VII. Confidenze

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Il tavolo degli insegnanti all'estremità opposta della Sala Grande rispetto alle maestose porte d'ingresso era occupato dal personale al completo, con due aggiunte: Hermione sedeva con alla propria destra, più esterna, Rose, che nemmeno per la colazione abbandonava l'aria compita che assumeva sul lavoro.

Sulla sedia di legno dall'altro lato si trovava il professor Malfoy. La luce cupa del cielo grigio in cui si perdeva il soffitto incantato rendeva la sua carnagione persino più pallida; i capelli di un biondo sottile riflettevano le piccole e numerose fiamme delle file di candele a mezz'aria, riscaldandosi di sfumature dorate. Spiare le lievi occhiaie sulla cute chiara di Draco le rammentava con doloroso languore il tempo insonne trascorso sotto quelle mani che avevano intessuto segreti sul suo corpo.

Su un letto che non era il suo aveva percepito la carezza morbida della chioma che scivolava adagio sulla pelle, trascinando verso il basso la bocca dischiusa.

Mentre la sua mandibola si muoveva per masticare con gusto, sul mento dal profilo appuntito sfoggiava un accenno impercettibile di peluria chiara, di cui lei poteva evocare con perfetta nitidezza la sensazione che produceva strofinandosi sulla cute recettiva.

La barba corta si era sfregata sull'interno coscia, in leggerissime stilettate indecenti, mentre lui voltava il viso per dedicarsi al suo piacere.

La schiena dritta, le braccia ai lati del torace, i polsi che muovevano la forchetta e il coltello su un piatto ricco. Gliel'aveva detto, che aveva fame.

La bocca si era mossa voracemente sulla carne calda, la lingua più rapida dei suoi pensieri offuscati.

Calici e brocche di vetro fine accompagnavano sul tovagliato le posate accanto ai lucidi piatti di sottile porcellana, splendenti nella luminosità abbagliante delle torce. Ogni volta che venivano vuotati dai commensali che si servivano una porzione, i vassoi si riempivano per materializzazione di pietanze fastose, arrangiate in strabilianti combinazioni nello spazio: solo per magia il cibo poteva essere sistemato in disposizioni eleganti che trascendevano la gravità. Hermione si allungò a prendere due fette di pane tostato ancora calde, nel profumo fragrante del mattino.

Davanti a loro i quattro lunghi tavoli delle Case erano colmi di una convivialità che nemmeno i preoccupanti incidenti ai danni di due studenti erano riusciti a spegnere. Il metallo delle posate che batteva sulle stoviglie era sovrastato dalle conversazioni che avevano luogo al principio di una nuova giornata scolastica. Sapeva per esperienza su cosa potevano vertere: lo svolgimento dell'ultimo tema di Difesa contro le Arti Oscure, il preciso movimento della bacchetta per un incantesimo da apprendere, o ancora i pettegolezzi su una relazione appena sbocciata e le paturnie di drammi adolescenziali. Circa a metà del tavolo di Grifondoro la capigliatura rossa di Rose spiccava tra quelle dei suoi compagni – amici che le aveva presentato quando li aveva ospitati nella calura di pomeriggi estivi e altri che forse non avrebbe mai conosciuto. Mangiava, rideva, chiacchierava piacevolmente ed era bene attenta a evitare il rossore che le avrebbe colorato le guance se avesse incrociato lo sguardo della sua stessa madre. Hermione trattenne un sorriso divertito al pensiero, sarebbe risultato fuori luogo nella conversazione in corso tra i professori.

La preside, seduta al centro della tavola, appoggiò il bicchiere. «Ieri ho ricevuto un'altra lettera da parte di un genitore in ansia. L'anno scolastico è quasi al termine, tuttavia è necessario prendere provvedimenti per le poche settimane che restano.»

La professoressa Hanover, seduta accanto a lei, posò il tovagliolo di stoffa con cui aveva tamponato elegantemente la bocca e prese la parola: «Ha assolutamente ragione, ne va del buon nome della scuola.»

Hermione, che era in qualche modo d'accordo con lei, aggiunse, guardando la professoressa McGranitt: «Le ho già detto che considero la questione di una serietà estrema e intendo occuparmene personalmente. Resterò a Hogwarts per supportarvi in ogni modo possibile nelle indagini, mentre per il Ministero lavorerò a distanza.»

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