Capitolo 12: In the depths of his mind

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Capitolo 12: In the depths of his mind

Erano stati quattro giorni di ricerche ininterrotte, di speranze, timori inconfessabili e stanchezza che penetrava fin nelle ossa e non lasciava tregua nemmeno durante le poche ore di sonno. Tra loro c'erano assassini con anni di addestramento alle spalle, c'era un dio immortale, c'era un soldato perfetto che travalicava i normali limiti umani, ma perfino individui del loro calibro avevano cominciato a risentire della continua tensione e del susseguirsi di false piste, speranze smentite dopo averli illusi con il loro tocco leggero e un'incertezza che diveniva incubo peggiore di un cordoglio.

Il vero crollo c'era stato una volta scoperto il rifugio di Schmidt, con quella cella macchiata di sangue inesorabilmente vuota, la cui immagine era rimasta a tormentarli come senso di colpa per il loro ritardo. Se solo fossero stati più veloci ad arrivare lì, se solo avessero catturato prima un agente dell'Hydra, se solo fossero riusciti a farlo parlare in un tempo più breve... troppi condizionali che non potevano essere esauditi, appartenenti a un passato ormai impossibile da modificare.

La verità era che avevano fatto irruzione nell'edificio qualche ora troppo tardi, e adesso Tony era chissà dove, prigioniero del folle fratello di Thor, torturato, plagiato da una qualche magia o forse morto – e non doveva pensare a questa eventualità perché bastava riconoscerla nella propria mente per sentire il cuore accelerare pericolosamente il battito e i suoi stessi pensieri tingersi di quel verde che avrebbe potuto inghiottire ogni cosa.

La lunga pratica nell'arte del controllo di sé gli permise di allontanare l'ombra minacciosa del suo alter ego con un semplice esercizio di respirazione, ma la sorda collera che gli martellava le tempie non se ne andava, persisteva a tormentargli i pensieri assieme a una gelida paura senza nome. Se Tony fosse morto, nemmeno lui sarebbe mai riuscito a bloccare l'Hulk. Probabilmente Banner sarebbe scomparso, lasciando solo il mostro verde a devastare città dopo città, perché la perdita del suo migliore amico sarebbe stata una ferita troppo profonda.

Lo conosceva da poco più di un anno, ma senza contare Betty rappresentava il suo legame più importante: dopo anni in cui si era convinto di essere condannato a una vita perennemente in fuga e in solitudine, Tony gli aveva dimostrato come fosse possibile perfino per una persona dannata com'era lui avere una casa, degli amici, delle persone da cui tornare. Era stato l'unico ad andargli vicino senza la minima paura, quando perfino Natasha si era dimostrata guardinga e spaventata durante il loro primo incontro.

Certo, lei, Steve, Clint e Thor adesso erano tutti degli amici preziosi, legami creatisi poco a poco, dopo che si erano abituati a rilassarsi in sua presenza e a fidarsi del suo autocontrollo; ma il miliardario c'era stato fin da subito, rifiutandosi di rivolgergli una cautela particolare – o un qualsiasi tipo di cautela, a dire il vero – o di comportarsi come se fosse in presenza di una bomba a orologeria. Bruce era sicuro che fosse stato questo suo atteggiamento a rendere così rapido e indolore il suo passaggio da minaccia mortale ad amico degli altri Avengers.

E ora Tony non c'era più.

Inspirò a fondo attento a farsi notare il meno possibile, trattenne l'aria nei polmoni per dieci secondi e poi espirò lentamente.

Dopo quattro giorni di ricerche incessanti e sempre più disperate, avevano esaurito qualsiasi traccia, avevano esplorato tutti i possibili rifugi di Loki che lo S.H.I.E.L.D. aveva localizzato durante quei mesi di scontri e nella riunione appena terminata Fury aveva ordinato di cessare le ricerche e concentrarsi invece sulle difese per un eventuale attacco di Doom, malgrado le proteste accorate di Steve, che non aveva accettato senza opporsi la decisione di abbandonare Tony al suo destino.

Like a Mirror - THE AVENGERSWhere stories live. Discover now