Harry: 13:10
“Ho fatto quello che volevi. Sono stato al parcheggio con Stan... lui dice che la foto potrebbe essere stata scattata dal terzo piano del palazzone con la scala antincendio. Dice che gli pare possibile, ricordandosi la prospettiva. E quindi?”Zayn sorrise e ripose il telefono in tasca. Guardò Liam e poi sfregò tra loro le mani.
“So chi ha fatto la foto a Stan e Alex nel 2009” disse quasi a se stesso. Liam annuì senza guardarlo.
Zayn proseguì: “Non possiamo andarci al matrimonio”.
“Ma io vorrei”.
“Non possiamo. Appena risolviamo con i due giornalisti, quando Louis si degnerà di arrivare, ti spiegherò perché”.
Liam si grattò un braccio a disagio: “Io vorrei andare al matrimonio Zayn”.
“Beh in realtà tu potresti...” disse il più grande pensieroso guardando il cielo mai azzurro su Londra. La fermata Bank era a qualche passo da loro.
“Ne parliamo dopo” concluse Zayn.La sera dello stesso giorno.
Louis fece ruotare la chiave nella serratura. Diede forza e la porta si aprì silenziosa, solo un leggero fruscio.
Harry era immobile appena un passo indietro rispetto all’ingresso.
“Dov’eri?” domandò.
“A Londra con Zayn e Liam”.
“Perché?”
“Regolavo una faccenda” rispose Louis alzando le spalle. Distolse lo sguardo dal più piccolo e lo superò andando in salotto.
Harry aveva ancora nella mente Stan che indicava il palazzo e diceva: potrebbe essere quello.
Si morse un labbro mentre osservava Louis sedersi dolorante sul divano e di nuovo gli venne in mente un frammento della giornata appena passata.
Dopo aver riportato a casa Stan, Harry era uscito di nuovo, con una scusa. Aveva detto: “Stan, vado davvero a cercare un abito se no capiscono che abbiamo fatto finta prima”. Così si era allontanato, di nuovo. Era tornato in quel parcheggio e poi sotto il palazzo indicato da Stanley. Aveva fatto scorrere il dito sui citofoni in cerca di un cognome famigliare, qualcosa che gli facesse magari capire quello che a quanto pareva Zayn aveva compreso.
E il cuore gli si era quasi fermato quando l’indice della sua mano aveva rallentato nel sottolineare un cognome. Il sangue era come si fosse congelato, come scorresse dolorosamente denso all’interno delle vene. Aveva preso un respiro e aveva bisbigliato il nome che stava leggendo. Austin.
“Sei arrabbiato?” domandò Louis riscuotendo Harry dai suoi pensieri.
“Non lo so. Dipende...”
“Da?”
“Da cosa hai fatto a Londra”.
Louis sorrise mentre come in un film i ricordi di quel pomeriggio gli sfilavano davanti agli occhi.
Ricordò quanto pizzicava quel passamontagna che aveva dovuto tenere in faccia per tutto il tempo. Ricordò Liam e il suo incessante scuotere la testa con disapprovazione e il suo ostentato mutismo. Solo ogni tanto un parola bisbigliata a mezza voce.
“Lo so che è sbagliato, ok? Ma non li ammazziamo e non accadrà niente... solo qualche pugno. Lo giuro. Poi ce ne andiamo. So che non lo ammetterai ma sei quasi felice che finalmente qualcuno dia una bella suonata a Nick Grimshaw e all’altro...” aveva detto Zayn.
Liam aveva alzato un sopracciglio: “Può essere ma non capisco comunque perché dobbiate essere voi due a dargli una lezione”.
Zayn aveva alzato le spalle sorridendo: “Perché volevano ferire Harry. Ancora. E stavolta nessuno di noi deve permetterlo. Giusto Louis?”
Così lui aveva sorriso mentre Zayn aggiungeva: “E comunque, Liam, vedi? Io già quando si era presentato a casa tua sapevo che Grimshaw avrebbe creato problemi”.
Poi erano usciti dal Mc Donald’s dove Liam li avrebbe attesi. Il passamontagna in tasca e la sciarpa alta a coprire fin sopra il naso, più per il freddo che per altro.
“El mi ha scritto che sono arrivati. Sono alla fermata della Central Line. Ora andranno nell’appartamento degli zii di El che è vuoto...” aveva detto Zayn guardando il telefono “Se mi dicesse la via...” aveva poi sbuffato impaziente.
Qualche secondo dopo lui e Zayn stavano camminando alla ricerca del civico 88 su Elms Road.
E fu lì, davanti al portone, che Zayn gli passò un tirapugni in metallo pesante.
Lui lo aveva solo indossato senza troppi complimenti, aveva sorriso anzi salvo poi tornare serio e aggiungere: “Zayn, devi fermarmi prima che li ammazzi. Me lo giuri?”
E Zayn aveva giurato.
“Quindi?” stava dicendo Harry “Cosa è accaduto questo pomeriggio?”
Louis scosse la testa per riscuotersi dai pensieri: “Quello che doveva accadere da tempo”.
“Mi avevi giurato non avresti picchiato Nick”.
Louis alzò le spalle.
“Perché lo hai fatto?” continuò Harry.
“Perché volevano fregarti. Eleanor li ha incontrati e si è fatta sfuggire che ci saremmo sposati e quei due avvoltoi avrebbero spiattellato tutto su un giornale di gossip o chissà cos’altro”.
“E ora non lo faranno più secondo te?” domandò Harry per niente impressionato “Molto meglio scrivere in prima pagina che i due ragazzacci accusati di spaccio nel 2009 vanno ancora in giro a spaccare teste”.
“Non sanno che eravamo noi” disse Louis trattenendo una risata al ricordo “Avevamo i passamontagna”.
“Non è divertente” disse il più piccolo incrociando le braccia al petto “Per niente”.
Louis scosse la testa prima di domandare: “... E tu che hai fatto di bello oggi? Non ti vedo da stamattina... da quando cioè...” si fermò e mimò delle virgolette con le dita “Sei andato a comprare l’abito con Stan”.
Harry alzò un sopracciglio: “Non ci credi?”
“No affatto”.
“Non so che farci allora perché ero davvero a prendere un abito con Stan”.
Louis scosse la testa: “Non ti credo. Dov’eri?”.
Harry sbuffò: “Zayn ti ha detto qualcosa per caso? Qualcosa tipo: dobbiamo parlare o ho scoperto alcune cose?”
Louis assottigliò lo sguardo muovendosi leggermente sul divano per trovare una posizione più comoda: “Avrebbe dovuto?”
“Forse” aveva risposto il più piccolo casuale “Non ne sono sicuro”.
“Cosa sai che io non so Harry?” domandò Louis a voce un po’ più alta.
“Ssh… Stan e Niall dormono”.
“Sono ancora qui?” aveva domandato Louis esasperato.
“Sì. Se tornano a casa non possono stare insieme... se ne vanno dopo il nostro matrimonio”.
Louis aveva sbuffato e aveva fatto segno a Harry di sedersi accanto a lui: “Dimmi cosa ti tormenta dai... ce lo hai scritto in faccia”.
Harry aveva obbedito ma non era certo di sapere cosa fare, cosa dire.
“Allora?” incalzò il più grande.
“... è che non so se posso dirtelo. In realtà Zayn non mi ha nemmeno più risposto quindi non so se... se quello che ho scoperto ha senso o...”
“Di che parli?”
“Della foto ad Alex e Stan, nel 2009...”
Louis annuì e Harry dopo aver preso fiato continuò: “Zayn ha parlato al telefono con El ieri notte e lei deve aver detto qualcosa che gli ha fatto nascere un dubbio... ecco... e mi ha chiesto di verificare una cosa”.
“Sarebbe?”
“Sono andato con Stan al parcheggio stamattina. Zayn voleva sapere da quale prospettiva era stata scattata la foto che i poliziotti hanno mostrato a Stan durante l’interrogatorio... cioè voleva sapere più o meno da che altezza e da che palazzo...”
“Ok...” aveva bisbigliato Louis confuso “E lo avete capito?”
Harry si morse un labbro: “Ehm... hai presente il palazzo... quello... quello con la scala antincendio fuori?”
Louis annuì.
“Forse da lì. Dal terzo piano”.
E il più grande aveva annuito di nuovo, tranquillo. Guardava Harry e non capiva quale fosse il punto della questione.
Così Harry aveva sbuffato: “Tu non conosci nessuno che vive lì... lou?”
Louis aveva spalancato gli occhi: “NO... perché? Tu sì? Cioè sapete chi è stato?”
“Oh... no... cioè... te l’ho detto... Zyan non mi ha più risposto. Magari mi sono fatto un film mentale da solo eh...”
“In che senso...”
“... è che ho guardato i citofoni... ho visto qualche nome. In realtà è per metà disabitato... quasi tutte le finestre sono chiuse e sui citofoni ci sono solo otto nomi... le altre caselle sono vuote... c’è solo un nome che mi ha lasciato perplesso ma... magari è un caso e la persona con quel nome non vive nemmeno al terzo piano... quindi...”
“Che nome è?” domandò Louis leccandosi le labbra, nervoso “So che non mi piacerà e se fai così fatica a dirlo a me vuol dire che c’entro io... vero?”
Harry aveva alzato le spalle a disagio: “... non so...”
“Dimmi il nome...”
“Ho... ho fotografato il citofono perché magari tu... tu ne riconosci altri di nomi e quello che ho notato io non è quello giusto e...”
“Vediamo” disse Louis porgendo una mano “Dai...”
Harry aveva sospirato nel tirare fuori il telefono dalla tasca. Aveva digitato il codice di sblocco. 2202. Aveva preso fiato di nuovo e aveva cliccato su Galleria foto. Era la prima. L’ultima scattata.
Aveva porto il telefono a Louis e poi aveva atteso.
3 secondi. 5 secondi. 10. 15. 20.
Il telefono era tornato nella sua mano mentre Louis si alzava dal divano.
Andò in cucina e Harry lo seguì in silenzio.
“T. Austin” aveva detto Louis a bassa voce.
Harry aveva annuito mentre il più grande gli dava le spalle. Si era avvicinato per abbracciarlo facendo scontrare il proprio petto con la schiena di Louis.
“Magari non...”
“No invece. È lui. È mio padre”.
“Ma perché avrebbe dovuto... cioè... credi abbia fatto lui la foto?”
“Sì. Lo credo. E so anche quale percorso mentale ha seguito Zayn... credo anche di sapere che cosa gli ha detto El al telefono... e ha ragione...”
Louis uscì dall’abbraccio solo per girarsi e sprofondare nuovamente nel petto di Harry.
Il più piccolo strinse di più la presa muovendosi impercettibilmente, quasi a cullarlo.
“Devo dirti alcune cose” disse a quel punto il più grande.
“Lo immaginavo”.
“C’entra anche Gemma...”
“Immaginavo anche questo” disse Harry sospirando.
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L'attimo prima di dopo
FanfictionSequel di: Un gettone e tredici minuti Larry-Ziam -- "Quando Harry scese dal treno e respirò per la prima volta in otto mesi l'aria di Doncaster, l'aria di casa, tutto tornò ad essere dolorosamente vero. Si guardò intorno mentre il secondo binario...