Capitolo 1: Falling

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Un gruppo terroristico non identificato aveva preso d'assalto un piccolo laboratorio di provincia in Messico; nulla di interessante in apparenza, se non fosse stato per l'irritabilità di Fury, più consistente del normale per non risultare sospetta. Un rapido lavoro di hacking nei server dello S.H.I.E.L.D. gli aveva fatto scoprire che quel piccolo laboratorio era il luogo dove venivano segretamente portati avanti degli studi del tutto teorici sul Tesseract.

A quel punto il suo coinvolgimento nella missione era risultato scontato.

Le istruzioni come sempre erano state rapide e asettiche: andare sul luogo dell'attacco, catturare o uccidere i terroristi, salvare gli scienziati tenuti in ostaggio, se erano ancora vivi, e cercare di contenere i danni. Ordinaria amministrazione, per Iron Man.

Si era diretto verso l'obiettivo rimanendo a qualche centinaio di metri di quota, pervaso dalla pura e semplice gioia del volo, una sensazione che non lo aveva abbandonato nemmeno dopo aver raggiunto un tale grado di simbiosi, con la sua armatura, che, se solo non fosse stata così scomoda, l'avrebbe tenuta anche a letto. E non con lo scopo a cui Clint alludeva quando si esibiva in battute di cattivo gusto in proposito.

"Stark, fai attenzione, ancora non conosciamo l'entità delle forze nemiche." si era intromessa nei suoi pensieri una voce familiare, ben più irritante dell'arciere represso della Stark Tower.

"Non preoccuparti, Nick, lascerò qualche soldato di bassa lega per i tuoi agenti, così potrai sentirti utile anche tu." aveva chiuso la comunicazione prima che Fury completasse uno dei soliti insulti, quindi si era sintonizzato su un'altra frequenza, mentre sfrecciava nel cielo azzurro del Messico alla massima rapidità "Nat, Legolas, a che punto siete?"

"Arriveremo tra un'ora al massimo."

Il laboratorio era comparso nel suo visore a soli tre chilometri di distanza.

"Portate spumante e pasticcini, allora, perché arriverete giusto in tempo per festeggiare la mia vittoria."

Era atterrato un paio di minuti più tardi, in mezzo a una ventina di uomini armati che difendevano il perimetro; nella parte sotterranea del laboratorio Jarvis ne aveva localizzati altri diciotto, tra civili e terroristi, ma il numero non contava se si era Iron Man.

Aveva teso le mani verso i criminali senza nemmeno dar loro il tempo di riaversi dallo stupore per il suo arrivo improvviso.

"Giusto per farla breve, siete tutti miei prigionieri. Ora deponete le armi e da bravi terroristi obbedienti mettevi faccia a terra."

Stupidamente prevedibili, gli uomini avevano imbracciato i fucili contro di lui; una frazione di secondo più tardi, erano finiti tutti al suolo prima ancora di poter dare l'allarme.

A quel punto mancavano solo gli obiettivi nel laboratorio.

Una volta entrato nell'edificio e raggiunto il più silenziosamente possibile il piano sotterraneo, si era bloccato per la sorpresa. Non per gli ostaggi, terrorizzati fino alle lacrime, costretti a stare in ginocchio davanti ai criminali armati, nemmeno per i corpi degli scienziati riversi al suolo, ma perché il terrorista che pareva a capo delle operazioni, e che si era subito voltato a fissarlo al suo arrivo, gli era parso familiare. Jarvis gliel'aveva confermato subito sul visore, identificandolo come un uomo non più del tutto umano che avrebbe dovuto essere morto da circa settant'anni.

Johann Schmidt, nemesi di Captain America, supporter di Hitler per opportunismo e figlio di puttana a tempo pieno.

"Ma tu non sei quel tipo che aveva preso troppo sul serio la moda dell'abbronzatura?" aveva infranto il silenzio, chiedendosi dove avesse recuperato una maschera identica a quella che indossava all'epoca della seconda guerra mondiale.

Like a Mirror - THE AVENGERSWhere stories live. Discover now