Dylan
Sono ancora in tempo per andare via, pensai fissando la strada fuori dal parabrezza della macchina ferma. Ero già in ritardo, ma non riuscivo a decidermi ad alzarmi e uscire dalla macchina. Nessuno mi obbligava a fare quello che stavo per fare, ma ne sentivo il bisogno per lasciarmi alla spalle una volta per tutte quella maledetta storia.
Lo facevo per Freya, non volevo che si preoccupasse più di nulla. Volevo darle finalmente la pace e la serenità di cui aveva bisogno: ne aveva passate troppe, ogni tanto riuscivo ancora a vedere la sofferenza nei suoi occhi verdi dopo tutto quello che aveva affrontato nella sua vita.
Per tutta la vita era stata costretta ed essere un certo tipo di persona per sopravvivere. Volevo darle la libertà di scegliere chi essere e pensare solo a se stessa per una volta.
Mi decisi a scendere dalla macchina ed entrare nel locale dove il bancone di legno lucido decorato con piante rampicanti mi accolse con familiarità. Mi diressi verso la barista, Tiana, che mi accolse con il suo solito sorriso.
«C'è ancora?» le chiesi, sapendo che lei fosse cosciente di chi stessi parlando.
«Solito tavolo» mi rispose, pulendo un bicchiere e indicandomi la direzione con un cenno della testa.
Camminai verso il tavolo, che era vicino alla grande vetrata che dava sulla magnifica spiaggia di Santa Monica. La ragazza che mi stava aspettando da più o meno un'ora, stava con le mani a coprirsi gli occhi, sembrava quasi che si fosse addormentata.
Quando presi posto sulla sedia, lei allargò leggermente le dita della mano per sbirciare che cosa stesse succedendo davanti a sé, come facevano i bambini quando avevano paura di guardare una scena spaventosa.
«Mi stavo per arrendere» a quel punto abbassò finalmente le mani e fece vagare lo sguardo per il tavolo prima di farlo tornare nei miei occhi. Scrutandola bene potei vedere che avesse cercato di coprire con il trucco i leggeri cerchi neri che aveva sotto gli occhi azzurri, facendomi dedurre che non avesse dormito molto. I capelli, più chiari rispetto a come li avesse quando stavamo insieme, erano raccolti in una coda morbida che portava sulla spalla, dei ciuffi ancora più chiari che erano sfuggiti all'elastico continuavano a ricaderle morbidi sul viso.
«Ma non l'hai fatto»
«Non sono una che scappa» disse bevendo un sorso dal suo bicchiere d'acqua. Il sentir pronunciare quella parola mi irritò, nonostante sapessi che Kate non avrebbe potuto conoscere Freya e fare un così preciso riferimento a lei.
Se la situazione fosse stata al contrario, io avrei già bevuto un paio di bicchieri di scotch. A lei però non piaceva bere, non lo faceva quasi mai ad eccezione di quando litigavamo e voleva farmi arrabbiare o ingelosire a qualche festa in passato.
«Spero di riuscire a farti cambiare idea» cercai di mantenermi più emotivamente distaccato possibile da lei, non mi sarei lasciato impietosire dai suoi occhi tristi.
Lei aggrottò le sopracciglia, confusa, ma prima che potesse chiedermi spiegazioni, Tiana ci interruppe per chiederci se volessimo ordinare.
«Il solito?» ci guardò. Percepii la sua curiosità per la situazione, altrimenti avrebbe mandato un cameriere qualunque. Io e Kate eravamo soliti pranzare in quel locale e ordinavamo sempre la stessa cosa, sempre allo stesso tavolo, sempre alla stessa ora. Sapeva che ci fossimo lasciati in modo tragico, ma non conosceva i dettagli della storia.
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LA's Devil - dicono che tu sia il diavolo
Romance«La prima cosa che ho sentito su di te è stata che nessuna ragazza è in grado di resisterti» dissi e aspettai di vedere la sua reazione. «La seduzione è una mia dote naturale» si vantò. «Sinceramente non capisco come facciano a cascarci» feci spal...