Capitolo 23 _ Gabriele

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«Carissimo! Bentornato a casa.» Saluto affettuosamente Roberto appena uscito della porta di sbarco del grande aeroporto. Sono felice di vederlo.

«Ehi, ciao amico! Come va?» Risponde e ci abbracciamo velocemente.

«Tutto bene! Gaia è a casa ad aspettarci, io sono partito direttamente dal ristorante.» Faccio presente, sapendo che sarebbe stata la domanda successiva e mentendo su un dettaglio.

«Perfetto! Siete riusciti a chiarirvi? Oppure ancora no?» Mi chiede subito, come sempre dritto al punto.

«Roberto, sei appena arrivato. Ti prego.» Provo a chiudere lì il discorso, ma lui insiste e mi tampina finché non arriviamo all'auto.

Appena partiti dal parcheggio inizio con il mio sfogo, consapevole che racconterà le sue vicende a cena, e le parole scorrono veloci: «Comunque no, non ci siamo ancora confrontati e chiariti. Devi aiutarmi, per cortesia. Io penso che...»

«No, Gabriele, non devo aiutarti. Siete abbastanza maturi per affrontare i vostri problemi in autonomia.» Si ferma per un momento e mi sento osservato. Mi giro solo un attimo, per non distrarmi troppo dalla guida, e noto che mi guarda con un'espressione scocciata. Poi continua. «È una storia passata, quindi trova il modo per raccontarle quanto è successo e vedrai che comprenderà. Ovvio, dovrai rispettare la sua rabbia iniziale, ma riuscirete ad uscirne sani e salvi.»

Sospiro ed involontariamente mi passo una mano sul viso. Sento ancora lo sguardo di Roberto addosso e una sensazione di calore salirmi lungo la spina dorsale.

«Cazzo, Gabriele, non me lo dire! Ti prego, dimmi che ho frainteso il tuo non verbale!» È furioso, nervoso, la voce potente, tanto da far eco nel piccolo abitacolo dell'auto.

Non riesco a dire una parola; la sua reazione mi ha pietrificato, ma è giustificabile. Non avrei mai dovuto continuare con Sabine, eppure non sono riuscito a fermarmi in questa follia. Se solo sapesse che ero con lei fino a qualche ora fa non riuscirei a trattenerlo nell'ira.

«Ho capito: non mi dirai nulla.» Prosegue. «Ti chiedo solo di esser sincero con te stesso una volta per tutte, devi darti questa possibilità. Se una strada diversa può renderti più libero e più felice, se Gaia non è la donna che fa per te, dillo a te stesso e ad alta voce. Anche se può fare male, ti servirà.» Il suo tono è più pacato, pacifico.

«Forse hai ragione tu, al momento non sono sincero con me stesso. Troverò il momento giusto per parlarle.» Rispondo, mentre nella mia testa penso a quale possa essere un momento perfetto per poter affrontare l'argomento.

«Posso darti un consiglio?» Annuisco subito, tutto può essermi utile. «Non esiste un momento giusto, lo devi creare! Non arrivare al punto di farle pronunciare le parole "non ti amo più", o peggio "non ti amo abbastanza per perdonarti". Quindi crea il momento, non aspettare troppo e fa sì che non sia troppo tardi.»

Sono questi i momenti in cui capisco il perché Gaia non riesce a rinunciare a questo ragazzo, alla loro amicizia. Roberto è veramente una perla rara.

Il tempo scorre più veloce di quanto immaginassi e in un batter d'occhio, tra discussioni e consigli, mi ritrovo a parcheggiare sotto casa. Vedo il volto del mio amico rallegrarsi quando scorge la Toyota di Gaia, ma si rabbuia poco dopo quando torna a posare il suo sguardo su di me.

«Ci tengo a voi ragazzi, ma dovete imparare a comunicare. Cercherò di non far trasparire niente quando saremo tutti insieme, ma ti prego di porre fine a questa sofferenza.» L'ultimo consiglio che mi dona prima di scendere dall'auto.

Apro la porta di ingresso e la prima cosa che sento è la risata di Gaia risuonare per il soggiorno, mentre allarga le braccia calorosamente prima di lanciarsi nelle braccia di Rob.

«Ehi, che bello rivederti!» Gli dice mentre sono stretti l'uno nell'altra.

«È bello anche per me, pulce! Ti vedo molto bene!» Le fa presente lui, affettuoso.

«Sì, sto molto bene!»

«Ragazzi» Intervengo con un tono neutro «che ne dite se ci mettessimo a tavola? Gaia, immagino che sia già tutto pronto.»

«Ma come hai fatto? Mi ha detto Gabri che eri a Monza, a che ora sei tornata?» Le chiede Roberto premuroso, come se io avessi dato per scontato che fosse già tutto preparato, nonostante lei non fosse a casa. Do per scontato troppe cose, forse? Penso tra me, ed entro in confusione.

«Dubiti di me? È tutto pronto comunque! Sono tornata presto perché Rachele è stata male dopo i giri sul circuito e quindi...» Vedo Gaia raggelarsi e mi guarda in cerca di aiuto; sa di aver toccato un nervo scoperto per Roberto, ma non so come supportala, anche perché non sapevo fosse a casa da così tanto tempo. Ci guardiamo per un attimo e contemporaneamente ci giriamo verso il nostro amico, attenti alla sua reazione.

«Non preoccupatevi, sto bene. Ormai è passato più di un anno. Ora però sta meglio?» È Roberto a salvarci dal nostro imbarazzo.

«Sì, ora sta bene. Ha scoperto di non amare la velocità.» Risponde monotona Gaia, e subito dopo cambiamo argomento.

La cena è deliziosa e loro non smettono di parlare; mi sento uno spettatore, un terzo incomodo al tavolo.

Vedo Gaia con occhi diversi, come non l'avevo mai vista: quando si è fatta la frangetta? Quel maglioncino è nuovo? Non mi accorgo nemmeno dei cambiamenti più evidenti, come potrei mai accorgermi di quelli più piccoli?

Ha un sorriso diverso: più luminoso, allegro, quasi abbagliante; gli occhi sono più vivaci e lo sguardo più intenso, profondo. Perché non me ne sono accorto prima? Questi aspetti in Sabine li riesco scorgere ancora, in Gaia non li vedevo da tempo.

È come se fossimo chiusi in una gabbia, dove il nostro ego spinge per far emergere le nostre individualità e noi invece continuiamo a reprimerle. Se fosse questo ad uccidere la nostra passione? Domande così si susseguono nella mia testa, ma l'unica cosa di cui sono certo è che non posso permettermi di non farmi amare da lei.

Finita la cena Gaia si propone per portare a casa Roberto e gliene sono grato, così posso stare solo e perdermi nelle mie riflessioni.

Mi sto cambiando, in attesa che lei rincasi, quando vengo distratto da un suono; mi accorgo che ha dimenticato il cellulare a casa. Non è da me, ma vengo catturato dall'anteprima del messaggio che le è arrivato, quindi prendo il telefono per poterlo leggere: Grazie mille per le ore passate insieme... Ho avuto un'idea per farti pagare pegno per oggi, e sono certo che non mi dirai di no: ti porterò a pattinare sul ghiaccio, a Como. Ti va? Passa una dolce notte.

È Michele.

Rileggo il messaggio più volte, incredulo, e una rabbia incontrollata mi assale. Perché deve portarla a pattinare sul ghiaccio? Cos'è successo oggi per scriverle queste parole? Io non l'ho mai portata a pattinare, anche se a lei piace tantissimo, perché le ricorda i tempi in cui era un'agonista nella disciplina.

La rabbia fa posto alla gelosia.

Ci penso un attimo e decido di non cancellare il messaggio; Gaia lo leggerà comunque prima o poi. Sono curioso di sapere se mi dirà qualcosa, sia per oggi sia per la prossima uscita.

Sento la porta aprirsi e riposo il cellulare nello stesso punto in cui l'ho trovato.

Una folle felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora