«Bene, ora che sai più o meno come è strutturata la scuola puoi entrare in classe.» mi porge lo zaino che prendo, la guardo un secondo scandalizzata e annuisco. Piera ride e bussa alla porta.
«Avanti.» ordina il professore dall'interno. «Buona fortuna» mi sussurra la donna facendo l'occhiolino. «Grazie» rispondo, entro in classe.
Mi fermo sull'uscio della porta, la classe mi squadra e l'imbarazzo si impossessa di me. Ma, chissene frega di cosa pensano di me. «Buongiorno. Lei dev'essere la signorina Brown.» signorina? Sono lusingata davvero. Ammetto che questo professore è intelligente dai. È un po' strano però, sembra psicopatico. È alto, ha gli occhi marroni e indossa degli occhiali strani: tipo quelli di Harry Potter ma sono "ondulati". Annuisco lentamente sentendo le guance arrossarsi.
«Perfetto, si sieda vicino a Rinaldi.» istruisce il prof.
Mi guardo intorno e mi dirigo verso l'unico banco libero che c'è, sento gli occhi di tutti su di me. Che cazzo avete da guardare? Volete una foto?
Mi siedo e metto lo zaino sul banco. «Ciao» saluta il ragazzo al mio fianco. «Salve.» rispondo.
«Signorina Brown. Io sono il Professore Pucci; insegno filosofia.» magnifico. Filosofia. Non ho mai amato questa materia ma non è male, per il semplice fatto che si analizza l'animo umano. «Alzati e raccontaci qualcosa su di te.» Lo fulmino immediatamente con lo sguardo, ma non se ne accorge.
Mi alzo «Certamente» non so se riesce a percepire il tono sarcastico che, non volendo, ho usato. «Sono Rachele Brown, ho 16 anni e amo i fumetti e la musica.» non ho intenzione di dare altre informazioni private ad un perfetto estraneo.
«Mh, Brown non è un cognome italiano..» date un nobel al professore, se lo merita.
«No infatti» interrompo il prof «è un cognome americano.» continuo.
«Ah. Tuo padre di dov'è?» mi irriggidisco involontariamente. Ma i cazzi tuoi no? Già ho gli occhi di tutti addosso, ti metti anche a fare domande personali, posso sparire.
«È californiano.» adesso che lo sai cosa ripondi?
«Interessante.» Che commento profondo caro mio. Non ti sopporto. Messi bene mi dicono. «Può sedersi.» continua freddamente l'uomo prendendo una penna dal suo astuccio.
Okay. Mi siedo tirando fuori dallo zaino il contenuto.
«Io sono Valerio, piacere.» sorride il ragazzo sulla mia sinistra. Sembra simpatico, ha un tenero sorriso. «Piacere mio.» ricambio il sorriso. Mi piacciono molto i suoi occhi, azzurri, come il ghiaccio, che contrastano con i capelli mori corti.
«Bene ragazzi. Prendete pagina 571 del libro e leggete, quando avrete finito lo analizzeremo insieme.» Oh, che bello. Non ho la minima voglia di leggere. «Ehm.. Se vuoi, chiamami questo pomeriggio. Così ti aiuto a studiare, se non hai capito qualcosa.» il moro mi porge un foglietto, presumo sia il suo numero. Va un po' troppo di corsa, ma lo trovo un gesto carino. Lo prendo e sorrido. «Allora.. Da dove vieni?» chiede mentre prendo una matita e una gomma dall'astuccio. «Da un'altra città.» rispondo seria ma il ragazzo inizia a ridere. Sembra un criceto.
«Rinaldi, qualcosa da ridere?» urla il professore. Mado' calmati. Stiamo solo dialogando.
«N-No signore.» risponde tutto rosso il ragazzo.
«Sarà meglio.» il professore ci fulmina con lo sguardo, ma non gli do molta importanza.
Pretendendo che la classe abbia finito di leggere un testo di 5 pagine in 5 minuti, il prof inizia a spiegare.
Noto Valerio tremare «Ehi tranquillo, non è successo niete.» gli prendo la mano tremante e la stringo leggermente, cercando di confortarlo. «Grazie, ma è la prima volta che mi urla contro.» il moro un po' si è calmato, per fortuna.
«C'è una prima volta per tutto no?» sorrido debolmente, lasciandogli la mano. «Già..» è tornato al colore naturale.«Grazie» sorride. «Figurati.»
Prende il quaderno e inizia a prendere appunti.
«Comunque..» commenta dopo un po' «non mi hai hai risposto.»
«Se volevo rispondere lo avrei fatto, non credi?» non mi piace essere fredda con lui, è così dolce. Ma non riesco a non esserlo, mi hanno rovinata e non posso più tornare indietro.
«Ho capito.. Scusa.» alza le mani, facendomi sorridere. Riprende a scrivere e io prendo il blocco note.
Inizio a disegnare dei fumetti, tipo Capitan America e roba del genere; poi decido di creare delle scritte e dei disegni gotici, bellissimi come tatuaggi.
«Wow. Sei bravissima!» commenta il moro, prende il mio blocco osservandolo meravigliato. Appena lo tocca lo guardo storto, nessuno tocca la mia roba. «Posa subito il blocco dov'era.» scandisco lentamente la frase «Okay, scusa.» lo rimette alla posizione iniziale. «Grazie, comunque.» sorrido. «È la verità.» fa l'occhiolino.
«Allora, dato che saremo vicini di banco per un bel po' mettiamo in chiaro alcune cose. Uno: Non toccare la mia roba. Non sopporto il fatto che qualcuno metta in disordine o rovini le mie cose; Punto due: non fare domande per cercare di conoscermi, non risponderò. E tre: ti ringrazio per la tua gentilezza e disponibilità, ti chiedo scusa in anticipo per qualsiasi forma di scortesia, ma sono fatta così. Chiaro?» lo guardo dritto negli occhi «Certo.» credo di poter essere leggermente meno acida con lui. «Ottimo.»
Ho voglia di disegnare però devo anche seguire per dare una buona impressione al prof.. Quindi disegno e prendo appunti. Le due ore passano velocemente.
Suona la campanella. La classe si svuota.
«Rachele.. Ti va di accompagnarmi alle macchinette?» chiede Valerio mentre tira fuori il portafoglio. Ci siamo solo io e lui in classe. Non è una cattiva idea. «Certo» sistemo tutto in cartella e usciamo dalla classe. Essendo il piano terra non c'è nessuno, cioè ci sta solo la mia classe ed un'altra e in tutto saremo 40 persone. Si può definire tranquillo e ammetto che mi piace. In confronto alla mia vecchia scuola questa è di poco migliore: ha un bel verde acqua sui muri mentre l'altra aveva un verde vomito. Bleach. Per di più ero al secondo piano e fare tutte quelle scale la mattina e per andare alle macchinette era opprimente. «Vuoi qualcosa?» la voce di Valerio mi riporta sulla Terra. «Oh, no grazie.» che gentile. Non mangio mai merenda, non ho fame. «Va bene» si gira e prende ciò che vuole. Mi poggio contro il muro. Sono stanca, la notte non dormo, non riesco. Mi sveglio sempre per colpa degli incubi che mi inseguono da qualche anno oramai.
Il moro prende una focaccia e inizia a mangiare. «Andiamo in classe?» propone. Lui si che mi capisce. Sono sempre stata la ragazza sola e acida ma meglio così, in questo modo ho meno teste di cazzo che mi circondano.
Camminando tengo lo sguardo basso, è un'abitudine. Dopo pochi passi mi scontro contro qualcuno. Il profumo di vaniglia e fumo mi riempie le narici.
Lorenzo.
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Dark Angel.
FanficLei, la nuova arrivata, quindi a vista di tutti sfigata e asociale. Lui, il popolare della classe, a vista di tutti figo e intelligente. Volete sapere cosa succederà tra i due? Bene, siete nella storia giusta.