«Oh, scusa.» sento le guance arrossarsi un po'. È con un suo amico, immagino. Anche lui ha gli occhi marroni ma ha i capelli scuri.
«Ehi, tranquilla» sorride Lorenzo, gran bel sorriso «come ti chiami, piccola?» sorride beffardo. Non lo immaginavo così.
«Non chiamarmi piccola, tesoro.» il sorriso scompare dalle sue labbra e lascia spazio ad un'espressione lievemente irritata. «Che caratterino.» sorride leggermente il rosso. Valerio, al mio fianco, mi guarda un po' impaurito. Non ne vedo il motivo; è un ragazzo come gli altri no? «Comunque, mi chiamo Rachele. Ci si vede.»
Faccio un passo per superarlo quando mi prende delicatamente per un braccio e mi avvicina a sé. Sono più bassa di lui: gli arrivo giusto sotto il mento. China la testa per sussurrarmi all'orecchio «Sei una tipa tosta, stai attenta. Piccola.» lo ha fatto apposta a chiamarmi così. Che nervoso. Tira su la testa e si morde il labbro. Lo guardo male, non ho paura di lui. «Devo andare, tesoro.» dico beffarda. Sì, sono uno specchio. Ti tratto come mi tratti. È così che mi hanno insegnato a fare. Strappo il mio braccio dalla sua presa e mi incammino in classe, Valerio mi segue. Mi volto e vedo i due amici che parlano. Non voglio sapere di cosa.
Cosa vuole da me? Quel rosso è alquanto misterioso e la cosa mi intriga. Non sono mai stata impicciona, tutt'altro, ma in lui.. Non so, c'è qualcosa. Mi piacerebbe sapere cosa.
«Rachele?» Valerio mi riporta sulla Terra. «Dimmi» rispondi subito, rotea gli occhi al cielo «Non mi stai ascoltando.» ammette più a se stesso che a me «Perdonami, che stavi dicendo?» non mi ero accorta che stesse parlando.
«Nulla di importante» scrolla le spalle.
«Ah, okay.» se dice così non deve essere importante. Non possiamo entrare in classe perché il professore non ci lascia. Che merda. «Sai qualcosa su di lui?» chiedo indicando con la testa il rosso, mi appoggio al muro con la schiena. «Non tanto.» risponde Valerio. Il rosso mi stava guardando, l'ho visto.
Una ragazza con i capelli neri, truccata con minimo 5 chili di fondotinta, mascara e rossetto gli si avvicina. Si vede che è in astinenza di cazzi. Dietro di lei ci sono altre due ochette. Sicuramente saranno le sue schiavette. Sta tentando di fare la corte a Lorenzo ma lui non la caga di striscio, continua a parlare con il suo amico. I due se ne vanno e la nera ci rimane alquanto male. Il moro vicino a me passa più volte la mano davanti al mio viso, balzo quando me ne accorgo. «Ci sei?» chiede seccato. Ha tutti i motivi di esserlo, lui parla e non lo cago. Ma scusa, mi stavo godendo la scena, devo ammettere che i pop corn ci stavano. «Si, ci sono.» dico. Suona la campanella ed entriamo in classe. «Non sai nemmeno quanti anni ha?» chiedo a Valerio, sta mettendo via filosofia. «Chi? Lorenzo?»
«Sì.» sennò chi? Mio nonno? «Onestamente no, non mi interessa.» risponde scrollando le spalle. Annuisco.
Entra in classe una professoressa giovane, bella anche. «Buongiorno ragazzi.» saluta sorridente. Guarda nella mia direzione e mi guarda incuriosita. Prende il registro e dice «Per la nuova arrivata, io sono la professoressa Matt. Insegno inglese.» annuisco. Mi piace molto l'inglese. Passo molto tempo a leggere libri o vedere film in questa lingua. Penso che mi si addica, forse perché mio padre è americano, rido.
«Lei è?» chiede la prof. «Rachele Brown» le porgo un sorriso falso. Ispira simpatia, ma sorride troppo per me. «Perfetto.» dice lei. Grazie a Dio inizia subito con la lezione e non chiede le presentazioni. Decido di stare attenta queste due ore, anche perché ho notato che Valerio ha delle difficoltà.
«Vale, dopo cosa abbiamo?» chiedo al moro. Prende il diario «dopo l'intervallo abbiamo matematica e diritto, poi tutti a casa!» minchia, mattinata leggera eh?
Detto onestamente preferisco rimanere a scuola che andare a casa, dove mia madre non mi cagherà o sarà al lavoro e mi dovrò cucinare io il pranzo. «Grazie.»
Le ore di inglese passano velocemente grazie alle risate con Valerio. È davvero un ragazzo simpatico. Adesso matematica e diritto. Dovrebbero fare un orario migliore secondo me.
Suona la campanella.
«Rachele, adesso abbiamo l'intervallo.» mi informa il moro. «No, maddai.» lo fulmino con lo sguardo. Mi fa sentire una disagiata però sono comunque troppo acida. «Scusa» dico subito dopo. Lui mi sorride e mi abbraccia. Rimango sorpresa al suo gesto. Perché lo fa? Che tenero. Lo circondo con le mie piccole braccia e lo stringo leggermente. Non abbracciavo qualcuno da una vita.
*Flashback*
«Rachi!» urla mio padre dal giardino. Ha caricato in macchina delle valigie. «Dove vai papà?» chiedo spaventata. Non voglio che se ne vada, lui è tutto per me. Non è solo un padre, ma è stato anche un amico per me. Mi abbraccia forte «Devo andare lontano piccola.» noto che ha gli occhi lucidi.
«Dove? Perché?» chiedo, ho troppe domande per la testa.
«Vado lontano perché ho litigato con la mamma, ti prometto che ti verrò a trovare appena potrò.» mi scende una lacrima e lo stringo più forte.
«Sappi che ti aspetto.» dico. Lui annuisce e mi mette giù. Si asciuga gli occhi, io faccio lo stesso. «Ora vai dentro che tua madre ti starà cercando.» annuisco. Lui prende le chiavi e sale in macchina. Mi saluta con la mano e parte.
*Fine Flashback*
Mi sono imbambolata a fissare il muro davanti a me. Il moro si allontana da me «a cosa pensi?» chiede.
«Oh. A niente.» lui annuisce in risposta. Nella classe ci siamo solo noi due e la professoressa. «Rimaniamo qui davanti?»
«D'accordo.»
Usciamo dalla classe e mi siedo per terra con la schiena contro il muro, seguita da Valerio.
Lo guardo. «Perché lo hai fatto? Dico l'abbraccio.»
«Ne avevi bisogno.» sorride. «A me non è cambiato nulla. Ti ringrazio comunque.» dico. È vero. Forse ne avevo bisogno. Ma mi ha fatto tornare in mente mio padre, e sto cercando di rimuoverlo. Quella che se ne doveva andare era mia madre, non mio padre. Quella zoccola ha sempre avuto il controllo su tutto e mi dispiace molto per mio padre. Però non serve a niente rimpiangere il passato. Se è successo è perché doveva andare così.
«Figurati.» sorride.
Per il corridoio c'è la mignotta di prima, seguita, ovviamente, dalle altre due. Sta cercando qualcuno, credo stia cercando Lorenzo. Io e Valerio ci alziamo e andiamo alle macchinette. La nera mi vede e mi si avvicina. «Ehi tu. Senti.» Madonna, sicuramente ha ingoiato il fischietto di quei giocattoli per cani. Non è umanamente possibile avere una voce del genere. Valerio la guarda malissimo, io mi giro «Stai parlando con me?» chiedo scazzata. Ci mancava questa a rompermi i coglioni. «Si sto parlando con te. Ti ho vista parlare con Lorenzo dato che so che sei nuova e certe cose non le sai, ti informo che Lorenzo l'ho visto prima io. Perciò, è proprietà privata, carina.» mmh. Mi trattengo sennò ti rovino quella bella maschera di trucco che hai. «Convinta.» dico semplicemente, mi rigiro verso Valerio dandole le spalle. «Oh, hai capito?» urla mettendomi una mano unta di sudore sulla spalla per girarmi. Mi giro «Se non togli immediatamente quella merda dalla mia spalla ti stacco la mano e te la faccio ingoiare.» ma guarda te questa. La toglie immediatamente e sento le due dietro di lei dirle di andarsene, che è una perdita di tempo perché Lorenzo sceglie lei e non me. «Per la cronaca, Lorenzo non mi interessa.» le informo. Passo in mezzo al trio, Valerio mi segue con la bocca aperta. Il moro mi passa davanti, mi sento toccare la schiena e penso sia quella troietta. Ora vedi come le faccio ingoiare la mano. Mi giro e mi ritrovo il ragazzo alto due metri davanti.
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N/A
Salve a tutti. Grazie mille per i voti. Continuate ad essere attivi! Perdonate il ritardo ma ho rotto il telefono, quindi devo scrivere al computer e sono alquanto lenta.
Ve se ama.
A presto x
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Dark Angel.
FanfictionLei, la nuova arrivata, quindi a vista di tutti sfigata e asociale. Lui, il popolare della classe, a vista di tutti figo e intelligente. Volete sapere cosa succederà tra i due? Bene, siete nella storia giusta.