36. Comunicare

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"Se questa volta mi concedo a te, se facciamo l'amore, questa volta mi spezzerò

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"Se questa volta mi concedo a te, se facciamo l'amore, questa volta mi spezzerò."

🥀

Rendere partecipi altri di un sentimento.
Sono queste le parole che si trovano se su internet si cerca la parola comunicare.
Un gesto che ultimamente Heaven e Harry sconoscevano.
Sembravano aver dimenticato l'importanza della comunicazione in una relazione, di ciò che aveva causato la mancanza di questa nella loro relazione.
Per Heaven, il tenersi nascosti i dolori del suo passato e non averne parlato con Harry, li aveva portati a litigare quando poi tutto era stato rivelato.
Mentre per Harry, il tacere le sue sofferenze quando la distanza li aveva separati, li aveva portati persino a lasciarsi andare, entrambi convinti di verità che poi tutto erano tranne che quello.
E lo stavano facendo ancora. Non stavano comunicando, continuando a scalfire la loro relazione, ignorando il fatto che questa volta, se si fosse spezzata, non c'era modo di rimetterla in sesto.
Avevano passato due interi giorni ad ignorarsi completamente, a non scambiarsi la minima parola, a vivere nella stessa casa, ma a vivere da soli.
Harry si alzava tutte le mattine e andava al lavoro, stava fuori per otto ore e non tornava a casa prima di essere passato al White Rose per parlare con Jack e sfogarsi di ciò che stava succedendo con la sua ragazza, cercando il conforto di un amico, cercando l'appoggio di qualcuno che la pensasse come lui, che credesse inaccettabile il proseguo di quella gravidanza.
Mentre Heaven, frustrata dai silenzi del ragazzo, del loro continuo ignorarsi, e nervosa per tutta quella situazione, se ne stava rintanata a casa, uscendo esclusivamente per il lavoro e tornando poi a perire nei suoi silenzi.

Neanche la notte li aiutava, perché anche durante quelle ore in cui si ritrovavano a condividere un letto, si ignoravano. Si davano le spalle, non si sfioravano neanche, se non accidentalmente. E quelle poche volte che era capitato, che nel loro muoversi tra le coperte si erano toccati, avevano entrambi perso battiti di cuore.

Persino quando Heaven stava male e correva in bagno, chiudendosi dentro in preda a conati di vomito, persino in quei momenti lui non si sbilanciava. La seguiva, subito dopo aver sentito la porta chiudersi, si alzava dal letto e ascoltava i rumori dietro la porta, ma non le bussava, non le diceva neanche una parola di conforto; semplicemente aspettava. Aspettava di sentire il rumore dello sciacquone e quello dell'acqua che scorreva nel lavandino, aspettava di sentire i suoi passi più vicini, aspettava di vederla uscire dal bagno. Poi si guardavano, quando lei apriva la porta e si scioglieva i capelli legati per non sporcarli; si guardavano senza dire neanche una parola. I loro occhi parlavano al posto della bocca e ne urlavano tante di parole, a partire da quelle dettate dalla rabbia, fino ad arrivare a quelle dettate dall'amore.

Era difficile da morire stare vicini, ma sentirsi così lontani. Era distruttivo, era deleterio. Non avrebbero potuto continuare a lungo, sapevano che prima o poi uno dei due si sarebbe stancato e tutto sarebbe finito. Ogni cosa si sarebbe persa.

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