un pazzo- espongo.
-Devi capire che non tutte ti sbavano dietro, non sei il centro del mondo, non esisti solo tu qui a Salerno, ci sono tanti altri ragazzi anche migliori di te, se proprio vuoi saperlo!- gli dico, così serra la mascella e mi fissa.

Poco dopo mi afferra per le braccia e mi attira a sé.

-E io non posso immaginare nessun altro ragazzo starti intorno- mi sussurra all'orecchio.

Il mio cuore fa un balzo e ovviamente il calore aumenta sempre di più.

-Non sono un oggetto, Luca- espongo respingendolo mollando le sue prese.
-Non sono un trofeo da ottenere e da aggiungere alla collezione- aggiungo ribellandomi.
-Torna da Clarissa, vai. Tu solo con quelle come lei puoi stare, io non ti starei mai dietro- ammetto e vedo per un attimo i suoi occhi offuscarsi.
-Sei sicura?- mi domanda.
-Sì- rispondo tenendogli testa con lo sguardo.

Mi guarda ancora una volta e poi sospira.

-Se poi sto con lei ti senti morire dentro, allora perché mi cacci?- mi domanda.

Non mi aspettavo queste parole, infatti ho avvertito un vuoto nello stomaco. Deglutisco e mi sposto i capelli all'indietro con fare nervoso.

-Io e te manco ci conosciamo chissà quanto, tutto questo è alla base di niente. Ti sto chiedendo il favore di lasciarmi stare, punto- ribadisco per la millesima volta.
-Tu non capisci proprio un cazzo, comunque- dice irritandosi, sembra molto serio adesso.
-Il giubbino te lo riporto domani- gli dico prima di andarmene.
-Lo vorrei indietro adesso- espone.
-Non ho nulla sotto e la mia maglia ti ricordo che è stata sporcata di vernice- sorrido falsamente, così lui scrolla le spalle.
-E comunque oggi rimani solo tu a scuola a riverniciare le pareti, ho parlato con la preside- lo avviso, così fa spallucce e si allontana.

Non mi aspettavo questa reazione, questo ragazzo mi stravolge sempre di più, pur ancora non conoscendolo chissà quanto.

DAMN//CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora