Capitolo 48 _ Gaia

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Sono sul treno diretto a Milano da circa un'ora, al riparo dal caldo afoso di questa giornata di agosto, e sono emozionata per questo rientro a casa, perché sarà diverso dal solito.
Mercoledì è nato Jacopo, il bambino di Gabriele e Sabine, e finalmente dopo mesi mi fermerò per due settimane consecutive.

Gabriele mi ha subito resa partecipe della nascita del piccolo mandandomi moltissime foto, in ogni posa e angolazione. Jacopo è un bellissimo scricciolo dal viso angelico, guanciotte paffute e fini capelli dorati sulla testa.

Non sembra assomigliare a Gabriele e l'ho preso in giro fin dalle prime foto che mi ha condiviso, dicendogli che la natura è stata clemente, perché fortunatamente Jacopo assomiglia a Sabine, e solo grazie a lei sarà un bel ragazzo in futuro.

Non si è rassegnato: ha iniziato ad inoltrarmi delle immagini di quando lui era piccolo, così da farmi notare i particolari in cui vi era somiglianza, per provare che era la sua copia.
Ad ogni immagine e ad ogni battuta sorridevo, perché non si dava per vinto. E ancora oggi, dopo due giorni, si impegna a dimostrare la sua tesi.

Sono passati sette mesi da quando ho scoperto che sarebbe diventato padre e, mentre guardo fuori dal finestrino del freccia rossa, penso a quanto è cambiato, ai passi in avanti che ha fatto come persona, come uomo.

Sabine è la sua forza e ho voluto conoscerla. Non so esattamente perché, ma c'è stato un periodo in cui mi sentivo in dovere di chiederle scusa per averle rubato la loro felicità per anni.

La vita è strana, ma stupefacente allo stesso tempo.
Sorrido al ricordo di alcuni momenti vissuti insieme negli ultimi mesi, e che credevo impossibili: io e Michele, Sabine e Gabriele, Rachele e Roberto, Monica e Mirko.
Un gruppo di amici inconsueto, nato solo per delle coincidenze, a volte anche non troppo piacevoli. Eventi che, come un filo rosso, nel corso degli anni sono riusciti a farci incontrare ed unirci in maniera indissolubile.

Non rinvanghiamo mai il passato, se non per i momenti belli, come la volta in cui Rachele, per l'emozione di girare sulla pista da corsa all'autodromo di Monza, ha iniziato a pronunciare frasi dal doppio senso, maliziose. Eppure in questi mesi ci siamo legati più che mai e io sono felice di sapere Michele sempre in compagnia, anche quando sono assente a causa del lavoro.

Ebbene sì, sono passati anche sette mesi da quando ho ricevuto la proposta di coordinare le attività di un progetto a Roma.

È stata una scelta difficile. Ero combattuta e avevo paura di sbagliare, di non riuscire ad esaudire uno dei miei due sogni: poter vivere finalmente la mia relazione con Michele, e accogliere la mia promozione gestendo in autonomia una linea di business.

A differenza di Gabriele, quando ci siamo confrontati Michele non ha sollevato alcun problema, non ha visto solo il lato negativo di questa mia opportunità.

Mi ha dato carta bianca e mi ha detto che avrei dovuto scegliere da sola; mi ha fatto solo una richiesta: tre giorni a settimana insieme.

Ricordo ancora la mia risata quando pronunciò quelle parole, perché mi fece capire che era disposto anche ad accettare il mio trasferimento, purché fossimo insieme. Lui rise con me, ma le parole che mi disse dopo furono così vere da risultare dure: "ricordati soltanto che, qualunque sarà la tua scelta, avrà un impatto per tutto il tempo che ti rimarrà da vivere."

Per un attimo il cuore perse qualche battito, ma realizzai in quel momento che avrei dovuto stargli vicino.
Era quello che volevo, era ciò che voleva lui; quindi avrei dovuto trovare un compromesso con i miei responsabili.

Non fu facile, ma alla fine accettarono la gestione delle mie attività sulla doppia sede: in parte da svolgere a Roma e in parte nell'head quarter milanese.

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