Capitolo 36

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Estate 845

Dopo aver ordinato una riunione all'alba, Taylor e Erwin entrarono nella loro stanza. Erwin iniziò subito a slacciarsi le cinghie per poter dormire, ma rimaneva in silenzio, fissando un punto davanti a sé.

-A cosa stai pensando?- gli chiese la ragazza, che l'aveva visto turbato. Sapeva che le avrebbe detto tutto comunque, ma voleva fargli capire che le interessava davvero quello che lui le diceva.

-A tutte quelle persone che hanno perso la loro casa, a tutti quelli che si sono finalmente resi conto che noi non viviamo in pace ma in stallo, a quello che dovremo fare da domani. A quello che avrei potuto dire oggi ma che ho dovuto tacere- rispose lui, finendo di slacciarsi le cinghie del petto.

-Vuoi sapere cosa penso che sia davvero successo ieri?- le chiese lui accennando a un sorriso, stava pian piano tornando sereno. Taylor annuì e si sdraiò sul letto dopo aver finito di slacciare le cinghie.

-Basandoti solo su quello che hai visto del comportamento del colossale, quante probabilità pensi che ci siano che un anomalo qualunque finisse proprio davanti alle porte del distretto e decidesse di calciare proprio il portone, il punto più debole delle mura?- disse lui appoggiando la giacca sulla spalliera della sedia.

-Non direi molte- rispose Taylor che lo ascoltava mentre lo guardava cambiarsi.

-E quante probabilità c'erano che un altro anomalo colpisse proprio l'altro punto debole delle mura costringendoci ad arretrare fino al Rose? Pochissime, praticamente zero, no?- disse Erwin, che aveva iniziato a gesticolare per enfatizzare il suo discorso.

-Ora ti faccio un'altra domanda: e se questi due esemplari fossero intelligenti? Le probabilità si alzano notevolmente, giusto? Penso che questo fosse un'attacco all'umanità nelle mura premeditato, penso che quello che è successo ieri sia stato possibile solo se progettato da altri esseri umani- spiegò Erwin.

-Quindi significa che degli esseri umani all'esterno delle mura hanno scoperto il segreto della natura dei giganti e lo stanno usando per conquistarci!- esclamò la ragazza tornando a sedersi.

-Il che proverebbe la teoria di mio padre e come mai quei giganti sono comparsi dal nulla, non sappiamo come ma dicendo che degli esseri umani conoscono il segreto dei giganti allora avrebbe senso- rispose Erwin finalmente tornando a sorridere.

-Questa teoria fa sorgere molte altre domande: come hanno fatto a scoprire la natura dei giganti? Cosa stiamo sbagliano noi? Perché se la popolazione è stata messa in ginocchio dai giganti non ci aiutano ma ci attaccano? Vogliono il nostro luogo sicuro?- disse Erwin, per poi fermarsi, rendendosi conto che avrebbe potuto continuare con le domande all'infinito.

Taylor tornò supina sul letto e iniziò a guardare Erwin che finiva di cambiarsi, mentre lei era a letto ancora con la camicia e i pantaloni della divisa. Lui si slacciò la camicia e lei si perse a guardare i suoi muscoli delineati della schiena e delle spalle.

-Perché mi guardi?- chiese Erwin voltandosi verso di lei mentre si toglieva i pantaloni.

-Sei bello, le cose belle vanno guardate. Se ieri non fosse successo niente ora saremmo a Ragako, avremmo mangiato lo spezzatino con le patate alla taverna, e poi saremmo tornati a casa, solo io e te- disse Taylor, che continuava a guardarlo mentre si cambiava.

La collana verde di Erwin gli era caduta sulla linea che delineava i pettorali. Taylor si lasciò scappare un sorriso quando si rese conto che era più accentuata della sua, il che era deprimente.

Erwin si voltò e la raggiunse a letto con indosso solo le mutande, e si sdraiò su in fianco accanto a lei iniziando a guardarla.

-Cosa c'è?- chiese lei ridendo mentre iniziava a giocherellare con la collana.

-Le cose belle vanno guardate, no?- rispose lui sorridendo. Poi si morse un labbro e si fece serio. Si abbassò lentamente a baciarle le labbra, e la circondò con un braccio. Poi scese al collo della ragazza e iniziò a baciarla facendole il solletico.

Si fermò, Taylor gli mise una mano sulla testa carezzandogli i capelli, poi sentì i denti di Erwin sulla pelle. La morse delicatamente per poi tornare a giocare con le labbra morbide. Nell'oscurità della stanza si sentiva solo lo schiocco dei baci di Erwin da cui si lasciarono entrambi cullare.

Taylor alzò la testa e gli sfiorò la mandibola leggermente ruvida, dovrà farsi la barba. Avidamente iniziò a lasciare una scia di morsi e baci che dalla mandibola conducono alla clavicola. Erwin le prese i fianchi e invertì le posizioni per lasciarle più spazio libero. In quel momento lui era supino e teneva i fianchi della ragazza sopra di lui.

Taylor si interruppe e si mise in ginocchio iniziando a slacciarsi la camicia che era diventata come una coperta di lana in piena estate. Dopo aver slacciato l'ultimo bottone la lanciò distrattamente sulla sedia della scrivania poco distante.

Poi si abbassò e tornò a mordere avidamente quel punto sulla clavicola mentre Erwin iniziò a far scorrere le mani sulla schiena di lei. Non erano mai stati così vicini in un contatto così intimo ma nessuno dei due era teso.

Taylor decise di concludere mordendo più decisamente quel lembo di pelle sulla clavicola di Erwin lasciandogli sfuggire un piccolo gemito, e la sua voce, più roca del normale, le provocò un brivido di piacere.

Poi si lasciò cadere su di lui poggiando la testa nell'incavo del collo del biondo. Erwin si voltò e le lasciò un bacio sulla guancia, carezzandole i capelli.

-Ti amo- le sussurrò all'orecchio. Lei si alzò sui gomiti per guardarlo in faccia, assicurandosi di aver sentito bene, e lo vide sorridere nel chiaro della luce della luna. Poi si abbassò, annullando le distanze fra loro in un bacio.

Pochi secondi dopo tornò ad appoggiare la testa nell'incavo del collo di Erwin. -Ti amo anche io- gli sussurrò all'orecchio. Non poteva vederlo in volto, ma ci avrebbe scommesso che Erwin in quel momento stava sorridendo.

Lo sentì muoversi sotto di se verso il bordo del letto, si scostò lievemente e lo vide prendere lo zaino più vicino. Prese una sua maglia a maniche lunghe e porgergliela.

-Tieni- disse lui tornando a sdraiarsi.

-Sto bene, non ho freddo- rispose lei incrociando le braccia al petto.

-Quest'inverno hai dormito col pigiama di lana, due coperte e il mio maglione che sto ancora aspettando di rivedere. Metti la maglia, altrimenti ti sveglierai questa notte, ti conosco- replicò Erwin.

Taylor rise e si mise la maglietta, poi tornò ad avvinghiarsi ad Erwin. Si addormentò ascoltando il respiro del biondo sotto di sé, e non pensò ai terribili eventi del giorno precedente per la prima volta.

Le ali della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora