Capitolo 21 _ Michele

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Seguiamo Mirko all'interno della struttura per fare le registrazioni. Si può dire che è un uomo di casa, dato che lavora per un marchio di auto da corsa e passa metà del suo tempo qui.

«Rachele, vuoi fare i giri in pista con me?» Sento chiederle, con un tono che mai prima d'ora avrei potuto immaginare lui potesse usare. Lo guardo un po' stranito e lui se ne accorge, tanto che mi provoca. «Bè? Tanto so già che tu vorresti girare da solo con Gaia, quindi ti ho tolto un peso. Dovresti solo dire grazie.» Sorride ammiccando.

Come può farmi una cosa del genere? Penso tra me e non posso fare a meno di guardare la reazione di Gaia, preoccupato.

«Per me va benissimo, anche io avrei chiesto di fare questi giri con Michele.» Risponde al mio posto e poi aggiunge, posando lo sguardo nei miei occhi «Abbiamo una scommessa in sospeso noi due, ricordi?»

Sì, ricordo. Non posso far altro che accogliere la sfida e le faccio cenno con la testa.

«Iniziate voi ragazzi. Io devo ancora razionalizzare la cosa...» Dice Rachele con un filo di voce. Osservo Gaia cambiare espressione e abbraccia l'amica dicendole «Per te questo, e anche di peggio!»

Siamo quasi alla macchina di Mirko quando Gaia chiede le chiavi. La osservo spaventato, perché non pensavo volesse guidare lei per prima. Cerco di evitare che questo possa accadere: «Credo sia meglio che inizi io a guidare. Mirko, dai a me le chiavi.» Dico in tono severo, più di quanto volessi.

«Non ci pensare nemmeno. Mirko, dai a me per cortesia.» Interviene lei e mi guarda minacciosa, sorpresa dalla mia presa di posizione. Tende una mano verso il mio amico.

«Mirko, per cortesia. Ascolta me.» Ripeto, e imito il gesto di Gaia in attesa delle chiavi.

«Okay, okay, ragazzi! Forse sarà meglio che vi confrontiate un attimo da soli. Lascio le chiavi sul tettuccio e noi vi aspetteremo al termine dei giri sugli spalti dell'anello.» Suggerisce Mirko, così da uscire da questa impasse, prendendo sottobraccio Rachele per avviarsi di nuovo verso l'ingresso.

Attendo che siano un po' distanti per ritornare concentrato su Gaia. Riprendo il nostro dibattito, quasi urlando «Perché cazzo devi fare così? Perché?»

«Ma chi sei tu per dirmi cosa devo fare?» Risponde acida e si avvicina più di quanto vorrei, continuando «E chi cazzo pensi di essere per alzare la voce così con me? E poi perché?» I suoi occhi sgranati, la delusione che traspare da essi, il suo profumo che inebria le mie narici. Perdo la testa.

«Perché mi stai facendo ancora del male! Ecco perché!» Sputo fuori. «Cosa è successo in macchina? Dimmelo! Perché ci eravamo fatti delle promesse. Avevamo delle regole da rispettare per far sì che la nostra amicizia diventasse qualcosa di possibile! Perché hai infranto tutto, così, oggi?» La mia voce è più alta di qualche ottava.

Vedo tutte le sue emozioni passarle sul viso, una dopo l'altra, come se fossero una pellicola di un film a rallentatore. Si rabbuia e posa lo sguardo sui suoi piedi. Mi maledico per quello che ho detto, per come l'ho detto. Ma non posso tornare indietro.

«Scusa, io non so cosa mi stia succedendo...»Risponde, con un filo di voce.

«Vieni qui. Scusami tu per questo mio modo brusco.»

Nel vederla come una statua di marmo faccio io il primo passo, quindi allungo le braccia per stringerla e confortarla, anche se è difficile. Ho veramente paura di aver superato il limite questa volta, e la paura di perderla si impossessa di me.

«Ti prego, scusami.» Sussurro vicino al suo orecchio, mentre con una mano le accarezzo la testa intrecciando i suoi capelli tra le mie dita. Non la stringevo così da molto tempo, e non posso più negare che questo contatto mi manca. Mi manca da morire.

Sento le sue mani poggiarsi sui miei fianchi e preme con un po' di forza per cercare di allontanarmi, ma non glielo permetto. E lei non prova più a farlo. Ne sono certo perché ora le sue braccia mi cingono la vita.

«Ti perdono solo se mi fai guidare per prima.» Provo un sollievo nel sentire le sue parole contro il mio petto e le lascio un bacio sulla fronte.

«È tutta tua!» Le dico mentre allungo un braccio per prendere le chiavi dal tettuccio e per passargliele. Quando riguardo il suo viso, ancora un po' turbato, aggiungo «Ti voglio bene.»

«Ti voglio bene.» Ripete per me e prende le chiavi.

Dopo pochi minuti stiamo varcando piano il cancello di ingresso al circuito. Stiamo attendendo il segnale per partire e guardo Gaia che stringe il volante della Subaru. Lo stringe così forte che le nocche delle sue mani sono diventate bianche.

Forse si sente osservata o si è dimenticata di quanto è accaduto poco prima, perché si lascia andare completamente alle emozioni «Wow! Sono così agitata! E se succedesse qualcosa?»

«Non succederà nulla, non preoccuparti! Sai di esser bravissima alla guida e non devi nascondere questo tuo talento.» Cerco di farle coraggio e voglio darle un po' di spinta. «E sono certo che avrai cura di me! Farai di tutto per non uccidermi!»

Ride di gusto e mi guarda con occhi affettuosi. «Ti voglio bene davvero.» Mi dice, giusto il secondo prima del fischio di partenza per immetterci nell'anello di prova e poi entrare in pista. Purtroppo non riesco a risponderle perché si concentra sulla guida e non voglio rubarle l'emozione della partenza.

Facciamo il giro preparatorio, utile a gestire la macchina sull'asfalto e per aumentare la velocità nei tempi giusti per poi immetterci in pista. Guardo la strada davanti a noi e mi sento al sicuro, soddisfatto di esser qui e averle concesso la possibilità di esser la prima a condurre questa avventura.

Nei vari giri sento Gaia ridere felice e lanciare urletti quando affronta le curve, ma è sicura di sè in questo momento e lo vedo per come cambia le marce e sterza nei tempi. Rido anche io con lei, per l'emozione che l'adrenalina ci provoca e per come si dimostra un tutt'uno con la macchina.

È una vera sorpresa. La strada si scioglie sotto la nostra velocità, l'aria sferza intorno a noi e Gaia in pieno controllo dell'auto. Se la sicurezza con la quale sta guidando e il controllo che sta dimostrando ora lo avesse anche per quello che le accade nella vita, nelle scelte che fa, sarebbe una persona più solare e felice.

Non posso far altro che godermi questo momento: lei felice, attenta e soddisfatta, e io completamente estasiato dal suo modo di essere.

Finiti i giri scendiamo dall'auto e ancora carica d'adrenalina, ma un po' tremante, guardo Gaia che saltella e abbraccia Rachele, che ci ha appena raggiunto con Mirko. Si scambiano qualche parola e Mirko mi si avvicina.

«Cavolo, forte sulla pista, eh?» Mi chiede compiaciuto per quello che ha visto.

«Sì, è forte!» Rispondo convinto, ma guardando lei e non lui.

«Non pensavo ti facesse ancora questo effetto. Fai attenzione a non farti ancora male.» La sua voce è carica di comprensione, ma percepisco una reale preoccupazione per me.

«No, non mi farò del male. Non finché mi è vicina in qualche modo.» Dico con sincerità.

Gaia si volta verso di noi, ancora sorridente, e ci troviamo nuovamente a fissarci, ipnotici, nei nostri sguardi. Questa volta il suo sorriso rimane vivo e gli occhi si riempiono di dolcezza, ma anche risentimento.

Una folle felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora