9. Pretesti

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"Non aveva mai desiderato nessuno in quel modo e questa sensazione lo stava facendo esplodere

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"Non aveva mai desiderato nessuno in quel modo e questa sensazione lo stava facendo esplodere. Il petto non avrebbe retto ancora per molto il battito violento del suo cuore."

🥀

Si guardavano da lontano, non staccavano gli occhi l'uno dall'altro; tra di loro c'era questa scintilla che si percepiva anche a distanza, questo fuoco che si accendeva nei loro stomaci ogni volta che si guardavano in quel modo. Si stavano comunicando una passione confusa e un desiderio tanto cupo e oscuro da non voler essere rivelato.

In quegli ultimi giorni era capitato più volte di trovarsi tanto vicini da sentire la pelle vibrare e tutte le volte ch'era successo Heaven si era costretta ad allontanarsi a prendere aria e, soprattutto, spazio. Quella vicinanza la confondeva, o il corpo slanciato e muscoloso di Harry la confondeva, per non parlare delle sue labbra... una tentazione alla quale faticava a resistere. Ormai aveva ammesso a sé stessa di essere attratta da Harry, molto attratta; aveva anche peccato di masochismo, immaginandoselo in scenari poco casti.
Chi ci stava capendo più: fingeva di odiarlo, la irritava, ma al tempo stesso era come una calamita. Non riusciva a stargli troppo lontana e lui non sembrava da meno. Continuamente se lo trovava attorno, continuamente la infastidiva, cercava un modo per sfidarla, o per ronzarle attorno e puntualmente finivano sempre col guardarsi, in silenzio, con il desiderio chiaro e limpido dentro l'iride dei loro occhi.

Come in quel momento: lui seduto al bancone mentre fingeva di ascoltare Jack e lei seduta ad un tavolo mentre fingeva di leggere un libro,  entrambi persi negli occhi dell'altro. E a quel punto Heaven dovette alzarsi e scappare in bagno, perché le mancava il respiro e quel fuoco che le bruciava dentro aveva iniziato ad essere più intenso, quasi insopportabile.
Appoggiata al lavandino, si guardava allo specchio: aveva le guance rosse e gli occhi vispi, accesi da un desiderio che aveva provato più e più volte a spegnere e ogni volta diventava sempre più difficile riuscirci.
Solo un paio di giorni prima, ridendo e scherzando, pizzicandosi la pelle per vincere la lotta su chi avrebbe dovuto pagare la cena che avevano consumato insieme, si erano ritrovati a guardarsi negli occhi e a mordersi le labbra. Era stato poi il cellulare di Harry a fermarli dal darsi ancora una volta un bacio.

«È l'ospedale, devo rispondere.» le aveva sussurrato.
«Va bene, è il lavoro.» aveva risposto Heaven.

Si erano guardati solo un'altra manciata di secondi nei quali lui le aveva stretto un fianco e lei aveva stretto i denti, finché lo squillo del cellulare era diventato troppo invadente per poterlo ignorare e anche perché Harry conosceva i rischi del non rispondere alle telefonate di lavoro, poteva sempre esserci in bilico la vita di qualcuno, non avrebbe mai potuto semplicemente rifiutarle.

Da quella sera a Heaven tremavano le gambe quando pensava a lui e non aveva smesso un minuti di farlo, di pensarlo. Era diventato un pensiero asfissiante e logorante, se la stava mangiando viva.

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