Capitolo 4.

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Harry era a qualche passo da Louis. Il segno della siringa sul braccio del più grande, il suo profumo addosso, quella domanda che sembrava essere rimasta sospesa a mezz'aria.

"Harry come sapevi dove abita Zayn?".

Un nastro che si riavvolge, i ricordi che scorrono all'indietro quasi a sentire di nuovo il dolore di quel pugno ricevuto in pieno stomaco.

"Abbiamo un po' di cose da chiarire, mi sa..." proseguì Louis.

Harry abbassò lo sguardo.

"Non... non vedo cosa c'entri adesso... io..."

"Io mi sono fidato di te. Dall'inizio. Zayn mi diceva di non farlo e io... io non l'ho ascoltato. Capisci? Io credevo a te e non ti conoscevo. Lui lo conosco da sempre e non facevo quello che diceva per fidarmi di te... e ora? Ora scopro che probabilmente ha sempre avuto ragione, tu nascondi qualcosa... lo so da mesi e non potevo nemmeno parlartene perché, beh... perché mi hai lasciato".

"Non ti ho mai lasciato... era me stesso che volevo lasciare, il me stesso ancora legato a Gemma. Non lasciavo te".

"Allora rispondimi. Come sapevi dove abita Zayn? Tu rispondi a questo e poi possiamo riconsiderare tutto quello che vuoi. Possiamo riparlare di un nostro ipotetico rapporto e di quello che vuoi. Prima però voglio tutta la verità. Tutta. Me lo devi".

Louis incrociò le braccia al petto e Harry socchiuse gli occhi. Tornò con la mente a quella mattina, quella in cui era uscito di casa per fare quello che Louis gli aveva chiesto: portare un pacco a casa di Zayn.

"Te lo racconto ma... ma non è colpa mia... io non so come sia successo" iniziò Harry "...è che... in realtà io conosco Zayn da ... da prima che conoscessi te" disse "Credo sia per questo che ti diceva di non fidarti, che avevo altro in mente... io... io ho scattato una foto ma... io stavo solo seguendo Stan..."


Pov Harry - Fine febbraio 2009 - Due settimane prima della morte di Alex

"Ti ammazzo" mi disse Zayn davanti alla porta di casa sua. Mi teneva per il colletto con la mano sinistra. Con la destra cercava di far girare la chiave nella toppa. Tremava e continuava a sbattere gli occhi come un bambino che sta per piangere.

"Io-io non dirò niente" balbettai.

"Che cazzo facevi lì?" mi domandò scaraventandomi in casa. Caddi in ginocchio mentre sentii la porta che veniva chiusa e i suoi passi che si avvicinavano. Mi rialzò prendendomi per la felpa. Mi sollevò come fossi la cosa più leggera del mondo.

"Non volevo... io non ero lì per... per voi... io..." cercai di dire mentre lui scuoteva la testa. Sbatteva la palpebre e si mordeva le labbra, sembrava volermi mettere a fuoco e qualcosa glielo impedisse. Reclinò indietro la testa ed imprecò. Cercai di liberarmi dalla presa ma lui strinse più forte tornando a guardarmi. Un telefono iniziò a suonare nell'esatto istante in cui lui prese fiato per parlarmi. Mi lasciò cadere e si mise davanti alla porta per impedirmi di uscire. Rispose al telefono cercando di calmare la voce.

"Louis..." disse "... sto sistemando una cosa... no non so dove sia Alex. Ok... sì ok a dopo" concluse cliccando il tasto di chiusura. Mi guardò: "Voglio sapere chi ti ha mandato lì".

"Nessuno".

"Perché eri nascosto lì dietro allora?"

"Aspettavo un amico".

"Sul tetto di un magazzino? Nascosto dietro dei bidoni? Con una macchina fotografica?" sorrise "Come ti chiami e chi ti ha mandato".

Scossi la testa. Non capivo esattamente quale fosse il problema. Ok, probabilmente ero nel posto sbagliato al momento sbagliato ma... a quale momento sbagliato avevo assistito? Del ragazzo che mi teneva rinchiuso in casa sua sapevo solo una cosa: il nome. E che frequentasse la mia scuola ma... cosa mancava?

L'attimo prima di dopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora