Capitolo 25 _ Michele

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Mi lascio andare alle sensazioni quando le sue labbra soffici entrano in contatto con le mie e il suo sapore alla vaniglia mi inebria.

Un senso di pace e di sollievo mi invade, e non posso che provare piacere. Sento il suo desiderio crescere e non riesco a rallentare la foga nel baciarla, nel stringerla a me.

Ma cosa le sto facendo fare? Questo pensiero mi blocca e non posso che allontanarla, non posso farle commettere questo errore, non io.

La guardo per un breve istante, ma non reggo il suo sguardo.

La naturalezza e la spontaneità del nostro bacio, così unico, così raro, mai provato prima. E se potessi aiutarla a mettere ordine nella sua vita? Continuo a chiedermi. E se...?

Decido di ascoltare il mio cuore, di non essere razionale almeno una volta nella mia vita.

Riporto i miei occhi su di lei e mi accorgo che ha abbassato lo sguardo; spero non si senta in difficoltà per causa mia.

Con la mano cerco di sollevarle il viso e mi lascio ipnotizzare dai suoi occhi, così scuri e profondi, che risaltano grandi sul viso pallido e il naso arrossato per il freddo.

Ora che ho avuto un assaggio di lei non so se riuscirò più a farne a meno.

Siamo ancora così vicini, ma distanti. Le sue labbra tremano in maniera impercettibile e sembrano richiamare le mie, e non posso che rispondere a questa percezione. Ricambia il bacio, non più sorpresa, e ci lasciamo trasportare ancora dalle nostre emozioni. Sono baci inaspettati, ma attesi da tempo. Mi fa paura la foga con il quale rubiamo il momento l'uno all'altra, come se fosse il secondo, ma anche l'ultimo.

La bacio come mai fatto con nessun'altra, perché so che potrebbe essere veramente l'unica occasione. Cerco famelico la sua lingua e lei non oppone alcuna resistenza. Il mondo esterno non esiste, riconosco solo lei tra le mie braccia.

È Gaia a riportarmi alla realtà quando, inspirando per prendere aria, mi posa le mani sul petto e fa una lieve pressione per allontanarmi.

«Michele, io ti devo chiedere scusa. Non avrei dovuto ricambiare questo bacio.» Dice con voce affannata e passionale, gli occhi fissi nei miei.

«No, scusami tu. Non avrei dovuto io.» Anche se ne ero consapevole, dirlo ad alta voce mi fa male al cuore, perché in fondo speravo in qualcosa.

Lei non risponde e senza aggiungere altro mi muovo facendomi largo tra le persone che, con risate e sorrisi, ancora si divertono a pattinare.

«Michele, ti prego. Non fare così.» La sua voce è alta, dietro di me, mentre cerca di fermarmi. Qualcuno intorno ci guarda incredulo, forse perché non comprendono cosa stia succedendo tra noi per l'elettricità che ci guidava pochi istanti prima.

Esco dalla pista prima di risponderle, anche per riacquistare un po' di serenità. «Gaia, non sto facendo nulla, ma credo sia opportuno allontanarci da qui per parlare con tranquillità. Sei d'accordo con me?»

«Sì, va bene.» Il suo sguardo è spento e non riesco a capire cosa le passa per la testa.

Ci incamminiamo verso la macchina ed è lei a riprendere l'argomento. «Michele, scusami veramente. Ti prego, parlami.»

Ho paura che la mia voce appaia rotta, ma si merita la mia attenzione e, prima o poi, dovremmo affrontare questo dialogo e aprire un confronto. «Sì, Gaia, possiamo anche parlarne, ma c'è poco da dire. Non dobbiamo scusarci, né io, né te. Era quello che volevamo, e non puoi negarlo, perché l'ho sentito.»

Mi ferma trattenendomi per un braccio e mi guarda dritto negli occhi. La sua sincerità è spiazzante. «Sì, Michele, lo volevo. Lo volevo con tutta me stessa, e non solo ora, ma da quando ti ho conosciuto. Io non so cosa sia questa cosa tra noi e se ne avessi di nuovo la possibilità molto probabilmente lo rifarei. Ma ho delle responsabilità dalle quali non posso tirarmi indietro e dare uno schiaffo in faccia.»

«Cosa intendi fare, quindi?» Le chiedo con tono neutro.

Fa un risolino prima di risponde. «Potremmo tornare indietro a un'ora fa? Quando eravamo seduti al chiosco con le nostre frittelle e cambiare quanto è successo da quel momento in poi? Potremmo tornare indietro e far finta che non sia mai successo. Forse è l'unica via percorribile, cosa ne pensi?»

«Far finta che non sia successo niente?» La mia voce esprime tutta la sorpresa e spero vivamente di aver capito male.

«Sì, esatto.»

Questo suo pensiero mi fa chinare la testa e mette in ginocchio il mio cuore sofferente.

«Non penso di riuscirci. Non io. Non posso farlo.» Rispondo deciso e la osservo attentamente per vedere la sua reazione.

Sospira e si posa le mani nei capelli, alza gli occhi al cielo e dondola sui piedi. Leggo la sua indecisione e percepisco che sta cercando di risolvere un cubo di Rubik mentale, come ha detto lei stessa tempo addietro.

«Cos'hai provato?» La mia richiesta è un tentativo, è la curiosità è la voglia che sia mia che mi fa parlare. «E voglio una risposta sincera.»

«Vuoi sincerità?»

«Sì.» La mia voce è tagliente, e mette in luce la mia determinazione.

«Ero felice. Ero follemente felice.» Parla con un tono delicato, ma forte allo stesso tempo. Apre ancora di più i suoi occhi grandi e alza le braccia come in segno di arresa. «Non penso di aver mai provato emozioni così forti prima d'ora. Forse perché è da tempo che immaginavo questo momento e ora che è successo mi sono sentita sollevata, piena di desiderio e passione. Sarò pazza a dirtelo, ma ero completamente trasportata da te: il tuo sapore sulle mie labbra, le tua lingua danzare con la mia, le tue mani sul mio corpo... Mi sentivo io, libera e felice. Ero me stessa e in quegli attimi ero io con te, il mondo fuori come se non esistesse.»

È un fiume in piena e vorrei fermarla; mi pento di averle fatto la domanda, ma ormai è troppo tardi. Sicuramente soffriremo entrambi. La prendo per le braccia e l'abbraccio forte.

«Scusami, non avrei dovuto spingermi oltre. Però vorrei solo rassicurarti che non ho pensato prima a creare questa situazione, ma si è creata da sola, veramente.» Le sussurro tra i capelli con onestà, perché non mi sarei mai aspettato tutto questo.

Sento le sue braccia stringermi più forti e con voce esile dice «Posso dirti una cosa?»

«Certo che puoi, non dovresti nemmeno chiedere il permesso.»

«Solo ora ho capito il vero significato di una frase tanto citata quanto inflazionata.»  Allontana solo la testa dal mio petto, ma rimane ancorata a me, il suo sguardo pieno d'amore e leggerezza.

«E qual è?» La incito nel proseguire.

«Se una persona ti è piaciuta dal primo momento che hai incrociato il suo sguardo, fidati, non smetterà mai di piacerti. Io non pensavo potesse esser vero, ma con te è successo.»

Rimango colpito dalle sue parole e la guardo per un momento prima di posarle un bacio sulla fronte fredda. Rimaniamo così per qualche istante.

«Penso sia ora di andare...» Le dico dopo un po' e annuisce.

Il viaggio di ritorno è pieno di silenzi, di parole che si trattengono nelle nostre gole, di sguardi rubati e sfuggevoli.

Arrivati sotto casa sua ci salutiamo come due vecchi amici e l'unica cosa che mi sento di aggiungere è un "ci vediamo."

Una folle felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora