5. La prossima volta

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"Le gambe le tremavano, le mani le tremavano, persino il cuore le stava tremando

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"Le gambe le tremavano, le mani le tremavano, persino il cuore le stava tremando."

🥀

Aveva passato tutta la notte sveglia.
Otto dannate ore piene a pensare a lui. A Harry.
Non riusciva a spiegarsi tante cose, non riusciva a trovare le risposte a tanti perché e questa cosa le stava fondendo il cervello.
Era sempre stata quel tipo di persona che ha tutto sotto controllo, ma con lui non riusciva a controllare un bel niente.
Stava smontando i suoi piani, la sua vita, le sue emozioni, la sua apatia verso il genere di sesso opposto; stava facendo crollare ogni sua convinzione e neanche lo conosceva davvero. La terrorizzava il pensiero di cosa sarebbe successo se gli avesse concesso di smontare anche tutti i suoi muri. La terrorizzava ma al tempo stesso l'attraeva,  quell'idea e pure lui.
Perché una cosa però l'aveva capita, l'unica risposta che era riuscita a trovare: era dannatamente sexy.
Capiva il perché di tutte quelle donne ai suoi piedi, nonostante fosse arrogante ed egocentrico da paura. Aveva quel non so che di attraente che ti faceva perdere la testa.
Ma non bastarono le otto ore insonni, le servirono pure altre dodici di tutta quella mattina per arrivare ad una sola conclusione: sarebbe andata al White Rose. Non importava quanto fuggisse dal desiderio irrefrenabile di rivederlo, alla fine aveva scelto che sarebbe andata.
Mille premesse si fece però, tra cui quella di non cedere a nessun suo atteggiamento lusinghiero o ammaliatore, e anche quella di non concedergli nessuna certezza, ma piuttosto il beneficio del dubbio sulla sua presenza in quel posto.
Il fatto che stesse infrangendo alcune delle sue regole non implicava che le avrebbe sconvolte del tutto.

Dopo aver passato l'intero pomeriggio a cercare di prepararsi nel migliore dei modi, riuscì a trovare il giusto compromesso tra abbinamento di abbigliamento, capelli e trucco e il suo umore altalenante tra l'ansia ed il fremere per qualcosa che non voleva neanche ammettere: la possibilità di rivedere Harry.
Aveva scelto un vestito nero a pois piccoli bianchi, abbinandolo ad un paio di Dr. Martens  e ad un chiodo di pelle oversize del medesimo colore. Era sempre stata un'amante folle del nero e sosteneva che fosse l'unico colore adatto per qualsiasi situazione.
Le sue gambe erano fasciate da un paio di collant leggeri, giusto per coprirle dal freddo agghiacciante fuori dalle mura di casa.
Sapeva che quelle temperature non andassero d'amore e d'accordo con la scelta della giacca di pelle, ma a quella non avrebbe mai rinunciato.
Lasciò cadere i capelli dietro le spalle, senza acconciarli chissà quanto, mentre per il trucco optò per la solita linea di eye-liner perfettamente disegnata sulle palpebre.

Suo padre le sorrise e si complimentò quando entrò in salotto.
«Sei bellissima, tesoro. Dove stai andando?»
«Esco, papà. Un... amico mi ha invitata a guardarlo esibirsi in un locale.»

Le fece strano pronunciare quella parola: amico.
Che poi Harry non era suo amico, effettivamente non era nessuno. Nessuno di importante. Ma spiegarlo al padre sarebbe stato più complicato di quanto potesse sembrare.

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