Eravamo in macchina diretti a casa di Carter dove si sarebbe tenuta la festa. Lui era solito organizzarne di enormi in cui invitava mezza città senza nemmeno sapere chi fossero quelle persone, ma riusciva comunque a conoscere tutti gli estranei entro fine serata. Carter era molto loquace ed estroverso, sembrava il tipico frat boy.
La casa era molto grande e da quanto mi avesse raccontato Dylan era una casa di famiglia poco usata dai genitori che invece vivevano a Seattle. Si trovava ad Hollywood Hills, una zona per cui personalmente andavo matta: era piena di case enormi, moderne e davvero mozzafiato, ed erano a meno di dieci minuti dal centro di Los Angles, o almeno secondo la guida di Dylan ovviamente.
Durante il viaggio, la mano di Dylan non si era sollevata un secondo dalla mia gamba, non aveva mai smesso di accarezzarmi, si rifiutava di toglierla fino a che non saremmo arrivati alla festa dove non mi avrebbe potuta toccare più.
A quel punto nell'auto risuonò la sua suoneria, segnalando una chiamata proprio da parte di Carter. Il suo primo impulso fu di sbuffare e non rispondere, ma alla fine si arrese, mettendo il vivavoce.
«Amico! Senti ascolta c'è stato un problema a casa, dopo ti spiego ma ti devo un favore!» iniziò a blaterare cose che sembravano non avere un senso, ma che facevano intuire che fosse davvero indaffarato dall'altra parte del telefono.
«Carter, parla chiaro»
«Sto spostando la festa a casa tua, so dov'è la chiave non serve che corri per venire qui. Come ho detto, ti devo un favore, sei davvero un amico, mi occuperò io di sistemare il casino dopo»
Dylan non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, di arrabbiarsi o di negare, perché Carter gli chiuse immediatamente il telefono in casa.
«Testa di cazzo» borbottò tra sé e sé sottovoce, lo sentii a malapena considerato il rumore della macchina. Mi dedicai a lanciargli uno sguardo confuso, aspettando che mi spiegasse cosa intendesse Carter con le parole "a casa tua". Lui lo sapeva. Sapeva che stessi aspettando una risposta. Mi lanciò un'occhiata veloce prima di tornare con lo sguardo sulla strada.
«Hai una casa a Hollywood Hills, vero?» gli semplificai il tutto. Lui si limitò ad annuire.
«Io sarò pure subdola, ma tu sei il più bastardo dei bastardi» lo accusai ridendo. Non riuscì a trattenere un ghigno, perciò ridusse le labbra in una linea.
«Te lo avrei detto prima o poi»
«Sì, certo.» gli scostai la mano dalla mia gamba sorridendo, ma facendo finta di essere arrabbiata. Non sembrò essere sorpreso del mio gesto, ma lo ignorò completamente riposizionando la mano nello stesso punto.
«Sai che non mi importa di queste cose, vero?» mi assicurai che sapesse che scherzassi. L'ultima cosa che volessi era che pensasse che mi interessasse soltanto di quello che avesse o che lo usassi in qualche modo.
«Certo che lo so» non esitò a rispondere. Mi prese la mano e se la portò alla bocca, baciandomela dolcemente.
Dopo qualche secondo arrivammo a destinazione, ma non entrammo dall'entrata principale della casa, anzi parcheggiò nel garage posto sul retro. Da quella prospettiva potevo soltanto intuire quanto la casa fosse grande: era completamente bianca e si intravedevano tre piani, troppi per una persona sola.
«Perché vivi nell'appartamento quando hai questa casa?» chiesi mentre eravamo ancora in macchina.
«La verità?» mi guardò, spostandosi gli occhiali da sole sopra la testa, in modo da esporre così i suoi occhi dolci.
«Mi sentivo solo in una casa così grande» assecondò le mie teorie.
Non mi diede il tempo di rispondere poiché scese dalla macchina, lasciandomi lì sola con quell'informazione. A volte sottovalutavo quanto Kate l'avesse reso sensibile e quanto l'avesse ferito. Scesi dalla macchina e lo raggiunsi mentre apriva la porta bianca che ci avrebbe portati all'interno della casa. Prima che la aprisse totalmente, mi ci appoggiai con la schiena, costringendolo a richiuderla.
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LA's Devil - dicono che tu sia il diavolo
Romance«La prima cosa che ho sentito su di te è stata che nessuna ragazza è in grado di resisterti» dissi e aspettai di vedere la sua reazione. «La seduzione è una mia dote naturale» si vantò. «Sinceramente non capisco come facciano a cascarci» feci spal...