Capitolo 83: Doubts

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«Abbiamo dormito per quarantotto ore?» parlammo all'unisono, prima di scatenare una specie di reazione a catena.

«Avete dormito per quarantotto ore?» chiesero i tre che erano schierati davanti a noi con il nostro stesso tono.

Mi sentii improvvisamente e metaforicamente con le spalle al muro, per poi essere letteralmente presa in braccio e trascinata sul divano da Hunter.
«Avrei potuto camminare, sai?» gli dissi mentre mi trovavo a testa in giù.

«Avresti trovato lo stesso il modo di sparire» mi lanciò sul divano in maniera poco delicata. Si sedette sul tavolino davanti a me e mi guardò negli occhi con un sorriso strafottente. Nonostante sapessi ciò che sarebbe successo da lì a poco, la sgridata da fratello maggiore che mi avrebbe riservato e l'interrogatorio emotivo, Hunter mi era mancato da impazzire. Lui sembrò capirlo dal mio sguardo e si rilassò, si sedette accanto a me e mi circondò le spalle con il braccio, senza dire nulla, non ce n'era bisogno.

«Dovevi chiamarmi» mi sussurrò lasciandomi un tenero bacio sulla tempia.

Hunter sapeva cosa stesse succedendo nella mia testa, lui era stato con me tutte le volte che mi fossi spenta. Lui era sempre stato lì a riportarmi indietro, a impedirmi di mettere a rischio la mia vita e a ricordarmi che cosa fosse davvero importante. Le cause in passato erano state tante, ma specialmente mio padre, lui più di tutti mi aveva fatta stare male e Hunter lo sapeva, sapeva che ogni volta mi spegnessi mio padre fosse un chiodo fisso.

Mi ero abituata a vivere senza una madre, o almeno con una madre che compariva soltanto per distruggere in mille pezzi tutta la mia vita, ma a mio padre Ed e alla sua condizione non mi ero mai abituata. La prima volta che mi ero spenta avevo quindici anni, forse meno, non ricordavo. Era successo per caso e non era stato causato da nulla di grave: ero rimasta a scuola più del dovuto con Mia e quando tornai a casa c'era solo Ed. A detta sua si era "preoccupato", ma iniziò lo stesso a urlarmi contro cose orribili e ad alzare le mani. Quella volta mi spaventai davvero e il mio cervello reagì da solo.

Percepii il cambiamento i giorni dopo, quando certe cose  avevano iniziato a non emozionarmi più e tutto sembrava grigio, ma almeno non avevo più paura di lui. Quando scoprii di riuscire a farlo a comando fu una rivelazione per me, sentivo di possedere un'arma di difesa finalmente. Allo stesso tempo però mio padre diventava sempre più cattivo e io iniziai a mettermi nei guai a scuola di proposito per finire in punizione e non tornare in quella maledetta casa.

All'inizio era divertente andare a scuola e trovare ogni giorno un modo diverso per restare chiusa lì il più tempo possibile, ovviamente Ed iniziò ad arrabbiarsi e a dirmi quanto fosse una delusione per lui avere una figlia che nonostante avesse il massimo dei voti in ogni singolo corso passasse ogni pomeriggio in punizione. Ma mio padre era pur sempre un detective: aveva iniziato a sospettare che gli mentissi e perciò mi impose di riportare gli stupidi foglietti verdi della punizione con il mio nome, l'orario di entrata, di uscita e la firma del sorvegliante e ognuno  lo appendeva sul giorno corrispondente sul calendario. Era un vero pazzo ossessivo.

Furono le prime cose che iniziai a contraffare: ero riuscita a trovare la carta dello stesso verde, ero riuscita a replicare le firme e ad invecchiare la stampa per farla risultare dello stesso tono di quei vecchi libretti che si usavano da secoli e che la mia scuola aveva comprato a migliaia. Allo stesso tempo non potevo permettere che ai colloqui con gli insegnanti gli venisse detto quanto fossi improvvisamente migliorata nel comportamento e che fossi scomparsa dall'aula della punizione. Quindi, continuavo ad andarci e negli altri giorni scappavo a casa di mio zio, che mi appoggiava e mi accoglieva invece di comportarsi da padre e fare qualcosa per portarmi via da Ed.

Killian provava a difendermi quando mio padre mi picchiava, ma finiva per litigare con lui in maniera anche peggiore, perciò iniziai a non dirglielo e a coprire i lividi il più possibile. Non volevo che se la prendesse ulteriormente con lui e che magari lo uccidesse. Spesso capitava che Ed mi dicesse che mi amasse prima di colpirmi e io avevo sempre associato quelle due parole alla sofferenza e al dolore e sapevo perfettamente che fosse per il motivo per cui fossi terrorizzata dal dirle.

LA's Devil - dicono che tu sia il diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora