"I was born the day you kissed me,
died the day you left me"I giorni immediatamente successivi alla loro partenza passarono in fretta. Fu al sorgere del sesto sole che le cose precipitarono. Mentre il tempo continuava a scorrere, io iniziai a vivere per inerzia. Ci furono giorni nei quali non lasciavo il letto se non per andare in bagno, la porta della mia camera rimaneva chiusa a chiave dall'interno per più di ventiquattr'ore consecutive e nemmeno Jarvis era autorizzato ad alzare le tapparelle. Trascorsero così quattro lunghe settimane, fatte di alti e bassi, questi ultimi sempre più frequenti e dilatati.
Arrivò poi il giorno del mio compleanno e con esso anche l'immancabile party organizzato alla Stark Tower per festeggiare i miei ventidue anni. Niente di più inappropriato visto il mio stato d'animo malinconico, ma i miei genitori, che si erano impegnati più di tutti per regalarmi una serata di gioia e spensieratezza, in uno dei miei giorni buoni erano riusciti a strapparmi un fatidico sì. Per questo motivo, il salone adibito agli eventi importanti era stato addobbato con palloncini multicolore, striscioni e ghirlande.
La festa era programmata per le nove, ma già verso le otto e quaranta le porte d'ingresso all'edificio avevano difficoltà a chiudersi a causa del via vai di invitati eleganti, di uomini della sicurezza capitanati da Happy e di camerieri affittati all'azienda di catering che avevano i furgoni colmi di cibo parcheggiati in strada con le quattro frecce. La musica, seppur piacevole, raggiungeva anche i piani più alti della torre, compreso quello in cui mi ero rifugiata.
Mentre mia madre accoglieva gli ospiti con una stretta di mano e un caloroso sorriso - che celava in maniera impeccabile l'agitazione che provava nel non vedermi arrivare - mio padre fissava in continuazione l'orologio da polso e le porte dell'ascensore, allacciando e sbottonando in modo compulsivo l'unico bottone della giacchetta elegante che indossava.
"Ma dove diavolo è finita..." borbottava sottovoce, forzando di tanto in tanto un sorriso a chi gli ronzava intorno.
Un istante più tardi, il numero del penultimo piano si accese sopra le porte dell'ascensore. Tutti gli occhi si puntarono in quella direzione. Erano tutti pronti a battere le mani e a gridare Tanti auguri! a squarciagola, quando le porte si aprirono, rivelando però le figure dei due gemelli Maximoff.
Mio padre sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e mia madre, chiamati a rapporto i due ragazzi, lo raggiunse.
"E noi che pensavamo di essere in ritardo per la torta!" Sghignazzò Pietro, che fu subito riportato sull'attenti da una gomitata della sorella.
"Dov'è finita Mahogany?" Chiese Pepper stizzita. "Non era con voi?"
Wanda scosse la testa. "No," disse "è tornata in camera sua più di un'ora fa per prepararsi."
Il signore e la signora Stark si scambiarono un'occhiata. Lo stesso fecero anche i due gemelli.
"Non penserete che..." Pietro non ebbe il coraggio di finire la frase.
"Noi dobbiamo restare qui con gli invitati," fu di nuovo la voce di mia madre a ricucire le fila del discorso "non possiamo permetterci che capiscano che qualcosa non va."
Wanda e Pietro annuirono all'unisono. "Ci pensiamo noi!" Ma una volta chiusi nell'ascensore, le espressioni sui loro volti suscitavano tutto fuorché sicurezza.
"Ma dove si è cacciata..."
Dove mi trovavo io?
Dove altro sarei potuta essere, se non sul terrazzo panoramico della torre!
Con il bacino appoggiato al parapetto, stretta in una vecchia giacca di Steve che emanava ancora il suo odore, composi il famigliare numero telefonico che ormai sapevo a memoria. Come iniziò a squillare, chiusi gli occhi. Li riaprii soltanto allo scattare della segreteria telefonica. Uno sbuffo lasciò le mie labbra, mentre una lacrima cadde sulla mia guancia seguendo il percorso ormai secco creato dalle precedenti.
"Ehy Steve, sono ancora io!" Attaccai una risatina malinconica. "Sono passate due settimane da quando siete partiti," inspirai forte con il naso. "Oggi è il 19 luglio, il mio compleanno, già... in realtà so che te lo ricordi, ho anche trovato il tuo regalo qualche giorno fa nel tuo armadio, non so perché te l'ho detto!" Strinsi forte il ciondolo che poggiava sul mio decolté con la mano libera. Sospirai. "Beh, forse l'ho detto perché mi manchi e, sotto sotto, spero ancora che tu possa apparire qua davanti a me da un momento all'altro..." mi morsi le labbra per non cedere ai singhiozzi. "Sarebbe un bel regalo però!" Scoppiai a ridere tra le lacrime. "Proprio un bel-"
Il segnale acustico mi avvertì che il tempo a mia disposizione era terminato. Spensi quindi il cellulare e lo buttai nella tasca del giubbotto.
L'aria tiepida di metà luglio portava con sé le lacrime man mano che queste rigavano il mio volto, divenuto nulla più di un campo arido.
"Tanti auguri a me," sussurrai e, appoggiando i gomiti sulla balaustra, mi misi a contemplare la mia magnifica Manhattan. Almeno fino a quando la porta non si aprì alle mie spalle.
Dalla velocità con cui mi avevano trovata, sapevo per certo che non potevano essere altri che Pietro e Wanda. Ne ebbi conferma quando, avvicinandosi, si posizionarono uno per parte, lui alla mia destra e lei a sinistra.
Sospirai di nuovo.
"È davvero una bella serata, senza nemmeno una nuvola," esordì Pietro, ammirando il cielo stellato appena visibile a causa delle molteplici luci della città.
"Anche la festa non è niente male," si agganciò subito Wanda, guardandomi di sottecchi.
"Ci sono moltissime persone di sotto che aspettano solo te," proseguì il biondo, questa volta girandosi verso di me per intero.
"E i tuoi genitori si sono impegnati davvero tanto per regalarti questa serata," la sorella concluse il discorso con una carezza sulla mia spalla.
"Ma lui non c'è," sussurrai, la voce rotta da un singhiozzo che riuscii a soffocare appena in tempo.
"Lui no," intervenne di nuovo il gemello sokoviano, "ma noi sì."
Gli lanciai uno sguardo fugace, che bastò per cogliere il sorriso compiaciuto apparso sulle sue labbra.
Entrambi i gemelli mi strinsero le mani. "Non devi affrontare tutto da sola," dissero, "ci siamo noi qui con te."
Pietro avrebbe voluto aggiungere: "e non ce ne andremo", glielo leggevo negli occhi. Tuttavia gli fui grata per essersi trattenuto.
Grazie a loro, alle loro parole di incoraggiamento, alla loro presenza, quella sera riuscii a raccogliere le forze per farmi bella e per presentarmi alla mia festa di compleanno - rigorosamente a braccetto di quelli che di lì in poi sarebbero diventati i miei migliori amici.
Quello che ancora non sapevo è che quel piccolo passettino in avanti avrebbe cambiato tutto.
Spazio Autrice
Eccomi tornata con il tanto richiesto volume 2!!
Questo breve prologo vuole dare un'idea di come se la passa Mahogany poche settimane dopo la partenza di Steve e di parte della squadra.
Siete curiosi di sapere cos'ho in serbo per loro stavolta? Io non vedo l'ora di condividerlo con voi <3
Gli aggiornamenti saranno come al solito tutte le domeniche alle ore 10, cercherò di essere sempre il più puntuale possibile o di avvisarvi per tempo.
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(non sono difficili da ricordare😅)Per questa settimana è tutto. Vi aspetto domenica prossima alla stessa ora per il Capitolo 1!
Un abbraccio virtuale,
LauraI still believe in heroes🦸♂️🦸♀️
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Tomorrow Never Dies Vol.2
Fanfiction⚡SEQUEL DI "TOMORROW NEVER DIES"⚡ Un anno dopo il divorzio degli Avengers, Mahogany Stark è divisa tra la lotta contro il crimine nella nuova squadra di giovani eroi e ricomporre il suo cuore, un pezzo alla volta. Ci riuscirà, o Thanos schioccherà l...