Capitolo 4: On his knees

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Tony voleva morire. Letteralmente morire, perché non era sicuro che vivere in quelle condizioni fosse meglio che ritrovarsi in perpetua posizione orizzontale.

Perché aveva deciso di diventare un supereroe?

Lo stomaco gli si stava attorcigliando come se cercasse di uscirgli dalla gola, la nausea gli annebbiava i pensieri e la voce di Fury gli stava aggravando i postumi della sbornia peggio di quanto avrebbe potuto fare un martello pneumatico inserito nell'orecchio, spingendolo a chiedersi se un simile abuso uditivo prima dell'alba potesse qualificarsi come tortura. Aveva cercato di spegnere la comunicazione con lui, mentre volava più o meno stabilmente nella direzione richiesta, ma Jarvis gli si era rivoltato contro con l'assurda pretesa che dovesse ascoltarlo perché 'si tratta di una faccenda importante, signore'. E, di nuovo, perché aveva pensato che diventare un supereroe fosse una buona idea?

"Si può sapere per quale motivo sono stato costretto a uscire di casa alle cinque di mattina?" sbottò, interrompendo a metà un'invettiva del collerico direttore dello S.H.I.E.L.D. "E risparmiarmi le stronzate burocratiche sul fatto che non puoi rivelarmi nulla senza prima aver ottenuto la mia collaborazione. Sono abbastanza certo che potrei denunciare qualcuno per sequestro di persona, minacce e tortura."

"Loki è stato avvistato a Central Park."

Questa notizia aumentò all'istante la sua sobrietà del cinquanta percento.

"Intendi lo psicopatico fratello adottivo di Thor con il feticismo dei vestiti in pelle e degli elmi con le corna?"

"Proprio lui." rispose Fury, e anche a distanza di svariati chilometri il gelo della sua voce gli fece comprendere quale terribile fato la spia stesse progettando per il dio, una volta che gli fosse capitato tra le mani.

Non chiese come avesse fatto Loki a fuggire da Asgard. Fin da quando lui gli aveva chiesto un drink, con quell'espressione serafica così stonata per chi era appena stato usato come mazza per demolire parte della sua abitazione, aveva avuto l'impressione che si fosse arreso più per propria scelta che per necessità. Malgrado il rancore per la morte di Phil e per il suo tentativo di conquistare la Terra, non poteva negare di aver riconosciuto nel fratellastro di Thor un'intelligenza notevole e un'ancor più evidente capacità di pianificare le proprie mosse. Un cattivo come lui aveva sempre almeno un piano di riserva.

Se non altro aveva qualcuno su cui sfogare il mal di testa crescente.

"Quando arriverai, tienilo impegnato e lontano dai civili." ordinò Fury "Romanoff e Barton ti raggiungeranno il prima possibile."

Suo malgrado sorrise. Sarebbe stata una bella rimpatriata, non vedeva i due agenti da quando si erano salutati dopo aver sventato l'attacco dei Chitauri.

"Ricevuto." rispose, senza polemizzare sul fatto che difficilmente dei civili, o almeno dei civili rispettabili, si sarebbero trovati a Central Park mentre aveva appena cominciato ad albeggiare.

"Lasciane un po' anche per noi, Stark."

Riconobbe subito la voce che si era intromessa negli altoparlanti dell'armatura su un'altra frequenza.

"Come desideri, Legolas. Magari questa è la volta buona che riesci a dare a Fury un compagno di benda."

"Fa' attenzione." lo ammonì la voce severa di Natasha, coprendo il feroce commento di assenso di Clint.

Lui sorrise senza rispondere.

Una manciata di minuti più tardi, mentre i primi raggi del sole illuminavano il cielo, si ritrovò a fermarsi a mezz'aria, stupefatto: su un'ampia porzione del parco c'era uno strato sottile di ghiaccio che copriva il suolo e si innalzava a formare delle pareti trasparenti alte quattro o cinque metri. Al centro, come se avesse cercato di costruirsi un riparo, c'era l'inconfondibile figura di Loki.

Like a Mirror - THE AVENGERSWhere stories live. Discover now