10 × Merda.

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«Rachele tranquilla, ci sono io adesso. Era solo un brutto sogno..» Lorenzo mi stringe nelle sue braccia e in qualche modo, riesco a tranquillizzarmi ma non riesco comunque a trattenere i singhiozzi.
Questa merda d'incubo mi perseguita ormai da svariati anni, non so cosa voglia dire e non lo voglio sapere. Alcune notti mi capita di non sognarlo ma molto spesso, anzi sempre, è nell'angolo più scuro della mia testa, pronto ad uscire; pronto a liberare il terrore che mi provoca.

«Nonono. Non piangere. Ci sono io adesso, va tutto bene. Sei al sicuro qui.» sussurra dolcemente all'orecchio, stringendomi un po' più forte. Non va assolutamente tutto bene, mi sento una merda per farlo preoccupare inutilmente ma non riesco a dirgli di stare tranquillo, non riesco a parlare.
Metto il viso nell'incavo del suo collo e il suo profumo riesce a farmi calmare. Mi culla dolcemente, come un fratello maggiore farebbe con la sorella minore.
«Lascia che le tue paure si addormentino con me.» dice a voce davvero bassa, come per trasmettere calma. Faccio un respiro profondo, chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal rosso.

Suona la sveglia, apro leggermente gli occhi per riuscire a spegnerla e mi giro dalla parte del rosso. Non c'è.
Un senso di vuoto mi assale e non è per niente una bella sensazione, non mi è mai successa una cosa simile.
Mi alzo e vado nel bagno della mia camera, dove faccio una doccia veloce. Indosso un paio di leggins e una felpa nera. Mi guardo allo specchio ma non mi piaccio, per niente, sono sempre insicura su come appaio all'esterno. Mi fingo tanto forte mentre dentro ho un uragano che pian piano mi divora.

Un odorino niente male proviene dalla cucina, mi avvicino pensierosa e il sorrisone della mamma di Jar mi accoglie. «Buongiorno.» sorride dolcemente lei.

«Buongiorno piccola.» il rosso sbuca da dietro la madre e mi bacia la guancia.
«Giorno..» abbasso lo sguardo sentendo le guance arrossarsi. Perché mi ha chiamata piccola davanti a sua madre? Lui non si vergogna, giustamente, mentre io vorrei seppellirmi.
Facciamo colazione e ci prepariamo per uscire.

«Ti aspetto fuori?» chiedo prendendo lo zaino.
«Vai pure, sennò fai tardi.» mi fa l'occhiolino e io lo guardo confusa.
«Tu non vieni?» piego involontariamente la testa di lato, facendolo sorridere.
«No ahah, ieri mi sono ritirato perché ho trovato un lavoro.» sorride.
Io annuisco lentamente e lo saluto, per poi uscire di casa.

Esco dirigendomi alla fermata del bus. Sono davvero contenta che abbia trovato un lavoro, spero gli piaccia.

La giornata passa abbastanza velocemente grazie alle chiacchiere con Valerio, mi ha raccontato della sua ragazza. Si chiama Violet e ha un anno in meno di lui, mi ha anche detto che vuole fare un'uscita a 4, così da conoscerci bene, ma non credo che Lorenzo accetti e io, per tutto il bene che voglia a Valerio, non ho la minina voglia di uscire.

Metto la musica e cammino a ritmo fino alla fermata del bus per poi arrivare a casa.
«Ciao Rachele.» sorride la madre di Lorenzo appena arrivo in cucina, la cosa che mi turba maggiormente è il fatto che ho una pessima memoria e non ricordo già più il suo nome. Questa è un'altra cosa che odio di più di me stessa.
«Ciao.» sorrido debolmente, mi sento in imbarazzo con lei e non ne capisco il motivo.
«Com'è andata oggi?» chiede mentre scola la pasta.
Wow, non mi hanno mai chiesto come fosse andata la giornata. Nessuno si interessava a me e io facevo lo stesso, forse l'unica che davvero si interessava a me era Mary, la mia migliore amica, ma dopo la sua scomparsa e il divorzio dei miei, sono rimasta chiusa in me stessa. Non riuscivo ad aprirmi con nessuno, anche perché a nessuno interessava. Però è una strana, bella sensazione esistere per qualcuno.

«Bene grazie. Tu?» rispondo iniziando ad apparecchiare.
«Bene bene, apparte la stanchezza che inizia a farsi sentire.» non si toglie mai il sorriso premuroso dalla faccia e questa cosa è davvero dolce.

«Se vuoi ti do una mano d'ora in poi, posso fare ciò che mi chiedi se lo so fare.» sorrido alle mie stesse parole -non so perché - e lei fa lo stesso.
«Ti ringrazio molto, terrò conto della tua offerta. » mi fa l'occhiolino e ci sediamo a mangiare.

***
«Io esco a prendere una boccata d'aria.» dico alla donna che sistema la lavastoviglie, lei mi guarda per un attimo e annuisce.
Esco tranquilla di casa con la musica che mi martella nelle orecchie. Ho bisogno di gasarmi, di sentire quella sensazione di carica, anche perché sono davvero stanca, sia psicologicamente che fisicamente.
Vado al parco e mi sdraio sull'erba fresca della bella giornata di sole che c'è a Roma, l'unico posto dove posso rilassarmi davvero.

***
Un rumore di sirene -credo di polizia- mi assorda.
Mi alzo e tolgo la musica e vedo un'auto della polizia che si parcheggia, dalla quale poi scendono due agenti in divisa.
Ci scambiamo un paio di occhiate e loro, guardando un foglio che hanno in mano e scambiandosi due parole, si avvicinano.

«È lei.» sento dire a uno dei due.

Merda, cos'ho fatto adesso?

N/A
Buonasera, spero non vi dispiaccia se questo capitolo è venuto più corto degli altri ma davvero io non riesco più a sopportare la scuola. Sta diventando un inferno.
Btw ve se ama, e se non vi dispiace io vorrei imporre degli obiettivi, così da capire se la mia ff vi piaccia davvero.
Obiettivo:
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Non sono tanti e io davvero ci tengo a sapere la vostra opinione.
Grazie di tutto e buona lettura.
Siate attivi
Baci,
Vicky xx

Dark Angel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora