Capitolo 21

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Inverno 844

Dopo gli esperimenti pomeridiani era calata la notte. Hanji si era chiusa con pochi soldati nella tenda dei giganti per vederli reagire al buio, e aveva saltato la cena.

Taylor, Mike e Thomas avevano svuotato la stanza di Tony, raccogliendo le poche cose che si era portato via per prepararle al viaggio di ritorno. Poi erano andati nelle loro stanze per dormire qualche ora prima di partire per le mura all'alba.

Taylor stava piegando i vestiti per il giorno seguente, in modo da farsi una doccia la mattina e poi partire. La luna era già alta, probabilmente era l'unica ancora sveglia.

Decise di stendersi a letto ma come chiudeva gli occhi vedeva Tony gridare fra i denti del gigante. Si girò da un lato, poi dall'altro ma niente, non riusciva ad addormentarsi.

Decise di restare a letto, guardando il soffitto, sperava che prima o poi lo sfinimento della giornata l'avrebbe costretta a dormire.

Non passò molto che sentì bussare piano alla porta. Restò lì qualche secondo, cercando di capire se qualcuno stesse veramente aspettando una sua risposta oppure il suo cervello si era immaginato tutto perché non voleva restare sola.

Se fosse rimasta a letto a decidere sul da farsi non l'avrebbe mai scoperto, così si alzò e andò ad aprire.

Qualcuno aveva effettivamente bussato. Erwin stava in piedi sulla soglia in ciabatte, con una maglia nera a maniche lunghe e dei pantaloni bianchi larghi.

-Ciao, cosa ci fai qui?- gli chiese la ragazza.

-Volevo vedere se riuscivi a dormire, io ci sono già passato quando è morto mio padre e non ho dormito per notti- rispose Erwin tenendo lo sguardo fisso in quello della ragazza.

La ragazza si voltò e andò a sedersi sul letto prendendo la testa fra le mani.

-È colpa mia se Tony è morto- disse. Erwin entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di se. Si inginocchiò davanti a le e le prese le mani.

-Taylor sei umana, tutti gli esseri umani sbagliano, è nella nostra natura commettere errori- le disse.

-Dici così perché nessuno è mai morto per colpa tua- disse la ragazza con un filo di voce, non era rabbia, né tristezza, era speranza.

-Mio padre è morto per colpa mia- disse Erwin chinando la testa, iniziò a guardare le loro mani.

-Era un insegnante. Quel giorno stavamo facendo storia. L'umanità si era rifugiata nelle mura inaugurando così un secolo di pace.

-In quell'occasione perdendo ogni testimonianza scritta di tutta la storia che era esistita prima, questo è quello che viene insegnato.

-Però a me venne un dubbio e quindi mi alzai in piedi e feci una domanda a mio padre. Lui evitò di rispondermi in maniera soddisfacente e concluse in fretta la lezione.

-Però dopo che fummo tornati a casa, mio padre rispose alla domanda. Mi disse che i libri di storia del governo presentavano diversi dubbi e contraddizioni.

-Anche se ero soltanto un bambino capii la straordinarietà di quello che mio padre mi disse subito dopo. Tuttavia non ero abbastanza perspicace per capire perché non ne avesse parlato in classe davanti a tutti i miei compagni.

-Raccontai i discorsi di mio padre agli altri ragazzi e i gendarmi arrivarono a farmi delle domande. Quel giorno mio padre non tornò a casa e morì in un incidente in una città lontana.

-So con assoluta certezza che venne uccido dal governo perché avevo parlato.

-Sono passati centotre anni da quando il re ha deciso di modificare i ricordi per non far sapere alla gente quello che c'era prima, questa era la teoria di mio padre.

-Una società come la nostra non potrebbe vivere senza un espediente simile. Non sono mai riuscito a darmi una spiegazione. Perché mio padre doveva perdere la vita soltanto per essersi avvicinato alla verità?

-Pensavo che i funzionari agissero per un loro concetto di giustizia... comunque c'è una cosa che ho capito su di loro: quello che vogliono proteggere non è l'umanità ma la posizione sociale e le loro belle ville.

-Si preoccupano di chiunque possa minacciare i loro privilegi e lo fanno senza un minimo di sensibilità. La morte di mio padre non aveva neanche un briciolo di legittimità.

-Mio padre è morto per due motivi: per l'avidità umana e la stupidità del figlio. Prima di accorgermene nella mia testa la teoria di mio padre era diventata realtà.

-E decisi quindi di decidere la mia vita a dimostrare la fondatezza delle sue parole- Erwin alzò lo sguardo alla fine del discorso ma non si mosse. Continuò a tenere le sue mani in quelle della ragazza che aveva ascoltato in silenzio tutta la storia.

-Ora voglio che tu mi prometta che affronterai quello che è successo oggi con qualcuno. Non devo essere per forza io, può essere Thomas, Mike o Levi però ti prego, parlane con qualcuno, ok?- disse Erwin sforzandosi di sorridere.

-Te lo prometto- rispose Taylor, imitando il consiglio dell'uomo e mettendosi a sorridere anche lei.

-Ora penso che sia meglio che andiamo entrambi a dormire. Domani dobbiamo svegliarci prima del solito- disse Erwin alzandosi. Andò alla porta e mise la mano sulla maniglia.

-Hai bisogno di qualcosa prima che vada?- chiese voltandosi verso Taylor.

-Io non riesco dormire e penso, ehm... che dormire con qualcuno possa aiutarmi. Puoi restare?- Taylor abbassò lo sguardo verso le sue mani, poi lo intrecciò nuovamente con quello di Erwin solo dopo aver parlato.

-Va bene- rispose Erwin. Camminò fino alla scrivania e spense la candela con un soffio mentre Taylor si sdraiava sul letto, accanto al muro.

-Come... come hai fatto ad andare avanti dopo la morte di tuo padre?- chiese Taylor che non aveva ancora intenzione di dormire.

Probabilmente Erwin capì la paura che la stava assalendo perché anche lui temeva il sonno dopo la morte di suo padre.

-Vieni qui- disse con dolcezza, stese le braccia per fare posto a Taylor. Lei si sistemò appoggiando la testa sul petto del capitano, la fronte li lei contro il collo di lui e gli avvolgeva le braccia al torace.

Erwin fece lo stesso, la strinse a se, inclinando la testa per appoggiarlo a aquila della ragazza.

-Io ho avuto più difficoltà ad andare avanti dopo la morte di mio padre. Mia madre se ne era andata quando ero piccolo, sono rimasto con mia zia ma non era mai a casa per il lavoro.

-Ho dovuto convincermi da solo che ero troppo ingenuo per capire l'errore che stavo commettendo. Ho dovuto affrontare la morte di mio padre da solo.

-Tu non sei sola, hai Mike, Thomas, Levi, hai me. Non sai quanto vorrei venire con te domani- rispose Erwin.

-Grazie- gli disse la ragazza. Poi chiuse gli occhi, e finalmente rilassata, si addormentò.

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