Capitolo 34⚡

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"Not sure if I need a hug,
two bottles of vodka or
to punch someone in the face."

La famiglia Stark è stata per anni un'abituè al Carlton Hotel di Saint Moritz e anche nel 1997 alloggiavamo nella Junion Family Suit riservata a nostro nome al quarto piano. Quello che non mi ricordavo era che l'annuale gala di beneficenza organizzato a Malibù dalle Stark Industries si sarebbe dovuto tenere il giorno dopo il mio rapimento. In questo, per fortuna, le tecnologie avanzate del ventunesimo secolo ci sono state molto d'aiuto.

Per ovvi motivi, quell'anno l'evento era stato posticipato; ma adesso che i miei genitori erano convinti di avermi con loro nel lettone, non si sarebbero trattenuti in Svizzera un minuto di più.

Dopo aver visto Morgan salire nella limousine nera in braccio alla mamma dal tetto dell'hotel, Steve ed io spicchiamo il volo.

Per non rischiare di essere intercettati dai radar degli aerei, o semplicemente di essere visti, siamo costretti a volare in mezzo alle nuvole, dove la vista non è il massimo e il comfort di viaggio inesistente. Steve, dal canto suo, sembra apprezzare il solo fatto di non avere i piedi ancorati a terra, per una volta.

"Quindi è questo che si prova, eh?"

Istruisco Sixtys affinché faccia apparire il volto di Steve sulla mia schermata e viceversa. "Ti piace?" Sorrido quando lo vedo annuire nell'angolo in alto a sinistra. "E pensa che questo non è niente." Un volteggio e sono sotto di lui. Voliamo parallelamente, solo qualche centimetro separa le nostre armature. "Dovremmo sfrecciare sotto le nuvole per goderci il panorama dall'alto, allora si che sarebbe spettacolare."

Una breve risata esce dalle sue labbra. Era da tanto che non lo sentivo ridere. "Perché un'armatura volante non è già abbastanza spettacolare?"

Fingo di sbuffare, ma sono piuttosto sicura che i miei tentativi di nascondere un sorriso, contagiato dalla risata di Steve, siano falliti. "E va bene, ancora più spettacolare."

Mi afferra per le spalle e mi schiaccia contro di sé, a giudicare dallo strepito, per evitare di uccidere qualche uccello. Peccato che con quella mossa azzardata perdiamo il controllo: iniziamo a roteare su noi stessi in un zigzag su e giù, destra e sinistra.

Questa volta sono io ad appoggiare le mani sulle sue braccia e, per ristabilizzarci, ribalto la situazione in modo che sia lui a rivolgere la schiena all'oceano.

Fa scivolare le mani sui fianchi della mia armatura. Il riquadro sullo schermo mostra la bocca tirata di lato, in una silenziosa smorfia di scuse.

A questo punto, do un'accelerata ai repulsori.

***

Per nostra fortuna a Malibù il clima è più adatti ai vestiti "civili" - come li ha chiamati Steve - che indossiamo. Ciò nonostante, la prima cosa che abbiamo fatto dopo essere atterrati con discrezione nella periferia della città è stata proprio quella di barricarci in un negozio di abbigliamento.

Aggancio uno smoking blu di Prussia euna semplice camicia bianca al braccio del capitano. Solleva un'occhiata perplessa solo quando gli porgo un paio di mocassini marroni in pelle.

"È davvero necessario?" Solleva un sopracciglio insieme all'avambraccio incriminato.

Annuisco, entrando nel reparto donne. "Questi vestiti passano l'esame della temperatura, ma non il test della moda di fine secolo e tanto meno rispettano il dress code di una cerimonia di gala," gli faccio notare.

Scorro la mano sui tessuti appesi agli omini e la fermo in corrispondenza di un abito a sirena in seta bianca, dalle linee morbide, le spalle sottili e lo scollo quadrato.

Tomorrow Never Dies Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora