Capitolo 5: hai paura di me?

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- Stai lontana da me -
Le sue mani ai lati della mia testa fungevano da gabbia e la differenza di statura faceva sì che il mio sguardo fosse fisso sulle sue labbra.

Nonostante ciò cercai di mantenere lo sguardo nei suoi occhi. Quegli occhi nocciola, che in quel momento erano diventati neri.

- Dico sul serio -

- Non ti ho chiesto io di venire qui - mi difesi.

Lui alzò le sopracciglia sorpreso e si passò la lingua sui denti, studiando attentamente la mia espressione mentre io studiavo la sua.
- Per quanto ancora dobbiamo stare qui? - lo provocai. Non sapevo con quanto coraggio stessi dicendo quelle cose proprio a lui.

- Per quanto vorrò io -
Roteai gli occhi. Quanto se la tirava, era insopportabile. Ma ero felice così. Più era se stesso e più la voglia di stargli alla larga era forte.

Il mio sguardo cadde un'altra volta sulle sue labbra, erano come calamite.
Ma che cosa aveva quel ragazzo?
Come faceva ad essere così perfetto? Era frustrante.

Cercai di uscire da quella gabbia che erano le sue braccia, ma lui si avvicinò ancora di più.
- Bimba, credo che tu sia abbastanza sveglia da capire che devi starmi alla larga -

- Smettila di chiamarmi bimba, Dio - sbottai. Non ero una bambina, non lo sembravo e mi dava enormemente fastidio essere chiamata così.

- Qui comando io, e decido io come chiamarti -
- Hai provato col mio nome? - dissi acida. Aveva il potere di farmi innervosire alla velocità della luce.

Lui abbassò finalmente le braccia e io sentii il suo sguardo bruciarmi la schiena mentre andavo via.
Tornai dietro al bancone e sbattei furiosa lo straccio nel lavabo e iniziai a sfregare violentemente i bicchieri sporchi.

- Non sfogarti sui bicchieri -
La voce di Bax mi fece sobbalzare.
- Vorrei sfogarmi sulla sua faccia - borbottai scatenando la sua risata.
Bax doveva essere un santo se riusciva a sopportarlo tutti i giorni.

- Sa essere un coglione -
- Perché ci sono momenti in cui non lo è? - chiesi sarcastica.
- Se lo conoscessi meglio sapresti che non è sempre così -

- Siete voi che mi dite di stargli lontana -
Ero lì da cinque giorni appena e già si era incasinato tutto.
Lui restò in silenzio per qualche minuto, mentre io fissavo l'orologio alla parete.

- Andiamo via - mi disse. L'unica cosa che volevo in quel momento era andare via da quel posto e smettere di respirare la stessa aria di quel tale.

- Vado a chiedere a Grace se può coprirmi - cercai la ragazza dai capelli castani. Lei mi disse che me lo doveva, dopo averla coperta la sera precedente.
La ringraziai e tornai al bancone, ma non trovando Bax provai ad avvicinarmi al suo tavolo.

- Dov'è Dylan? - lo sentii chiedere.
- È andato via incazzato almeno cinque minuti fa - rispose un ragazzo.
La ragazza con i capelli rosa mi squadrò da capo a piedi e mi rivolse una faccia schifata.
- E lei c'entra qualcosa -
Bax mi guardò e io mi sentii terribilmente a disagio. Quel mondo non faceva proprio per me.

Bax salutò i suoi compagni e mi chiese scusa per la sua amica, Moona.
- Portami via da qui - lo implorai, e lui partì a tutta velocità verso la scritta Hollywood.
Questa volta tenni gli occhi aperti e guardai tutte le luci sfrecciarmi di lato nella notte.

Avrei voluto soltanto chiudere gli occhi e dimenticarmi di tutto per un po'.
Quando arrivammo in cima alla collina, sorprendentemente ci trovammo qualcuno.

Il suo profilo nella notte era ancora più bello e odiavo profondamente me stessa per non riuscire a pensare lucidamente.

Dylan stava fumando, con lo sguardo rivolto verso la città illuminata.
Spense la sigaretta e si girò verso di noi, guardandoci con sufficienza.
- Che bella coppietta - disse con tono aspro, tanto da farmi venire i brividi su tutta la schiena.

- Dylan che ti prende? Sei più coglione del solito -

Il moro rise e a quel punto il mio stomaco si rivoltò su se stesso almeno cinque volte. Era la prima volta che lo vedevo sorridere e desiderai con tutta me stessa che non fosse l'ultima.

Dylan si allontanò dal suo amico e camminò verso di me per andare via. Prima di raggiungere la sua auto mi sfiorò un fianco e io trattenni il respiro.
- Ci vediamo in giro, bimba -

***
Non vidi Dylan per una settimana o almeno, l'avevo visto una sola sera al locale. Aveva ordinato un Bloody Mary e se n'era andato. Non si era fatto più vedere in giro e io continuavo a pensare a lui.

Non avevo più visto nemmeno Sebastian. Mia aveva detto che in quella settimana aveva avuto parecchio da fare al lavoro.
Faceva il cameriere in un bar in centro e i soldi delle scommesse voleva usarli solo in caso di emergenza.

Stavo camminando da sola, avevo bisogno di calmarmi.
Non era una bella zona della città, ma cosa potevo farci, ero testarda come un mulo e più mi dicevano di non fare una cosa e più la facevo.

Avevo bisogno di sentire l'adrenalina per calmarmi.

Lo sapevo, ero strana.

Dopo un quarto d'ora buono di camminata iniziai a sentirmi seguita. Perciò svoltai in un vicolo, così da verificare la mia ipotesi.
Realizzai quello che avevo fatto e pensai che fosse l'idea più stupida che avessi mai potuto escogitare.

Sentii una mano coprirmi la bocca e una voce profonda mi sussurrò all'orecchio: - Sono io -
Riconobbi quella voce all'istante e mi calmai.
- Dylan porca puttana mi hai fatto prendere un'infarto! - dissi spingendogli il braccio.

Lui fissò il punto come se bruciasse e poi riportò lo sguardo nei miei occhi.
- Che ci fai qui? - mi interrogò.
- Camminavo -
- È una brutta zona questa. Potresti incontrare gente come me - disse avvicinandosi.

Quel vicolo era talmente... Infrattato che se avessi gridato nessuno mi avrebbe sentito.
E di certo trovarsi lì con un tipo come lui non migliorava la situazione.

Però restare in quel vicolo buio e stretto con lui era tutto quello che desideravo in quel momento.

Dylan inclinò la testa di lato e mi squadrò, mentre il mio respiro si faceva irregolare e io mi diedi uno schiaffo mentale per aver avuto quella reazione.

- Lo so che lo vuoi sapere, quindi chiedimelo -
- Per che cos'altro sei finito dentro? - chiesi con voce meno sicura del previsto.
- Furto d'auto, resistenza a pubblico ufficiale, percosse, spaccio e riciclaggio - disse con freddezza, come se fosse la cosa più normale al mondo.

Io indietreggiai fino a ritrovarmi con le spalle al muro. Merda.
Mi persi in quegli occhi tetri e tenebrosi.

- Hai paura di me? -

LA's Devil - dicono che tu sia il diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora