Capitoli 40

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Primavera 847

La stanza di Taylor nel villaggio era verande come la sua nel quartier generale. Lei e Erwin si erano isolati in una casa, in una posizione abbastanza laterale, ma comunque vicino alle abitazioni temporanee degli altri ufficiali. Le reclute erano rimaste a dormire nelle tende da campo.

-Allora da quant'è che stai così?- le chiese Petra massaggiandole l'addome.

-Due settimane, ma davvero Petra, è solo la mattina, avrò mangiato qualcosa, sto bene- rispose Taylor.

-Posso farti qualche domanda?- chiese Petra con il sorrido dolce che aveva sempre sulle labbra.

-Si certo- rispose spostando lo sguardo fuori dalla finestra.

-Taylor quanto tempo è che non ti viene il ciclo?- chiese Petra.

-Sarebbe dovuto arrivare due giorni fa, ma per me è normale qualche giorno di ritardo- rispose lei.

-Ok, in tal caso vado a cercare il capitano Erwin, gli dirò che stai bene, tu resta qui per adesso- Taylor annuì. Osservò Petra uscire dalla stanza, rimase qualche istante a fissare la porta, negando dentro di sé l'ipotesi che Petra aveva appena formulato.

Decise di distrarsi un po' buttandosi sul lavoro, Erwin le aveva fatto arrivare quella mattina una copia del diario di Ilse Langnar che avevano trovato il giorno prima. Aprì la prima pagina e iniziò a leggere.

Mi chiamo Ilse Langnar, ho preso parte alla trentaquattresima spedizione al di fuori delle mura, ero responsabile della seconda colonna della seconda brigata. Durante il rientro ci siamo imbattuti in un gruppo di giganti, ho perso la mia squadra, ho perso il mio cavallo. Ho dovuto sbarazzarsi del mio equipaggiamento per la manovra tridimensionale danneggiato. Ho corso verso nord. Ho perso il mio cavallo nel territorio dei giganti a sud delle mura. Nessun umano ha mai sconfitto i giganti stando a terra, non ho nessun compagno su cui poter contare. Più proseguo il mio cammino verso casa, più le mie speranze di sopravvivere diminuiscono. Comunque potrei essere ancora in gradi di raggiungere le mura senza imbattermi in giganti, proprio così, non posso permettere che la paura prenda il sopravvento. Quando ho deciso di arruolarsi nella legione esplorativa ero pronta ad afferrare una situazione del genere. Rappresento le ali della libertà dell'umanità, non temo la morte. Sono un membro della legione esplorativa, fino a che avrò fiato in corpo continuerò a lottare fino alla fine. Non ho armi con cui combattere. Appuntare tutto su questo diario, farò tutto ciò che è in mio potere. Non verrò sconfitta. Non verrò sconfitta. Non verrò sconfitta. Mi sono imbattuta in un gigante. Ha un'altezza di 7 metri, no di 6 metri. Non mi ha divorato subito, che si tratti di un anomalo? Sto per morire. È la fine. Sono rimasta un'entità fino all'ultimo. Non sono nemmeno riuscita a rendere i mie genitori orgogliosi di me. Mi sento così egoista, è finita. Ha appena parlato. Un gigante ha appena parlato. Sta dicendo parole sensate "signora Ymir" e "benvenuta". Non ho alcun dubbio. Questo gigante ha alterato la sua espressione. Ha assunti una posizione di rispetto nei miei confronti. Non posso crederci, per la prima volta ho avuto una conversazione con un gigante. Gli chiesi della loro esistenza, un gemito, ma nessuna risposta. Chiesi da dove provenissero, nessuna risposta. Chiesi informazioni sui loro obbiettivi. Mi ha catturato. Ha una bocca larga con molti denti. Il suo respiro è caldo. é

Poi nient'altro. Le pagine erano macchiate di sangue. Ilse doveva essere stata divorata. La porta si aprì ed entrarono Petra ed Erwin. Il capitano di legione cercava di mascherare uno sguardo preoccupato in volto.

-Quindi gli hai detto che sto bene?- chiese Taylor guardando Petra negli occhi.

-Taylor, si stai bene- iniziò a dire la ragazza. Taylor incrociò lo sguardo di Erwin, sorridendo. -Però credo che tu e il capitano... insomma, stiate aspettando un bambino-

Lo sguardo dei due balenò su Petra. Rimasero entrambi paralizzati per degli istanti cercando di mettere insieme i pensieri.

-Ma come?- iniziò a dire Taylor, non riuscendo a finire la frase, ci sarebbero stati parecchi modi in cui sarebbe potuta andare avanti.

-Vedi, la nausea ogni mattina è un sintomo molto comune delle gravidanze, poi il tuo ciclo è in ritardo, e ho notato che stai anche mangiando molto più del solito- disse Petra, lo sguardo che vagava dall'uno all'altra. -Congratulazioni-

Taylor teneva lo sguardo fisso in quello di Erwin, le parole le si fermavano in gola. Aveva istintivamente portato una mano al ventre. Erwin si mosse, si sedette sul bordo del letto accanto a Taylor e le prese una mano.

-Io- Petra spezzò nuovamente il silenzio -vi lascio soli- e si chiuse dietro la porta della stanza. Il silenzio dominò per ancora diversi istanti.

-Come- Erwin lo spezzò -come ti senti?-

-Io non so che dire- Taylor gli accarezzava il dorso della mano con il pollice -io non avevo mai pensato a mettere su famiglia, non ne abbiamo neanche mai parlato-

-Lo so, non ne abbiamo mai parlato-

-Io però, voglio questo bambino- Taylor spostò la mano sulla guancia di Erwin e iniziò ad accarezzargli i capelli -e sono felice che sarai tu suo padre-

Erwin sorrise e si sdraiò sul letto accanto a lei. Aprì le braccia e la accolse, Taylor appoggiò la testa nell'incavo del suo collo e gli prese una mano mentre lui iniziava a giocare con una ciocca dei suoi capelli.

-Allora, penso che potremmo prendere una casa a Trost, vicino al quartier generale- disse Erwin.

-Si, non potremo tenerlo per sempre con noi alla base- Taylor teneva la sua mano e quella di Erwin sul ventre e le guardava. 

-Ovviamente domani quando torniamo non pensare neanche lontanamente a ingaggiare battaglia con qualche gigante- Erwin le lasciò un bacio in fronte.

-Si, mi sa che me ne starò al quartier generale per un po'- Taylor girò la testa e incrociò lo sguardo di Erwin -però anche tu, ora più di prima, dai valore alla tua vita, impara ad essere egoista, devi sopravvivere e tornare indietro ogni volta che esci dalle mura, perchè non siamo più solo io e te, ora abbiamo qualcuno che dipende da noi e che si merita di averci entrambi insieme e vivi, chiaro?-

-Chiaro, tornerò sempre indietro, per tutti e tre noi- disse prima di metterle una mano sulla guancia e attirarla a sè per un bacio.

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