Era caduto.
Per ore – giorni mesi anni.
Senza fine, senza tregua, senza vita.
Aveva attraversato orrori che avrebbero annichilito la mente di qualunque altro essere vivente, che si sarebbero nutriti della sua razionalità un sanguinoso morso alla volta, perché nemmeno un immortale poteva passare indenne attraverso quel vuoto nero e silenzioso, così gelido da far rabbrividire perfino il mostro Jotun occultato sotto la sua pelle Æsir .
L'impatto con il suolo di una nuova realtà gli era riverberato fino all'interno delle ossa, mentre ancora la sua coscienza annaspava tra i brandelli di pensieri che gli erano rimasti dopo essere stato inghiottito nel nulla presente tra regni. Ferito ed esausto per lo sforzo di mantenere se stesso durante la lunga caduta, non era stato capace di rialzarsi nemmeno quando delle bestie sconosciute si erano assiepate intorno a lui.
Aveva concentrato tutto se stesso per scorgere i loro tratti attraverso l'oscurità che pareva avvolgere i suoi pensieri, più ancora dei suoi occhi, e alla fine li aveva riconosciuti: Chitauri. Esiliati dei Nove Regni. Incubi ormai dimenticati da tutti, salvo che dagli antichi tomi della biblioteca di Asgard.
Era stato allora che erano cominciate le torture.
A volte si protraevano fino a privarlo della coscienza, altre si interrompevano giusto il tempo per fargli recuperare la lucidità, altre volte ancora quei mostri gli permettevano quasi di rigenerarsi del tutto prima di ricominciare a lacerargli la carne e a rompergli le ossa; più raramente compariva l'Altro, il loro leader, che gli parlava dei piani di conquista di Midgard, del Tesseract, della missione di servire un padrone immortale e innamorato della Morte.
Anche se non lo aveva mai nemmeno sfiorato, lo odiava più ancora dei suoi diretti carnefici.
Lui sarebbe stato il primo che avrebbe ucciso, non appena avesse recuperato le forze.
Non sapeva quanto tempo fosse trascorso dal suo arrivo, quando infine colse dei passi pesanti in lontananza. Avrebbero potuto essere semplici giorni o interi millenni. Era ancora troppo debole per richiamare la magia a proteggerlo, mentre ancora tutta la sua vita era incentrata sulla sofferenza e sullo sforzo di ricucire assieme i brandelli della propria mente.
Confusamente, tra gli sprazzi di dolore che gli bersagliavano la coscienza già vacillante per la caduta, scorse una figura diversa dai suoi carnefici. Non ebbe bisogno di metterla a fuoco, di scorgere i tratti che caratterizzavano quell'essere, il cui potere era stato sufficiente a fargli correre un brivido lungo la schiena più ancora delle torture, per riconoscerlo.
Davanti a lui c'era Thanos.
Ne indagò il volto senza nemmeno sentire più il dolore, impegnato nel semplice sforzo di riempire d'aria i propri polmoni, mentre si ritrovava a sostenere gli occhi di uno dei pochissimi nemici che perfino l'All-Father temeva.
Poi le labbra del titano si aprirono in un sorriso.
"Sei molto lontano da casa, piccolo dio."
Ma lui non aveva più una casa, quell'ultimo rifiuto di Odino gliel'aveva strappata via per sempre, un 'no, Loki' che riverberava doloroso nella sua mente anche attraverso la tagliente sofferenza dovuta alle torture e che non avrebbe mai smesso di martellargli il petto.
(bastardo senza padre, figlio non voluto, mostro, Jotun)
"Come pensi di salvarti la vita?" domandò il titano, sul volto un cupo divertimento.
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Like a Mirror - THE AVENGERS
FanficIron Man è morto, Tony Stark è spezzato e Loki si ritrova al posto giusto nel momento giusto. Cosa faresti se trovassi il tuo nemico preferito muto e in catene? [FrostIron]