27. Dimmelo adesso

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"Quelle labbra che l'avevano mandato negli inferi e poi nel paradiso, quelle labbra che avrebbe voluto perdersi nel baciarle

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"Quelle labbra che l'avevano mandato negli inferi e poi nel paradiso, quelle labbra che avrebbe voluto perdersi nel baciarle."

🥀

Se le avessero detto che un giorno si sarebbe trovata in una situazione di totale normalità, non ci avrebbe creduto.
La piega che la vita di Heaven da un po' di anni a quella parte aveva assunto, l'aveva portata a convincersi sempre di più che di felicità nella sua quotidianità non ce ne sarebbe più stata, che mai niente avrebbe potuto colmare i suoi vuoti e farle sentire la necessità di ringraziare un Dio per ciò che aveva.

Invece, nell'ultimo periodo, si era ritrovata a sentirsi grata per ciò che aveva molto più spesso di qualsisia sua aspettativa. Le capitava tutte quelle mattine in cui, svegliandosi, si ritrovava stretta tra braccia muscolose di Harry, premuta contro il suo petto e avvolta dal suo calore. Le capitava quando a lavoro uno dei suoi bambini le sorrideva e poi le diceva di essere la migliore maestra del mondo. Le capitava quando la sera si sedeva al White Rose e Sally le ronzava attorno con tutta la sua spumeggiante personalità, mentre Jack le preparava il solito drink analcolico e le donava un bacio sulla guancia. Le capitava quando poi Harry entrava dalle porte di quel bar e subito la cercava con lo sguardo, per poi raggiungerla e baciarla. Le capitava tutte le volte in cui si guardavano, tutte le volte in cui facevano l'amore, tutte quelle in cui lui si incastrava a lei in un modo tanto perfetto da sembrare surreale. Le capitava perché grazie a lui riusciva a guardare la vita con occhi differenti, apprezzando ciò che aveva e non rimuginando su ciò che aveva perso.
Non avrebbe voluto più nient'altro. Le bastava quella vita, così com'era diventata.

E il tempo era scorso con una velocità paragonabile a quella della luce. I giorni, le ore, i minuti e i secondi le erano sfuggiti di mano, dal suo controllo. Un giorno iniziava e in un battito di ciglia stava già finendo. Questo perché riusciva ad essere serena, perché niente sembrava turbarla e le bastava il sorriso di Harry perché il tempo iniziasse a rincorrere il momento in cui l'avrebbe rivisto ancora un'altra volta. Ne voleva sempre di più, non era mai abbastanza e non si sarebbe mai stancata.

Erano passati mesi da quando lei e Harry erano tornati insieme. Non avevano più parlato di ciò che era successo, lo avevano già fatto abbastanza e non sarebbe servito tornare su quel discorso perché li avrebbe portati solamente ad aprire ferite che avrebbero solo dovuto guarire. Harry la trattava come una principessa, cercava di non farle mancare mai nulla, la riempiva di attenzioni, per fare in modo che qualsiasi forma di insicurezza sull'amore che Heaven si era sempre portata dietro, svanisse totalmente. E lei gli credeva, si fidava.

Avevano festeggiato ogni mese insieme, l'avevano fatto come il primo, andando a cena, baciandosi e facendo l'amore. Tanto amore. Quello non era mancato. Erano tornati ai loro momenti di estrema intimità dove si prendevano per la pelle e per il cuore l'uno con l'altro, dove si chiudevano nei gusci fatti dai loro corpi e si isolavano da tutto ciò che li circondava. E quando i fianchi di Harry si scontravano su quelli di Heaven sembrava modellarsi contro di lei, sembrava morire e tornare in vita mentre la sentiva sospirare e gemere il suo nome, sembrava volerle comunicare quell'amore che provava per lei. Dopo quello che aveva fatto, a volte gli sembrava di non riuscire più ad essere in grado di farle capire quanto l'amasse, perché nei suoi occhi gli sembrava di leggerci spesso briciole di insicurezza e questa cosa lo faceva impazzire. In più si aggiungeva il fatto che non le aveva ancora detto ti amo.
Era solo quando si trovavano a fare l'amore che non le vedeva più, quelle briciole. La guardava negli occhi senza mai perdere il contatto, chiudendoli solo quando il piacere era troppo intenso e la vista gli si offuscava. Fare l'amore con lei era sempre perfetto, comunque e dovunque lo facessero. Perché poi ne avevano sperimentati di posti e modi per fare sesso; una volta si erano persino ritrovati a farlo sulla lavatrice, come nei film più ricchi di cliché, per poi scoppiare a ridere mentre questa aveva preso a centrifugare; era stato esilarante. Ma nonostante questo bizzarro particolare, persino quella volta, c'era stato un momento in cui si erano sentiti una sola cosa, con qualsiasi suono attorno a loro ovattato e l'aria a profumare di sesso.

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