IV. Rialzarsi

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La sedia accanto al letto di Rose era dura, il rigido schienale di legno le faceva dolere la schiena e un capello continuava a incastrarsi in una scheggia provocandole fitte fastidiose, ogni volta che variava di un minimo la posizione per cercare sollievo dall'immobilità, in un'inclinazione diversa del busto o accavallando le gambe.

Vi si era precipitata, appena appresa la notizia, e non si era praticamente più rialzata. Era diventata sempre più scomoda nel corso delle ore passate senza muoversi e senza allontanarsi mai, a vegliare il sonno innaturale della ragazza, pallida come una principessa delle fiabe Babbane e similmente colpita da un veleno portato inconsapevolmente alla bocca. Tuttavia nessun principe sarebbe giunto a svegliarla dal suo sonno stregato, perché non era l'amore la risposta a tutti i mali, mentre un Bezoar, l'antidoto universale, lo era, almeno per quelli velenosi: Rose l'aveva ricevuto prontamente da una mano autorevole e tutto l'amore materno non era utile quanto un frammento della pietra magica di cui Hermione stava attendendo gli effetti sperati.

Sua figlia non aveva ripreso coscienza da quando aveva assunto tracce della sostanza tossica dalla tazza di tè e giaceva sotto il lenzuolo bianco in una posa artificiale, supina, con le braccia ordinatamente distese lungo i fianchi e una corona di ricci rossi a contornare il viso statico. Solo raramente le sue palpebre accennavano un fremito o una singola inspirazione diventava più profonda e rumorosa – Hermione aveva notato ogni minuscolo indizio di cambiamento nella sua posa, perché semplicemente non aveva mai distolto lo sguardo da lei, nel giorno intero e più passato a contemplare la fissità delle sue membra. Almeno trovava conforto, vacuo, nell'impressione che lei non soffrisse, confermata dall'infermiera della scuola: non si agitava e nessun lamento le sfuggiva dalle labbra. Pareva che il suo organismo fosse semplicemente impegnato a riprendersi, combattendo per eliminare gli effetti dell'agente tossico contrastato dal Bezoar, e si sarebbe destato appena possibile.

Nelle ore passate le era stato proposto di andare a riposare, con la promessa che qualcun altro sarebbe rimasto con Rose in sua assenza, ma invano: l'ansia si era scovata un anfratto, dentro il suo animo, che non avrebbe abbandonato fino a quando non sarebbe stata placata dalla vista degli occhi limpidi di sua figlia aperti nuovamente sui suoi, in una sua tipica espressione furba o affettuosa, o anche aperti e basta. Non avrebbe sopportato di lasciarla sola, non quando l'altro genitore era lontano per lavoro e momentaneamente irrintracciabile. In ogni caso, non sarebbe stata capace di rilassarsi abbastanza da dormire, anche su un giaciglio più confortevole della sua seduta attuale, e se si era assopita, nel corso di quelle ore, doveva essere stato solo per insignificanti periodi di cui non serbava memoria nella testa pesante e nelle occhiaie marcate.

La sua assistente si era allontanata ed era tornata più di una volta, occupandosi di questioni pratiche e pure della sua salute, che Hermione aveva sacrificato senza neanche rifletterci, imprigionata dalla preoccupazione per quella di Rose. Le aveva portato del cibo a intervalli regolari, assicurandosi che mangiasse abbastanza e che avesse sempre da bere: una caraffa di succo di zucca piena per metà era appoggiata, con un bicchiere di vetro, sul comodino vicino al letto dell'infermeria. Aveva recuperato una coperta calda a quadri dagli alloggi dei docenti che lei si era poggiata in grembo, perché il freddo aveva iniziato a coglierla nel profondo, e non era solo dovuto alla sua imposta assenza di movimento. Aveva cancellato tutti i suoi appuntamenti al Ministero, rimandato ogni impegno e gestito in prima persona le incombenze non differibili nella sua stanza.

«La preside McGranitt ci ha messo a disposizione due delle camere degli insegnanti, per il tempo che rimarremo a Hogwarts, intanto che Rose si riprende.»

Hermione sapeva che la professoressa non avrebbe avuto cuore di chiederle di abbandonare la sua posizione per lasciare la figlia maggiore esclusivamente alle cure di Madama Chips e a ogni modo, se ci fosse stato un altro meno comprensivo a dirigere la scuola, lei avrebbe impiegato tutta la propria influenza per imporre la propria decisione, anche a costo di scriverci un editto ministeriale.

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