Come un antidoto complesso

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«È un Mangiamorte» rispose Harry lentamente. «Ha preso il posto di suo padre come Mangiamorte!»
Cadde il silenzio. Poi Ron scoppiò a ridere.
«Malfoy? Ha sedici anni, Harry! Credi che Tu-Sai-Chi permetterebbe a Malfoy di unirsi a loro?»
«È abbastanza improbabile, Harry» osservò Hermione in tono pedante.

***

Prima Legge di Golpalott: Un veleno semplice estratto da un vegetale richiede un antidoto naturale estratto da un altro vegetale.

Com'era iniziata esattamente, qualunque cosa fosse, non avrebbe saputo dirlo. Hermione ci aveva a lungo rimuginato, ma nessun pensiero aveva chiarito i contorni nebbiosi di quella storia dall'amaro finale.

Avrebbe potuto identificare il motore di tutto nel professor Lumacorno, che aveva assegnato un compito extra agli studenti più promettenti del corso, ad anno scolastico avviato. Il suo orgoglio nell'essere stata scelta andava quasi di pari passo con l'irritazione per il fatto che anche Harry fosse incluso, nonostante i suoi recenti successi fossero da attribuire solo agli appunti di un mago ignoto innegabilmente dotato. Era stata tentata di replicare alla raccomandazione con cui il professore aveva chiesto di non collaborare tra loro, occhieggiando lei e il suo amico con un piglio significativo, che non c'era alcun pericolo, ma aveva infine taciuto, limitandosi a rivolgere uno sguardo severo a Harry, che questa volta si trovava in una difficoltà da cui il Principe Mezzosangue non avrebbe potuto salvarlo.

Gli antidoti ai veleni erano un argomento delle lezioni del sesto anno in vista dei M.A.G.O., e naturalmente lei aveva già compreso e memorizzato il capitolo in proposito nel libro di testo Pozioni Avanzate e non si era tirata indietro quando si era trattato di mettere in pratica le conoscenze acquisite. Il compito consisteva nel realizzare un perfetto antidoto per un veleno complesso che il professore aveva assemblato e consegnato a ciascuno di loro in una fiala. Aveva sottolineato che erano tutte diverse affinché lavorassero in maniera indipendente dagli altri e che avevano al massimo tre mesi di tempo per portarlo a termine e conquistare un meritato "Eccezionale".

Oppure, forse, la causa prima di quanto era accaduto era da ricondurre alla sua scelta di dedicarsi all'antidoto nel bagno di Mirtilla Malcontenta – dove già una volta si era prodotta in una pozione dall'inaspettato esito – perché l'indipendenza del suo lavoro era esattamente quello che cercava.

Ci aveva trovato Malfoy, seduto per terra con le gambe lunghe distese e la schiena poggiata alla parete. Teneva gli occhi chiusi e non si era accorto subito del suo arrivo, in quanto lei aveva interrotto la propria camminata frettolosa sulla soglia non appena l'aveva scorto in quel momento di solitudine. Lei aveva le braccia cariche di libri e dalla spalla penzolava la borsa contenente l'occorrente da impiegare per il compito: cominciava a sentire un lieve indolenzimento dei muscoli contratti, ma ancora non si muoveva, per il timore di richiamare la sua attenzione ostile e per l'indecisione sulla direzione anterograda o retrograda da imporre ai suoi passi.

Neanche nel silenzio assorto e con la sua vicinanza inconsapevole i lineamenti di lui abbandonavano la tensione che li animava ultimamente: la fronte era corrugata in sottili linee che parevano impossibili da distendere con polpastrelli decisi e la bocca aveva una piega dura che sembrava rubata a una delle statue più malinconiche del castello. Gli occhi erano cerchiati da aloni scuri sullo sfondo pallido, che esplicavano, come una nota a piè di pagina in inchiostro sbavato, i dissidi che il suo volto metteva in scena per nessuno spettatore. Nel complesso aveva una palese espressione tormentata che non l'aveva mai visto calzare, differente dal contegno beffardo o francamente astioso che era solito avere nei suoi riguardi o, per meglio dire, rispetto alle sue origini.

Hermione aveva deciso, dopo un istante di titubanza, che quel posto non era di sua proprietà e lei aveva tutto il diritto di frequentarlo al pari di lui, perché, a dispetto delle sue convinzioni intolleranti, loro due erano uguali – ne aveva a ben vedere anche più diritto, perché quello era il bagno delle ragazze, anche se nessuna studentessa lo usava mai. Perciò vi era entrata, disturbando la quiete di quel luogo solitamente vuoto di presenze umane con l'incedere delle sue scarpe sul pavimento liscio, sincrono con le gocce lente che cadevano ritmicamente dal rubinetto che doveva aver usato lui poco prima, senza chiuderlo in modo appropriato.

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