3. Non mi avrai

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"Lui no, lui era diverso, se lo sentiva

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"Lui no, lui era diverso, se lo sentiva.
Lui non se lo sarebbe tolta dalla pelle tanto facilmente."

🥀

Heaven uscì dalla scuola in cui lavorava come insegnante, stringendo la borsa sulla spalla. Una bambina, una delle sue alunne, la salutò con la manina, mentre con l'altra stringeva quella della madre e sorrideva; Heaven ricambiò quel tenero saluto, augurando invece alla donna che la stringeva per mano una buona giornata.
Era stata presa in carica da solo poche settimane; in realtà, era solamente un posto provvisorio, giusto il tempo di sostituire l'insegnante delle terze elementari che si era rotta una gamba cadendo dalle scale. Appena lei tornava, Heaven era fuori.

Ma amava quel lavoro.
Lo amava perché i bambini non erano invadenti, non dicevano bugie, non cercavano di ferirla. Con loro poteva essere sé stessa senza doversi nascondere dietro ai suoi muri costruiti d'arroganza.
Lo amava perché la faceva sentire meno incompleta.

Con il cellulare in mano stava scrivendo un messaggio per sua madre, dove l'avvisava che sarebbe stata a casa fra poco; quella mattina si era scusata per essere sparita la sera prima, poi sua madre le aveva sorriso e al solito si erano abbracciate. Sua madre non era mai stata quel tipo di genitore che si arrabbia tanto, che ti sgrida e ti mette in punizione; era più pacata, più tranquilla, preferiva parlare che discutere. Heaven ammetteva di essersene approfittata, a volte, di questo suo comportamento benevolo per poi pentirsene e sentirsi in colpa nei giorni a venire. Ma era stata un'adolescente scalmanata, con l'odio profondo per i limiti.

E mentre camminava verso la sua auto, una voce che ormai era in grado di riconoscere, raggiunse le sue orecchie: Harry.
Alzò gli occhi dal cellulare e lo vide proprio davanti a lei, a pochi metri, mentre allargava le braccia e si preparava ad accogliere tra di esse il corpo di una bambina che aveva strillato il suo nome prima di saltargli addosso.

«Ciao, piccolina!» esclamò, stringendola.

Heaven trovò quella scena troppo tenera per non rimanere incantata a fissarlo: lui accarezzò la testa di quella bambina, che lei conosceva perché era una delle sue alunne, Josie.

«Com'è andata oggi, piccola?» le domandò, sorridendole.

Josie gli toccò i capelli, sbattendo le ciglia e guardandolo con amorevolezza.
A guardarli in quel momento, Heaven si rese conto di quanto quella bambina gli somigliasse: occhi verdi giada, grandi e molto espressivi, capelli decorati da bellissimi ricci, labbra a cuore. Erano due gocce d'acqua.
L'assalì l'idea che Josie fosse la figlia di Harry. In effetti non aveva ancora conosciuto i suoi genitori e la piccola aveva solo 5 anni, era una cosa possibile. Poi ricordò che la bambina l'aveva chiamato per nome e non papà.
In ogni caso, non ebbe altro tempo per pensarci, perché gli occhi del ragazzo si spostarono su di lei. Rimase a fissarla e lei rimase immobile nel suo posto; Josie continuava a parlargli della sua giornata, ma lui aveva decisamente smesso di ascoltarla. Ma fu proprio la bambina a riportarli alla realtà.

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