La stanza delle riunioni sembrava insolitamente piccola, adesso che tutti erano in piedi. Perfino più piccola rispetto a quando conteneva anche Fury. Ma era stato sufficiente che lui sparisse, dopo quell'ultimo commento rabbioso, per farli alzare uno dopo l'altro, quasi risultasse intollerabile rimanere fermi senza agire.
Non avevano un obiettivo, né degli ordini, né una vera e propria idea sul come risolvere le cose – e di cose da risolvere ce n'erano fin troppe, non ultima l'assenza di uno di loro. Ma la tensione era palpabile, e Clint non la sentiva solo su di sé, nell'impulso tenuto a freno a stento di allungare la mano alla ricerca dell'arco che giaceva smontato nella sua custodia: Natasha era più impassibile e sfuggente del solito, irradiava una sicurezza frutto di anni e anni di pratica, e la sua posa con le braccia conserte e la schiena appoggiata al muro, in apparenza tanto naturale, gli dava solo la conferma di quanto fosse abile a nascondere la propria irrequietezza. Gli occhi di Bruce saettavano tra i volti di tutti di loro senza mai arrivare a incrociarne gli sguardi. Steve continuava a sfogliare i documenti che gli aveva dato Fury, ma le due volte che si era schiarito la gola poi non aveva proferito parola.
E Thor era in un angolo, la mano stretta all'impugnatura di Mjolnir come se fosse stata fusa su di essa.
Nessuno diceva nulla, ma, seppur con sfumature e gravità diverse, sapevano tutti cosa li tormentasse.
Una squadra. Adesso siamo diventati una cazzo di squadra.
Lo erano stati in diverse occasioni, prima; ma mai in modo così assoluto, pronti ad agire come un'unica entità, con uno scopo comune per cui erano pronti a schierarsi anche contro Fury – e sapeva che la silenziosa ostilità presente tra loro e il direttore dello S.H.I.E.L.D. non si era ancora davvero smorzata, dopo il suo ordine di abbandonare le ricerche di Tony.
Perfino Natasha, fedele fino al midollo all'organizzazione per cui aveva deciso di lavorare, non era più solo un'ombra sfuggente che faceva perdere le proprie tracce alla fine delle riunioni, salvo poi comparirgli in camera quando voleva la sua compagnia; erano un collettivo, adesso. Avevano preso l'abitudine di mangiare assieme, di passare assieme del tempo a discutere di strategie o ipotesi relative al luogo in cui Loki potesse aver portato Tony, e ciò che analizzavano con Fury poi lo discutevano in un incontro più ufficioso.
In quei momenti non erano più due assassini, un dio nordico, un super soldato e uno scienziato che sapeva assumere le sembianze di un mostro immortale. Ma erano una squadra. Erano gli Avengers. Un gruppo di supereroi a cui però mancava un elemento – e no, non voleva nemmeno pensare che il loro nome venisse rinforzato da un secondo funerale.
Prima Phil, e adesso Tony.
Sembrava che solo le perdite sul campo e il pericolo riuscissero a renderli tanto uniti.
La mano corse alla spalla, fermandosi un attimo prima di toccarla quando realizzò di non avere l'arco con sé; si lasciò sfuggire un sospiro, prima di puntare gli occhi su Thor, fermo in angolo e con lo sguardo basso, il volto nascosto dal velo di capelli biondi che ormai arrivavano alla schiena. Lui, tra tutti loro, pareva portare sulle proprie spalle il peso più opprimente.
Spesso la rabbia che Clint provava nei suoi confronti gli bruciava i pensieri, tingendoli di un rancore violento; ma quando riusciva a ingoiare l'odio che provava per Loki a sufficienza da mettersi nei panni di Thor, era la compassione a prevalere, come in questo momento. Amare chi ti stava distruggendo doveva essere la peggiore delle maledizioni.
Ai margini del suo campo visivo, Natasha si fece avanti, fino ad arrivargli a un passo di distanza sul lato dove teneva Mjolnir.
"Tutto bene?", gli chiese.
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Like a Mirror - THE AVENGERS
FanfictionIron Man è morto, Tony Stark è spezzato e Loki si ritrova al posto giusto nel momento giusto. Cosa faresti se trovassi il tuo nemico preferito muto e in catene? [FrostIron]