Capitolo 24 _ Gaia

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Mi ha sempre affascinata la natura delle mente: un pensiero viene, l'altro va, costantemente. Mi piace immaginare i pensieri come alle nuvole nel cielo: in continuo movimento, catturano l'attenzione, interessanti e affascinanti.

È da qualche giorno, però, che non le vedo più scorrere nella mia testa, quasi fossero diventate una coltre scura e spessa. Continuo a domandarmi perché Gabriele non mi abbia chiesto alcuna spiegazione del messaggio che ho ricevuto da Michele, ma soprattutto perché l'ha letto senza poi avvertirmi.

«Certo che ho avuto un bel coraggio oggi a guidare io, dopo la tua prestazione di settimana scorsa!» La voce di Michele mi distrae da questi pensieri e gli rivolgo un ampio sorriso, anche grata per avermi proposto questa uscita.

«Be', vedila in maniera positiva: non possiamo fare paragoni tra la tua auto e la Subaru, quindi sei salvo!» E alla mia risposta entrambi ridiamo complici. Nonostante la diatriba con Gabriele, oggi ho intenzione di godermi questo pomeriggio e divertirmi.

Sono incantata dal panorama che Como offre, è una delle mie cittadine preferite, e lui mi lascia del tempo per gustare le note della città ancora sfavillante sotto le luci natalizie. Mi vede persa con lo sguardo fuori dal finestrino e ascolta i miei commenti quando gli faccio notare quello che mi colpisce, fin quando parcheggia e ci incamminiamo verso la pista di pattinaggio poco distante.

«Cavoli se son scomodi.» Borbotta Michele sottovoce mentre si allaccia il pattino destro. Lo guardo un attimo e la sua semplicità e naturalezza mi fan nascere un sorriso sincero sul volto.

«Saranno scomodi, ma vedrai che la rigidità della scarpa ti permetterà di stare in piedi sul ghiaccio.» Spiego e gli poso una mano sulla gamba per incoraggiarlo.

«Certo, come no...» Risponde e abbassa lo sguardo sugli scarponi appena indossati; la sua espressione racconta più delle parole.

«Sei agitato?» Provo a domandargli innocentemente.

«Io? No, no. Cosa pensi, che mi faccio intimorire da un po' di ghiaccio?» Risponde con la sua voce potente e mascolina.

Alzo involontariamente un sopracciglio e il sorriso diventa un po' malizioso. Quando se ne accorge continua ad esprimere le sue emozioni «Ascolta, ho fatto di peggio, credimi. Non sono agitato, ma la comodità per me è tutto.»

«Va bene, ti credo. Comunque penso non ci sia nulla di male ad avere un po' di agitazione o paura. Alla fine è la prima volta che metti letteralmente i piedi sul ghiaccio. Ricordo ancora la mia: ero così agitata che ogni suono intorno a me sembrava amplificato e sentivo battere il cuore in gola; entrata in pista non feci in tempo a dare una sola spinta che scivolai con un gran tonfo lunga e distesa sulla grande lastra di ghiaccio.»

Rivivo il momento come se fosse successo solo da qualche giorno, ed è così forte il ricordo che sento i battiti del cuore accelerare nuovamente.

«Ma ti sei fatta molto male?» Mi chiede, con lo sguardo ora preoccupato.

«No! Mi sono guardata in giro e mi sono fatta forza, dovevo continuare. Appoggiai i palmi delle mani vicino ai fianchi e cercai di rimettermi in piedi.»

«Bene, dai, quindi nel caso mi rialzo.» Sembra trovare conforto nelle sue stesse parole.

«Sì, ma non appoggiando le mani sul ghiaccio e vicino ai fianchi!» Continuo, quasi ridendo.

«Perché?!» Ritorna viva la paura nei suoi occhi.

«Perché sono caduta nuovamente non appena ho fatto forza sulla gambe! E lì sì, mi sono fatta veramente male!»

«Sei seria? Cazzo, Gaia, ora me li tolgo sti cosi» Il suo tono è severo e questo mi diverte ancora di più.

«Sì che lo sono! Ti ho mai detto bugie?» Rispondo con occhi da cerbiatta.

«Entriamo in pista prima che me ne penta.» A queste sue parole ci alziamo e ci incamminiamo all'ingresso.

I primi momenti sono quasi imbarazzanti; immagino i pensieri degli altri pattinatori amatoriali nel vederci nei primi giri. Michele è un bastone di legno e io non riesco a smettere di ridere nel vedere come cerca una presa salda al mio braccio, nel sentirlo pronunciare parole colorate e sbuffare ripetutamente, caduta dopo caduta.

Non l'ho mai sentito parlare così tanto come nei primi cinque minuti sul ghiaccio. Un continuo tentativo disperato di mostrarsi forte e capace di poter far tutto, ma, ahimè, ad un certo punto la resa. Questa consapevolezza gli ha permesso di acquisire pian piano più fiducia di sé stesso ed ha iniziato a divertirsi anche lui.

Le ore passano veloci, troppo. Decidiamo ci fermarci qualche minuto e ne approfittiamo per comprare frittelle zuccherate e cioccolata calda, così da tenerci caldi mentre ci riposiamo. È da molto che non mangiavo queste prelibatezze e la mia estasi aumenta morso dopo morso, sorso dopo sorso.

«Da quanto non mangiavi una frittella o un dolce così calorico?» Mi chiede Michele curioso, osservandomi con attenzione.

«Due anni, un mese e quattordici giorni.» Rispondo ancora con la bocca piena, portandomi solo una mano davanti alla bocca in segno di scuse per la mia sfacciataggine.

«Alla faccia! Ora capisco il tuo sguardo.» È sorpreso, ma non me ne accorgo perché sono troppo concentrata sulla bontà che ho tra le mani.

«Questo è il momento migliore del pomeriggio.» Dice con un filo di voce, quasi come se non volesse farsi udire da me. Purtroppo per lui, però, ho sentito e provo imbarazzo, mi chiudo in me stessa. Fa finta di non accorgersene mentre aspetta che io termini la cioccolata, e poi mi invita a ritornare sulla pista.

Stiamo per varcare la soglia quando mi chiede «Ho bisogno che tu mi faccia un favore.»

«Sì, certo, dimmi.» Rispondo serenamente.

«Mi aspetteresti qui, alla balaustra, così che io possa provare a fare un giro da solo? Ti sorprenderò a non cadere!» Rimane in attesa di una mia conferma e la sua espressione è simile a quella di un bambino pronto a combinare la sua marachella.

«Va bene, allora ti aspetto appena dentro, vicino all'ingresso.» Alle mie parole si lancia tra la folla.

Lo osservo, felice nel compiere il suo giro in solitaria, e non posso far altro che ridere, soprattutto quando mi guarda e sorride malizioso come per dimostrarmi che alla fine può fare anche questo.

È quasi arrivato vicino a me quando inciampa sui suoi piedi. Cerco di afferrarlo velocemente per un braccio e avvicinarlo alla balaustra. Le espressioni disegnate sui nostri volti sono un misto tra paura, divertimento, sorpresa, e direi che siano quasi inimitabili nella loro unicità. Trovata la salvezza, scoppiamo a ridere insieme.

Passato questo momento di ilarità ci troviamo occhi negli occhi, le sue braccia che mi bloccano al parapetto della pista. Siamo così vicini che le iridi sono linee sottilissime, ma non per questo non ne rimango ipnotizzata. Il fiato si fa corto. Il cuore accelera nei suoi battiti. Sento il suo respiro sul mio volto e questo fa sì che il mondo intorno sembra esser scomparso.

Mi accorgo di mordermi il labbro inferiore quando lui, con tocco delicato del pollice, mi invita a schiudere le labbra. Sento la sua mano calda sulla guancia, le sue dita lunghe tra i miei capelli. Con un movimento involontario mi trovo a ricercare una carezza dal suo contatto, piegando così la testa di lato sulla sua mano.

Le nostre labbra si toccano, la sua bocca si schiude come la mia, e ci troviamo persi l'uno nell'altro. È una questione di secondi, ma gli cingo le braccia intorno alla vita e sento le sua mano libera appoggiarsi sul mio fianco. Le nostre lingue si cercano desiderose, e mi lascio trasportare da sensazioni che non provavo da tempo. Il suo calore e il suo sapore mi inebriano. È un bacio così passionale, voluttuoso, che non riesco a fermarmi. Sento il desiderio crescere e il mio cuore aumenta ulteriormente i suoi battiti quando il suo corpo si appoggia al mio. Cerco disperatamente di stringermi ancora di più a lui, in maniera del tutto irrazionale. E lui fa lo stesso.

Ad un tratto sento che si allontana, mi guarda per un istante e abbassa gli occhi.

Sono mortificata e imito lui nell'abbassare lo sguardo. Ho commesso un grandissimo errore, eppure ero felice, tremendamente felice. Il contatto con le sue labbra crea un vuoto nel petto.

Sento la sua mano sotto il mento e appena alzo il viso mi ruba un secondo bacio.

È forse l'attesa di questo momento che accende il desiderio?

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