Capitolo 22⚡

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"I wish I could be
the perfect wife,
the perfect sister,
the perfect daughter."

Il simulatore emette un suono grave.
Sollevo lo sguardo dal progetto solo per vedere la scritta test fallito campeggiare al centro della riproduzione digitale. Un'altra volta.

Chiudo gli occhi e sospiro, massaggiando le tempie. Va avanti così da questa mattina: inserisco il programma, avvio la prova, fallisce, apporto qualche modifica e ricomincio. Senza sosta. Ciononostante, sembro essere ancora lontana anni luce dalla soluzione.

Mi abbandono contro lo schienale della sedia, emettendo un lamento esasperato. Le mani scivolano lungo la faccia fino a cadere sulle ginocchia, mentre la nuca rotea contro il poggiatesta. Solo allora, i miei occhi si posano sul calendario da tavolo. Ho esattamente tredici giorni di tempo per esaudire i desideri di mia sorella, ma se vado avanti in questo modo - dimenticandomi di mangiare, andando a letto a orari improponibili e a dormire tre ore a notte - non ce la farò mai.

Prendo il pennarello nero e mi allungo sulla scrivania: marchio il 29 maggio con una stellina e sbarro la giornata di oggi, perché ho altri programmi per il pomeriggio. Programmi che manderò all'aria se non mi do una mossa.

Balzo dalla sedia e scatto in cucina. Afferro una padella, accendo la piastra a induzione e metto tre bistecche a scaldare. Mentre queste si cuociono, apparecchio la tavola in tempo record. Faccio appena in tempo a sistemare l'ultimo bicchiere che la porta di casa si spalanca. Segue un minuto di tonfi e chiacchiericcio indistinto. Poi sopraggiungono Steve e Morgan, di ritorno dalla scuola. Il primo appende le chiavi dell'auto, rivolgendomi un sorriso, mentre mia sorella prende subito posto attorno al tavolo.

"Com'è andata la mattinata?" Le chiedo, servendo il pranzo a tutti.

"Bene," risponde, afferrando il coltello per tagliare la carne a quadratini come le ho insegnato. "Oggi abbiamo fatto il gioco della parola misteriosa."

Aggrotto la fronte, con la bocca piena. Non aver frequentato la scuola come una bambina normale è un grande ostacolo in queste situazioni. Rivolgo quindi uno sguardo a Steve, che non tarda a soccorrermi.

"Ogni bambino inventa una frase e la legge agli altri, che devono indovinare la parola mancante," riassume velocemente.

Annuisco con un sorriso.

"Volete sentire la mia frase?" Chiede Morgan, agitandosi sulla sedia. Contenta di aver ricevuto un nostro cenno positivo, sorride. "Il mio papà è Tony Stark e ha salvato il..."

La forchetta mi scivola dalle mani e cade nel piatto, provocando un frastuono. Due paia di occhi si posano su di me, uno sovreccitato e l'altro preoccupato.

Deglutisco il boccone di carne che mi si era inchiodato in gola. Poi, forzando un sorriso sulle labbra, completo la sua frase. "Mondo." Evito di proposito lo sguardo di Steve. "Ha salvato il mondo," ripeto.

Morgan batte le mani, ridendo. "Sì, bravissima!"

Verso un po' d'acqua nel bicchiere, per berla tutta d'un fiato. Ogni movimento è scandito dagli occhi del capitano, che non accennano a mollarmi. Decido quindi di incrociare il suo sguardo per un millesimo di secondo. Lo rassicuro con un sorriso appena accennato.

Vengo salvata da Morgan che, non accortasi di nulla, prosegue nel suo racconto. "Come compito, la maestra ci ha dato una filastrocca da imparare a memoria," borbotta scocciata.

"Ehi, cos'è quella faccia?" Mi allungo verso di lei, dandole un buffetto sul naso.

La bambina replica al mio gesto mettendo il broncio, che non riesce però a camuffare un ghigno furbetto. "Io sono già fare le moltiplicazioni, a cosa mi serve imparare una canzoncina sulle stagioni?"

Tomorrow Never Dies Vol.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora