Capitolo 42

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Primavera 850

Nella porta esterna del distretto di Trost c'era una breccia. Che però a quanto pare era stata chiusa da una masso enorme. Il fumo si alzava dall'interno del distretto fin sopra le mura. Un razzo di segnalazione giallo si stava disperdendo nell'aria da poco lontano l'ingresso.

-Ma cosa...?- commentò Levi vedendo la situazione. Erwin fece aumentare il passo più di quanto stessero già andando di fretta. Taylor inizio a spingere il suo cavallo all'impazzata raggiungendo con Levi poco dietro di lei la testa del gruppo, lasciò il suo cavallo fuori dalle mura e si attaccò alle mura accanto breccia iniziando a scalarle. 

Raggiunta la cima vide la situazione disastrosa in cui si trovava la città. La maggior parte dei giganti nel distretto erano in un angolo accanto al Wall Rose. Alcuni si dirigevano verso l'ingresso chiuso dal macigno dove un gigante stava evaporando, ma con alcuni soldati del corpo di guarnigione.

-Come avranno fatto a mettere lì quel macigno?- si chiese Taylor. Cercò con lo sguardo la sua casa ma non riuscì a vederla. Per raggiungerla avrebbe dovuto abbattere il gruppo di giganti che si avvivavano verso la porta d'ingresso del distretto. Due giganti erano davanti a loro. Taylor e Levi si scambiarono un'occhiata e si lanciarono per ucciderli mentre Erwin e il resto del corpo di ricerca atterrava sulla cima delle mura.

Atterrati i due giganti osservarono il gruppo di soldati del corpo di guarnigione e quei pochi cadetti che erano accanto all'ingresso. 

-Ei mocciosi- disse Levi osservando i cadetti che sembravano sfiniti. -Si può sapere cosa state aspettando?-

-Levi io vado- gli disse Taylor. -Tony...- 

-Vai- Erwin atterrò accanto a loro.

-Levi, seguo Taylor, non so cosa sia successo, raggiungi qualcuno del corpo di guarnigione, probabilmente Pixis è qui, chiedi che è successo, ordina agli altri di abbattere il resto dei giganti nel distretto- Levi annuì, poi Taylor ed Erwin partirono con i loro dispositivi di manovra per raggiungere casa loro.

Il tetto era sfondato ma le mura erano ancora in piedi. Taylor si fiondò in casa, le sedie erano ribaltate come il resto dei mobili, la libreria caduta, il resto delle stanze era vuoto. Non c'era traccia di nessuno che si fosse nascosto lì, ma neanche di sangue.

-Saranno oltre le porte del Wall Rose, giusto?- chiese Taylor voltandosi verso Erwin. Lui la afferrò e la strinse in un abbraccio.

-Si, saranno riusciti a scappare- le diede un bacio in fronte. -Saranno al sicuro, stanno bene-

-Andiamo, dobbiamo abbattere il resto dei giganti- disse Taylor liberandosi dall'abbraccio.

-Se vuoi andare a controllare vai, ti esonero io, però io devo andare- le disse Erwin uscendo dalla porta, le lame sguainate.

-No, tutti i giganti sono in quell'angolo, non ci sono altri civili nel distretto, tutti i superstiti sono al sicuro altre le mura. Finiamo di abbatterli e poi controlliamo- Si attacco al palazzo di fronte a lei e partì verso il gruppo di giganti seguita da Erwin.

Quel giorno grazie al sacrificio dei soldati del corpo di ricerca e dei genieri del corpo di guarnigione il Wall Rose tornò a impedire gli assalti dei giganti. Gli scontri per eliminare quelli rimasti nel distretto di Trost proseguirono per un intero giorno. Gli artiglieri fecero per intero il loro dovere. La maggior parte dei giganti ammassati contro le mura venne spazzata via, e gli altri liberi per il distretto venne abbattuta dagli uomini del corpo di ricerca.

In quell'occasione riuscirono anche a catturare due giganti, un esemplare quattro metri e uno di classe sette metri. Comunque, nonostante quest'operazione costata duecentosette morti e più del doppio di feriti, per la prima volta il genere umano aveva ottenuto la sua prima vittoria contro i giganti. Il numero delle perdite fu tale che fu quasi impossibile rallegrarsene.

Finiti gli abbattimenti, verso il tramonto, Taylor ed Erwin raggiunsero il campo feriti all'interno delle mura. I lettini erano pieni di civili e soldati. Medici e soldati con fazzoletti per mascherine passavano a curarli. Qualche familiare stava al capezzale di un parente sul lettino, qualche altro ne piangeva la morte.

-Scusi- una voce debole attirò l'attenzione della coppia di soldati che vagava per le tende alla ricerca di loro figlio. 

-Scusi, lei è il capitano Erwin Smith? E lei è il maggiore Taylor Brown?- dietro di loro una bambina dai capelli biondi e gli occhi castani li chiamava, le mani le tremavano, i suoi abiti erano stracciati. 

-Tony è con me e la mamma- continuò la bambina. Doveva avere qualche anno in più di Tony, era più alta.

-Siamo noi- le disse Erwin abbassandosi alla sua altezza, la bambina si voltò e iniziò a camminare tra i lettini fino a uscire dalla tenda. Raggiunsero una stalla in cui trovarono Bertha seduta su del fieno con Tony e un altro bambino che giocavano davanti a lei. Appena li vide il bambino interruppe il gioco e gli corse incontro.

-Mamma! Papà!- gridò saltando in braccio a Taylor. I due scoppiarono in lacrime nel vedere il piccolo bimbo moro corrergli incontro. Appena fu tra le loro braccia iniziarono ad accarezzarlo e dargli delle carezze. Stava bene.

-Tesoro stai bene?- gli chiese Taylor accarezzandogli la nuca mentre lui giocherellava col bordo della giacca della mamma.

-Si mamma io sto bene- disse lui, aveva il suo solito sorriso allegro. -Bertha ha detto che voi avete fatto fuori tutti i giganti cattivi- I due soldati si lasciarono scappare un sorriso di gioia vedendo che il bambino stava bene.

-Cos'è successo?- chiese Erwin, avvicinandosi a Bertha. Il bambino biondo che fino a poco prima stava giocando con Tony si era messo a studiare la gonna strappata della sorella maggiore, quella che era andata a chiamare Erwin e Taylor.

-Hanno fatto breccia, un gigante più alto delle mura, le persone hanno detto che era lo stesso di cinque anni fa- disse Bertha, lo sguardo fisso sui due bambini di fronte a lei. Anche Taylor si era inginocchiata davanti a bambini.

-Eravamo a casa mia, ho preso i bambini con mio marito e siamo corsi alle porte della città per entrare nelle mura. Poi è caduto un palazzo, mio marito...- Bertha scoppiò a piangere. Erwin le mise una mano sulla spalla, la bambina andò ad abbracciare la madre.

-Bertha, mi spiace- le disse Taylor. -Se possiamo fare qualunque cosa, noi...- si aggiunse Taylor.

-Solo del cibo e un posto per la mia famiglia, casa nostra è distrutta- rispose Bertha, il volto nascosto tra le lacrime. Nessuno dei bambini rideva più.

-Poi quel Rives- continuò Bertha, la voce spezzata. -Ci bloccava il passaggio per mettere in salvo la sua merce. Un gigante stava arrivando, saremmo morti tutti se non fosse stato per quel soldato, per quella ragazza-

-Si mamma avresti dovuto vederla- disse il piccolo Tony scendendo dalle braccia della madre. -Era fortissima, ha abbattuto il gigante tutta da sola, era forte come te e il papà insieme-

-Avete proprio un bel bambino, sapete?- disse Bertha mentre Tony saliva in braccio a Erwin e giocava con la sua collana. -Se non fosse stato per lui e i miei figli non so come avrei fatto. Riescono a trovare qualcosa di cui gioire anche in una giornata come oggi-

-Comandante Erwin- annunciò un soldato del corpo di guarnigione. -Il comandante Pixis la cerca, anche il maggiore Brown-

-Arrivo- disse Erwin. -Bertha, grazie di tutto, ti dobbiamo la vita, grazie a te Tony è salvo-

-Bertha per qualunque cosa chiedi di noi, ti daremo tutto l'aiuto che possiamo fornirti, per te e per la tua famiglia- le disse Taylor prendendo in braccio Tony.

Le ali della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora