Capitolo 22 - just one day -

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Ci volle più di un'ora e mezza per realizzarlo, ma quando superammo il punto in cui, in teoria, avrebbe dovuto esserci il territorio dei Grifondoro, capii che non era lì che stavamo andando.
<<Siete davvero gentili ad essermi venuti a prendere per portarmi di nuovo in città.>> Dissi allora, ironico. Non ero sicuro che stessimo davvero andando nella mia città, ma scommettevo che Cormac avrebbe risposto con gioia alla mia affermazione derisoria.
<<Vedo che sei piuttosto perspicace. Forse persino più di quanto non lo fossi prima. Startene in mezzo a quelle serpi ti ha alzato il quoziente intellettivo?>> Chiese, infatti, il McLaggen, ironico, distraendosi per un attimo dalla strada, per guardare me.
Al contrario di come avevo in un primo momento immaginato, in macchina c'eravamo solo io e lui, e anche se un'altra auto pareva seguirci dall'inizio del nostro viaggio, l'atmosfera sembrava tranquilla. Sospirai. Starmene in mezzo alle serpi mi aveva insegnato un sacco di cose, su questo non c'erano dubbi, ma il fatto che il mio quoziente intellettivo fosse più alto, era del tutto infondato. Se avessi avuto un po' di sale in zucca, infatti, non avrei di certo lasciato il cellulare in camera di Draco, non mi sarei fatto prendere in ostaggio da Cormac, e soprattutto non avrei lasciato il Manor. Cazzo Il solo pensiero del Manor adesso mi dava profonda tristezza.
Chissà se i miei amici si erano già accorti del mio essere sparito nel nulla. Forse erano ancora tutti troppo occupati per farci caso, ma ero certo che Draco se ne sarebbe accorto prima del resto del gruppo. Forse avrebbe dato l'allarme, o si sarebbe messo a girare per l'intera città, nella speranza di trovarmi in uno dei posti che avevamo condiviso...
Io, comunque speravo che ne rimanessero all'oscuro per più tempo possibile, e che magari non mi avrebbero cercato. Non volevo che fossero in pericolo, non di nuovo, e non per colpa mia.
<<Mi avete portato via dalla mia città con la forza, e adesso mi ci riaccompagnate? Dovrebbe significare qualcosa?>> Chiesi, grattandomi la nuca, frustrato. Cormac sospirò, per un secondo mi parve di vedere nel suo viso la stanchezza e lo stesso nervosismo che sentivo strisciare sulla mia pelle. Poi si ricompose, stringendo un po' di più le mani sopra al volante.
<<Non deve avere un senso per te.>> Brontolò. Non sembrava arrabbiato, e neppure acido, solo privo di forze. <<Fosse stato per me ti avrei volentieri lasciato a vivere la tua vita da sogno con quegli angioletti delle Serpi, ma a quanto pare i piani sono altri...>> Aggrottai le sopracciglia, guardandolo apertamente. Non avevo mai visto Cormac parlare in quel modo, come se stesse conversando pacificamente con un amico. Non che lo avessi conosciuto per davvero, ma per un tipo come lui, quell'atteggiamento era strano. Scossi la testa e cercai di approfittare del suo momento di ''debolezza'' per tirargli fuori altre rivelazioni.
<<E' stato DD a mandarti di nuovo? CHi è, e perché non vuole lasciarmi in pace?>> Chiesi allora. Lui allargò gli occhi, come sorpreso dalla mia domanda.
<<Aspetta, davvero non lo sai?>> Fece lui di rimando. Era la stessa identica cosa che mi aveva chiesto quando per la prima volta io gli avevo intimato di dirmi chi mi aveva venduto, durante il mio ''rapimento''. La differenza stava nel fatto che adesso, nell'abitacolo silenzioso della macchina, riuscivo a vedere solo la sua curiosità e la sua sorpresa.
<<Insomma, quando mi hai chiesto chi ti avesse venduto, ero sorpreso dal fatto che tu non lo sapessi, ma addirittura non conoscere l'identità di DD...>>  Ridacchiò, ironico.
<<Non capisco.>> Mormorai. <<Perché è così strano che io non lo sappia?>> Domandai. Lui rise un po' più forte, e pensai che se avesse potuto, probabilmente si sarebbe mantenuto lo stomaco per quanto stava ridendo. Sbuffai silenziosamente, ma decisi comunque di aspettare la sua risposta senza fare battutine. Non sapevo quanto sarebbe durato quel suo umore, e non avevo voglia di rovinarglielo, non prima che lui avesse dato risposta ad un po' dei miei dubbi.
<<Ragiona Harry. C'è qualcuno che ti ha venduto. Qualcuno della tua città, che ti è vicino, ma che ti odia come se fossi il suo peggior nemico. Il suo nome è DD... Due D...>> Si fermò, guardandomi divertito, con il sorrisetto ironico piantato sul volto. <<Tu conosci qualcuno che ha due D nel nome, non è vero?>> Continuò, allegro. Era come se un bambino avesse posseduto il suo corpo, e lui si stesse divertendo un mondo a giocare con me. Rabbrividii.
DD... Certo che conoscevo quel nome, e avevo pensato anche una marea di volte ad una sua possibile macchinazione nelle vicende che stavano segnando la mia vita negli ultimi mesi. Dovevo anche ammettere, però, di averlo sempre escluso a prescindere dopo poche brevi considerazioni. Quel ragazzo non era in grado di pensare ad un piano per togliermi di mezzo, ne tanto meno ingaggiare qualcuno per farlo, senza contare il fatto che fosse il figlio di un poliziotto, e che per quanto avesse passato la sua intera vita a bullizzarmi ed insultarmi, non lo credevo capace di arrivare a tanto, solo per sbarazzarsi di me.
<<Stai parlando di Dudley?>> Mormorai, a bassa voce, come per paura che qualcuno avrebbe potuto sentirci. Il suo sorriso si allargò.
<<Per fortuna lo hai capito. Stavo per ritirare le mie parole riguardo al tuo intelletto migliorato.>> Fece ironico. Alzai gli occhi al cielo. Perché si stava comportando con me in quel modo? Avevo sempre avuto un certo timore nei suoi confronti, eppure perché in quel momento mi sentivo così a mio agio in sua compagnia?
Smettila, Harry. Non abbassare la guardia. Rimane Cormac, e anche se sei in macchina con lui a chiacchierare allegramente, questo non cambia il fatto che ti abbia di nuovo rapito, in qualche modo. Dissi a me stesso.
<<So a che cosa stai pensando. Quel tipo non è minimamente in grado di gestire una cosa del genere.>> Riprese a parlare Cormac, continuando ad alternare lo sguardo da me alla strada e viceversa. <<Insomma, parliamo di Dudley Dursley...>> Lo derise, alzando gli occhi al cielo.
<<Non è il tuo capo, o qualcosa del genere?>> Una delle tante regole nelle bande, era quella di non metterti contro chi ti ingaggiava per un lavoro. Chiunque ti avesse pagato per fare qualcosa, diventava in automatico un tuo superiore, e tu dovevi trattarlo esattamente come tale.
Cosa che a quanto pare a Cormac non stava riuscendo molto bene.
<<Quel coglione non sarebbe il mio capo nemmeno se mi pagasse tutto l'oro del mondo.>> Cormac strinse i denti, arrabbiato, come se il mio fosse stato un affronto in piena regola. Mi strinsi nelle spalle, più confuso di prima.
<<Se non lavori per lui, perché mi stai rapendo per la seconda volta per conto suo?>> Non potei fare a meno di domandare. Lui sospirò.
<<Lo faccio per Georgia.>> Ammise, sopprimendo una smorfia.
<<Georgia?>> Continuavo a non capire.
<<Georgia è la fidanzata di Dudley. E' lei il mio capo. O meglio, è la figlia del mio capo, ma le sue parole sono legge . >> Mi spiegò, brevemente.
<<Cosa? Dudley è fidanzato? E la sua fidanzata è il tuo capo?>> La cosa era persino più assurda di quanto non fosse sembrata all'inizio. Questa Georgia era la figlia di quel vecchio che sedeva sul trono della stanza principale, nel covo dei Grifondoro? Forse con un padre del genere, Dudley poteva sembrare persino un orsacchiotto...
<<Sfortunatamente sì. Credimi. Anche io vorrei che non fosse vero. Insomma, da quando quel coglione è insieme a lei, la banda è andata in rovina: prima le Serpi cominciano ad indagare su di noi, poi tu scappi e dobbiamo cominciare a cercarti, la polizia ci sta con il fiato sul collo e l'unico motivo per il quale Georgia continua a stare con lui è perché crede che se mai qualcuno dovesse scoprirci, lei avrà la possibilità di giocarsi la carta Dudley per non andare in prigione. Patetica.>> Sbottò, nervoso.
<<Bene, quindi perché continui a fare quello che ti dicono? E soprattutto, perché mi stai raccontando tutto questo?>> Non capivo quale fosse il senso. Tutto quello che mi stava dicendo era terribilmente confuso, e del tutto irragionevole.
<<Te lo sto raccontando perché non sei un coglione. Meriti di sapere per quale motivo ti stanno succedendo queste cose.>> Brontolò.
<<Sul serio? Merito di sapere il motivo per il quale mi succedono queste cose? Non credi che quello che merito sia essere lasciato fuori da tutto questo?>> Alzai la voce, arrabbiandomi.
Cormac era una testa di cazzo, su quello non c'erano dubbi, ma il fatto che continuasse ad agire per conto di qualcuno che riteneva così privo di significato, mi dava sui nervi.
Io avevo seguito ad occhi chiusi Cedric ed i suoi affari quando ero nei Tassorosso, perché ne avevo bisogno, e perché credevo in lui, così come adesso credevo nei miei nuovi compagni. Quale era invece il suo scopo? Per quale ragione continuava a fare quello che stava facendo?
<<Non ho molta altra scelta, non credi?>> Anche lui non sembrava essere particolarmente felice della sua stessa situazione. Scossi la testa.
<<Questa è la cazzata più grande che io abbia mai sentito. Fattelo dire, se credevi davvero di non avere una scelta, avresti seguito gli ordini di chiunque senza fiatare. Eppure sei qui, in macchina con me, a lamentarti della tua stessa vita.>> Lo rimbeccai. Ero sicuro che il motivo che lo avesse spinto a dirmi quelle cose, era perché aveva visto in me qualcuno di cui fidarsi, qualcuno da prendere ad esempio. Forse gli serviva soltanto che io o ascoltassi e gli illuminassi la strada per la libertà, così come Pansy aveva fatto con me, trascinandomi via dalla vita di merda che avevo vissuto da quando ero nato. Avevo scoperto con lei e con le Serpi, che nulla era mai perduto: c'era sempre un'ennesima occasione per ricominciare, in qualunque punto della propria esistenza.
<<Ci credi davvero a questa cazzata delle seconde possibilità?>> Sembrava curioso. Continuava a mantenere quella sua strana espressione neutra e le mani strette al volante. Per un secondo mi chiesi se quella non fosse la quiete prima della tempesta. Probabilmente se avessi continuato a tirare la corda in quel modo, mi sarei ritrovato in fretta con un coltello puntato alla gola o con la testa sul cruscotto, ma poi presi un respiro profondo ed annuii.
<<Se me lo avessi chiesto la prima volta che ci siamo visti, ti avrei risposto che non c'è alcuna prospettiva per la gente come noi. Ci siamo venduti l'anima e il cuore, seguendo una necessità, scappando da un mondo di merda, con il solo risultato di finire in un inferno ancora più grande. Ho sempre creduto di essere condannato alla tristezza, alla criminalità, al dolore e alla solitudine. Preferivo essere il burattino di qualcuno, illudendomi che fosse la scelta migliore per me stesso e per quelli che mi stavano attorno.>> Cominciai, guardandolo in volto, anche se lui non poteva ricambiare lo sguardo, attento com'era alla guida dell'auto.
<<E poi?>> Chiese, ugualmente. Ridacchiai, privo di ironia.
<<Qualcuno mi ha rapito, e qualcun altro mi ha salvato.>> Borbottai. <<E poi è successa una cosa ancora più assurda. Mi sono innamorato.>> Dissi ancora. Il solo pensare a quanto Draco avesse cambiato la mia vita, solo standomi accanto, mi faceva scaldare il petto, facendomi rendere conto di quanta felicità e luce avesse portato nell'ombra della mia anima.
Mi dava coraggio, speranza... amore.
<<In pratica dovresti ringraziarmi, non è così?>> Il suo sorrisino sghembo mi fece ritornare serio.
<<Sì, forse è così.>> Sussurrai, anche se ebbi l'impressione di essere stato troppo silenzioso per essere sentito da lui. <<Perché ti stai comportando in questo modo con me?>> Alzai nuovamente la voce, per raggiungere la sua attenzione. <<E per favore, dimmi la verità.>> Aggiunsi. Non avevo bisogno di un'altra delle sue frasi fatte su come meritassi di avere delle risposte. Lui ridacchiò ancora, annuendo, come soddisfatto dalle mie parole.
<<Presumo di essermi innamorato anche io.>> Disse, pragmatico, fissandomi con la coda dell'occhio, dubbioso.
Mi strinsi un po' di più nel mio sedile, preoccupato che fossi io il soggetto del suo desiderio. Avevo già Draco con il quale fare i conti, non avrei sopportato minimamente di essere al centro dell'attenzione di un altro uomo.
Cormac vide il mio movimento, e con una smorfia di puro disgusto, scoppiò a ridere.
<<Eww, Potter. Non sono gay.>> Fece offeso.
<<Beh nemmeno io.>> Sbottai di rimando, arrossendo violentemente.
<<E' di Georgia che sono innamorato.>> Confessò, dopo qualche secondo in cui tutto quello che feci, fu ragionare su quanto Cormac sembrasse tenero e innocuo in quel momento, anche se continuai a tenermi a debita distanza da lui e dalle sue mani.
<<Oh bene. Quindi sono stato rapito per accontentare la tua crush che accontenta il suo finto fidanzato?>> Ero davvero finito in un drama incasinato. Chiunque stesse scrivendo la trama della mia vita, si stava divertendo parecchio, o aveva dei seri problemi mentali.
<<Sai la cosa che mi piace di te, Potter? Non hai mai smesso di essere ironico, persino nei momenti in cui sapevi di essere sul filo del rasoio.>> Fece lui, senza rispondere alla mia domanda. Sospirai, non potendo fare a meno di pensare a Draco.
La sensazione magnifica che avevo provato, quando lo avevo sentito ridere per la prima volta,, al lago, mentre mi prendeva in giro per il mio essere ironico, che considerava stupido ed immaturo. Ricordavo di essermi offeso, fino a quando non avevo sentito il suono leggero della sua risata, riecheggiare nell'aria.
<<E' quello che mi rende me stesso.>> Dissi alla fine. Lui annuì.
<<Siamo quasi arrivati.>> Fece poi, spingendomi a guardare con più attenzione la strada. Essendo in pieno inverno, la luce aveva già lasciato il posto al buio della sera, anche se non erano ancora nemmeno le cinque. I lampioni ai lati della carreggiata illuminavano l'asfalto, mentre i marciapiedi erano ancora coperti da un sottile e ghiacciato strato di neve.
Le case ed i palazzi che conoscevo e tra i quali avevo camminato per centinaia di volte, cominciarono a scorrermi davanti, creandomi al contempo nostalgia e timore.
Ad un tratto tutto il coraggio e la sfacciataggine che avevo avuto fino a quel momento, sparirono, sostituiti dalle paure primordiali che quella città aveva radicato profondamente nella mia mente. Ero da solo lì.
Ero sereno per quanto riguardava l'incolumità dei miei amici, eppure dovevo ammettere a me stesso che sapere che non ci fosse nessuno a guardarmi le spalle, mi rendeva nervoso ed agitato. Mi ero sempre mosso da solo, ma adesso che sapevo di avere qualcuno al mio fianco, era difficile tornare ad agire per conto proprio. Mi sentivo come se parte integrante di me stesso, mancasse, impedendomi di dare il massimo. Forse il mio lato senza timore e preoccupazioni, era rimasto affidato a Draco ed ai miei amici, lasciandomi con la fragilità e la debolezza.
Cercai di fare finta di essere tornato ad essere quello di prima. Provai ad immedesimarmi in quell'Harry che non aveva niente, consapevole di non poter perdere nulla di importante.
Provai a dimenticarmi per un attimo di quanto fossi felice, di quanto Pansy fosse strana e dolcissima, di come mi avesse salvato dall'oblio. Cercai di dimenticare gli occhi di Draco, il suo orecchino al lobo e la collana che gli avevo regalato. Cercai di non immaginarlo, mentre se la stringeva tra le mani, preoccupato per me. Provai persino a dimenticare le espressioni di gioia e dolore di Ron ed Hermione. Ci provai sul serio, ma non ci riuscii, così mi limitai a chiudere gli occhi per qualche secondo, impedendo a me stesso di crollare.
<<Potter.>> Mi richiamò Cormac. Mi voltai verso di lui. L'auto si era fermata. Guardai fuori dal finestrino, aggrottando le sopracciglia, prima di ritornare a guardare Cormac, confuso. Lui mi sorrise, strafottente.
<<Forza. Scendi, prima che ti prenda a calci nel culo.>> Sbottò. Con il nervosismo che sentivo a fior di pelle, non feci neppure caso al suo tono, ancora intriso di un certo divertimento. Feci, invece, come mi era stato consigliato, scendendo dall'auto, e camminando verso la casa che avevo davanti. Sentivo i passi di Cormac alle mie spalle, mentre si accertava che non andassi da nessuna parte, coperti dal rumore incessante del mio cuore, che batteva così forte da cancellare qualsiasi altro suono.
I miei passi si fecero sempre più sicuri, fino a quando dalla porta in legno scuro della casa, non si affacciò qualcuno. Mi bloccai, con il fiato in gola.
<<Ehilà, Potter.>> Cedric mi sorrise leggermente con aria di superiorità, guardandomi dalla veranda della casa che per anni avevo frequentato, il centro della banda dei Tassorosso. Indossava il suo solito abbigliamento sportivo, mentre fumava una sigaretta, tranquillo.
<<Cedric?>> Mormorai, stupidamente. Lui scosse la testa, amaramente. <<Che cazzo sta succedendo?>> Dissi ancora. Dalle labbra di Cedric uscì una candida nuvoletta di fumo, illuminata dalla luce dell'ingresso, visibile dalla porta aperta.
<<Pensavi davvero che ti avrei lasciato nella merda?>> Disse, aggrottai le sopracciglia. <<Vieni, entra. Ti spiegheremo tutto con calma.>> Continuò, probabilmente vedendomi totalmente perso.
Il fatto che fossimo dai Tassorosso era un buon segno, o significava che anche loro stavano dalla parte di Dudley?
Ci pensò Cormac a rispondere alla mia domanda indiretta, quando, mettendo un braccio sulla mia spalla, mi accompagnò verso la porta.
<<Butteremo quel coglione di tuo cugino giù dal trono di carta che si è costruito nella banda, e tutti torneremo ad essere felici.>> Sussurrò nel mio orecchio.

Angolino autrice:
Ehiiii Leoncini del mio cuoreeeee eccomi qui. In questi giorni sono stata un po' incasinata, ma spero di tornare al ritmo di prima e pubblicare più spesso, anche perché come molti di voi sapranno, ho la memoria di un pesce rosso, quindi sarebbe meglio non far passare troppo tempo tra le pubblicazioni ( potrei scordare persino i nomi di Harry e Draco 🥴 ) Quiiiiiindi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se non ci sono scene di coppia o carinerie di qualsiasi tipo. Fatemi sapere cosa ne pensate, ovviamente
🥺👉🏻👈🏻
Un bacione e alla prossima ❤️❤️❤️
Vi amo.

Surrender || Drarry (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora