CAPITOLO 17: di male in peggio

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THOMAS'S POV
Come da programma Aris arrivò dopo qualche secondo:" ok ragazzi, faccio presto, copritemi se necessario" "contaci".

Ripercorremmo la strada fatta il giorno precedente, mi metteva ansia stare in luoghi così stretti, ma i pensieri che mi vagavano per la testa offuscavano ogni preoccupazione e paura.

Dopo appena 2 minuti arrivammo sopra quel corridoio. Aris aprì la grata, mi calai giù lentamente e lui mi seguì. Diedi uno sguardo in giro, intorno a noi pareti e soffitti erano grigi, c'erano dei cartelli blu sui muri, ma non mi fermai a leggere, a illuminare delle luci rettangolari disposte equidistanti sulle pareti. Mi girai dall'altra parte e vidi quella porta. Per entrare bisognava identificarsi tramite la carta magnetica, così presi quella che avevo rubato e la passai nello scanner come una carta di credito, era strano ricordarsi i nomi di molti oggetti della mia vita passata, ma non ricordare dove li si è visti.

La porta si aprì, lasciando fuoriuscire una breve folata d'aria. Entrando si vedevano diversi camici appesi e delle tute di plastica. Questa era una stanza di passaggio, infatti appena davanti a noi si trovava un'altra porta. L'ambiente era molto scuro, tetro, diventò ancora peggio quando dopo aver fatto due passi mi girai verso destra e vidi qualcosa di orrendo: una vetrata permetteva la vista su dei grossi cilindri pieni d'acqua con dentro qualcosa che non riuscirei a definire con parole comprensibili, sembravano dei crostacei, o degli insetti giganti, ma non voglio starci a pensare.

Ci avvicinammo alla porta, che si aprì immediatamente, lasciando spazio a qualcosa di impensabile: centinaia di corpi sospesi attorno a noi che creavano una specie di corridoio, era ancora più brutto pensare che oltre a quelle due file l'intera stanza fosse piena. Erano appesi al soffitto, attorno alla testa avevano un sacco di tubi e tubicini e una specie di respiratore sulla bocca, avevano delle flebo, che raccoglievano il sangue.
Mi misi a cercarla, stavo andando nel panico, speravo non fosse tra loro. Aris cercò di tranquillizzarmi, i miei battiti erano più veloci e i respiri affannosi, mi sentivo svenire. Non la trovai.
Non sapevo se essere contento o preoccupato, perché se non era lì dove poteva essere allora. Stavo sperando che la prima persona che ricordo di aver amato fosse ancora viva, l'unica cosa che mi importava, preferivo morire io al suo posto.

Sentii Aris chiamarmi:"Thomas!" corsi verso di lui:"che succede?!" "l'hai trovata?" "no" "per fortuna, io ho trovato lei" me lo disse con gli occhi lucidi:" lei è Rachel, l'hanno presa la prima sera. Le avevo detto di stare tranquilla e che sarebbe andato tutto bene, mi sbagliavo" "mi dispiace".

La nostra conversazione durò poco. Sentimmo le porte aprirsi e qualcuno entrare, mi nascosi in fretta dietro la colonna più vicina. Era Janson, parlava con qualcuno, un altro uomo:" perché non può aspettare?" "si è raccomandata signore, vuole parlare con lei in persona" "come se non avessi niente da fare". Si fermarono a metà del corridoio e quell'uomo disse che ci sarebbero potute essere delle interferenze durante la connessione. Tra due colonne comparve una specie di ologramma:" buonasera dottoressa Paige" era lei, era la donna che avevamo visto nello schermo appena scappati dal labirinto:" I piani sono cambiati Janson-disse-arriverò prima del previsto, domani mattina presto". L'uomo riprese a parlare e le mostrò dei risultati di una certa ricerca, dicendo che erano positivi, Ava ribattè dicendo che non erano abbastanza soddisfacenti e poi disse:"ho ricevuto l'approvazione del comitato, voglio che tutti i soggetti rimasti vengano sedati e preparati prima del mio arrivo" lui rispose dicendo che sarebbe stato complicato e lei lo incitò. Ava chiese in seguito:" ha trovato il braccio destro?" "non ancora, pare che siano sulle montagne" "quindi sono ancora liberi, e hanno già colpito due delle nostre postazioni, vogliono quei ragazzi tanto quanto voi, e io non posso, non posso concedermi altre perdite, non adesso che sono così vicina a una cura!" "posso suggerire di cominciare dagli ultimi arrivati?" "faccia come vuole".
Janson si girò per andarsene ma la donna lo richiamò:" non devono soffrire mi raccomando" "non sentiranno niente" si voltò e se ne andò a passo svelto.
Eravamo nella merda, dovevo ancora trovare Ginevra e dire agli altri che dovevamo andarcene.

Non smettere di amarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora