XI. Conoscere

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La Tentacula Velenosa è una pianta magica di colore rosso intenso (figura 22.3), provvista di lunghi tentacoli dotati di denti in grado di attaccare gli umani. Il suo morso può essere fatale.

Le voci provenienti dal corridoio crebbero di intensità e Hermione si sforzò di ignorarle per concentrarsi solo sulla lettura. Oltre la porta della sua stanza una conversazione stava avendo luogo, ma si rifiutò di cedere alla curiosità, concedendola esclusivamente al libro che uno dei due interlocutori le aveva dato la sera prima – regalato, e almeno quello l'avrebbe tenuto.

I semi, tossici, sono classificati dal Ministero della Magia come sostanza non commerciabile di classe C (cfr. Decreto Ministeriale n. 37) e perciò detengono un valore elevato sul mercato illegale, che l'autore non intende in alcun modo suffragare.

Un grido acuto e pieno di indignazione le giunse alle orecchie e, nonostante l'impegno, non poté impedirsi di captarlo: «Ma come osi? Chi ti credi di essere?»

La professoressa Hanover aveva sfoggiato il tono più drammatico che Hermione avesse mai sentito, da vera regina – o principessa, per coerenza – del dramma.

Chiuse il libro, stando attenta a non sbattere la copertina e deturpare le pagine rare a causa della propria irritazione: era impossibile leggere se continuavano a distrarla. Pensò con ardore ai tavoli silenziosi della biblioteca, ma considerò con sconforto la pila di messaggi sulla scrivania. Senza la sua assistente a occuparsi della corrispondenza dell'ufficio, il carico di lavoro era improvvisamente aumentato e non poteva permettersi di indugiare in una lettura, per quanto interessante, perciò lo posò in un angolo e trasse a sé le pergamene.

La voce da fuori fu seguita da una porta sbattuta poco elegantemente e poi, infine, dal silenzio. Hermione prese un lungo respiro e si rilassò, ma la sua opera di preparazione fu interrotta nuovamente: colpi ritmici sulla soglia, prepotenti, le fecero riaprire gli occhi di scatto e battere le dita con irritazione.

Si decise ad alzarsi solo per mettere a tacere quel rumore: se aveva ragione, non sarebbe stata entusiasta della fonte che l'aveva prodotto, non in quel momento in cui la diffidenza sembrava l'unica solida certezza del presente. Oltre la porta le si rivelò infatti il viso di Draco Malfoy, il mento liscio, spigoloso, le iridi grigie che odiava trovare così espressive, quando tutto il resto di lui era imperscrutabile e ignoto.

«Mi fai entrare?» chiese, come nella richiesta di una concessione più che dovuta.

Hermione fu tentata di chiudergli la porta in faccia, non aveva neanche spostato il palmo dalla maniglia: accennò un movimento col polso, ma lui lo intercettò e portò la mano sulla sua. Gentile ma decisa, la lasciò lì a impedire un'ulteriore iniziativa, ma liberò un dito per sfiorarla dolcemente sul dorso – la contraddizione della sua mano che offriva e che minacciava.

Le restò solo da contemplarlo, una proverbiale faccia da schiaffi, e lei aveva già reagito in precedenza all'irritazione nei suoi confronti offendendogli una guancia, ma non l'avrebbe più fatto – non poteva atteggiarsi a ragazzina gelosa, non alla sua età.

«Sei di cattivo umore, oggi?»

Hermione strinse le palpebre e ritirò di scatto la mano dalla sua stretta. Lui ne approfittò per infilarsi all'interno della camera e chiudersi la porta alle spalle.

«Ti hanno fatto un incantesimo di memoria, Malfoy? Non ricordi la delusione che ho ricevuto dalla mia più stretta collaboratrice solo ieri sera?»

«Ricordo di ieri sera. Ricordo che mi hai guardato come se fossi la persona più orribile nell'aula.»

«Non la più orribile.» C'era Rose Zeller nella stessa stanza.

Lui lasciò andare un brusco respiro. «Mente analitica e cuore tanto impulsivo: sei una contraddizione vivente» mormorò a voce bassa, ma erano soli nel silenzio e lei lo udì comunque. L'avrebbe udito anche tra la folla, per la curiosità violenta di scoprirlo che lui le aveva ispirato e la avviluppava in lacci insopportabilmente stretti – verso di lui, quando la razionalità di una conoscenza così nuova avrebbe dovuto tenerla a distanza.

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