Era stata la settimana più lunga di tutta la mia vita. Il tempo sembrava non voler scorrere, ogni minuto passava come se fosse ore. Non riuscivo a concentrarmi, non riuscivo nemmeno a distrarmi, non riuscivo a studiare e non riuscivo ad andare in giro come se nulla fosse successo. L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che avesse ammesso di avermi mentito e che in cinque giorni non mi avesse scritto nemmeno un messaggio, non che me lo dovesse, essendomi allontanata io.
Non mi ero arrabbiata solo per ricevere attenzioni o per sentirmi dire quanto ci tenesse a me, né tantomeno per sentirlo implorare di ricevere un'ultima possibilità. Ero davvero ferita e la cosa non mi aveva lasciato pace né di giorno né di notte. La cosa peggiore era che si fosse imposto nel non raccontarmi la verità. Affermava che non dicendomela stesse scegliendo me, ma non capivo come le due cose potessero andare minimamente d'accordo.
Non ci eravamo lasciati, non eravamo in nessun tipo di pausa di riflessione o cose del genere. Avevamo soltanto litigato e avevamo bisogno del nostro tempo per riflettere, o almeno io avevo bisogno di capire che cosa fare.
L'ultima lite, per quanto breve, mi aveva prosciugato di tutte le energie. Non avevo avuto nemmeno la forza di parlare e nonostante ciò mi ero impegnata a non peggiorare la situazione dicendo qualcosa di terribile. Non riuscivo a stare da sola in quel periodo, quindi qualsiasi cosa facessi la facevo in un luogo pubblico, in modo da contenere il più possibile le mie reazioni e i miei pensieri.
«Vuoi altro caffè Freya?» mi chiese Joey, il barista della solita caffetteria avvicinandosi al mio tavolo. Avevo deciso di andare lì per studiare per non restare chiusa nella mia stanza da sola a lasciarmi tormentare da brutti pensieri e da quanto fosse successo nelle ultime settimane. Il mio cervello non faceva altro che ricapitolare tutte le volte che mi avesse nascosto qualcosa per poi essere scoperto e a come tutte le volte lo avessi perdonato.
«Sì grazie» risposi scostandomi i capelli dal viso.
«Lo sai che il caffè non è un'alternativa al dormire?» cercò di scherzare dopo i ripetuti sbadigli che mi erano sorti negli ultimi minuti, nonostante sapessi che non fosse la parte più evidente della mia deprivazione di sonno.
«Lo sai che non si fa mai notare?» risposi sorridendo, cercando di stare al gioco. Avevo cercato di nascondere i cerchi neri sotto i miei occhi con un quintale di correttore senza successo, fino a che avevo perso la voglia di farlo.
«Dovresti prenderti una pausa dallo studio» assunse che il motivo fosse quello, non avvicinandosi neanche minimamente alla verità. Mi ritrovai di nuovo da sola e per la terza volta in quella giornata le lacrime cercarono di impossessarsi dei miei occhi, ma alzai lo sguardo e le ritirai indietro.
Mi rifiutavo di piangere e mi infuriavo anche solo per il fatto che il mio corpo cercasse di farlo contro la mia volontà. Pensai che fino all'anno scorso non avrei mai lasciato a nessuno ridurmi in quello stato, specialmente ad un uomo. Ma Dylan era riuscito a rivoluzionarmi completamente la vita. Presi un respiro profondo e mi calmai, ricominciando a bere il mio caffè.
Odiavo che la nostra situazione influenzasse così tanto ogni secondo della mia vita e odiavo anche starci così maledettamente male. Non riuscii a non pensare a tutti i motivi per cui avesse potuto mentirmi: non doveva per forza riguardare Kate, poteva essere qualsiasi altra cosa. Mi feriva che non volesse dirmelo e mi feriva che anche lui non si fidasse di me. Sapevo di non saper dimostrare al meglio i miei sentimenti ma speravo che quello non fosse una delle cause che lo avevano portato a mentirmi.
Nella mia vita nulla era mai andato per il verso giusto e il pensiero che potesse essere stata colpa mia mi spezzava il cuore.
Ad un certo punto, ad interrompere il flusso dei miei sensi di colpa fu la bellissima Lexie, che occupò la sedia davanti a me sorridendomi.
«Non hai un bell'aspetto» disse invece di salutarmi normalmente. Ero davvero così orribile?
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LA's Devil - dicono che tu sia il diavolo
Romance«La prima cosa che ho sentito su di te è stata che nessuna ragazza è in grado di resisterti» dissi e aspettai di vedere la sua reazione. «La seduzione è una mia dote naturale» si vantò. «Sinceramente non capisco come facciano a cascarci» feci spal...