Un istante di quiete

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E si guardano l'un l'altro,
sospesi su un filo di neve.
[Maxence Fermine]

Liria decise che il suo nome non avrebbe mai dovuto essere accostato allo spettacolo. Prese quella scelta con una patina di rammarico davanti agli occhi, costringendosi a smorzare quell'euforia che non poteva fare a meno di provare quando pensava alla sua opera, messa in scena davanti a centinaia di persone. Con la situazione generale del Bronx, esporsi così tanto sarebbe stato troppo pericoloso, per lei e per chiunque altro in quel teatro. E nonostante la mora fosse impulsiva, non era un'irresponsabile, e soprattutto non aveva intenzione di rovinare tanto duro lavoro per una questione di orgoglio, di egoismo.

A convincerla ulteriormente a rimanere nell'ombra, era stata Cass, che con i suoi tarocchi aveva predetto una catastrofe la sera della prima. Il problema non era il giorno stesso, lo spettacolo avrebbe potuto essere rimandato anche di mesi, eppure non sarebbe cambiato nulla: il disastro era destinato a verificarsi comunque e, a quanto pare, a colpire solo la Anderson.

"Che significa?" Aveva chiesto Liria all'amica, nell'apprendere quel bizzarro vaticinio.

"Che sei una calamita per le sventure, Andy."

"Colpa del ferro per l'anemia."

"Il ferro lo dovrebbero toccare quei disgraziati a cui attraversi la strada, poveretti... Sei l'equivalente di un gatto nero su due gambe, lasciamelo dire. Allo spettacolo sarà meglio tenere gli occhi aperi."

"E magari anche prendere le distanze dal palco, per quanto mi riguarda. Se la mia solita sfortuna si dovesse palesare come catastrofe, non voglio che nessun innocente venga coinvolto. Ora concentriamoci sulle prove."

Will e Jim raggiunsero le due amiche poco dopo, a teatro. Il biondo, infatti, si era accordato con Liria per scattare delle fotografie di vari dietro le quinte e delle prove generali, al fine di arricchire il suo portfolio, e il giovane Bustrong si era offerto di fargli da assistente. Il moro, appunto, iniziò a montare dietro al sipario un cavalletto per la fotocamera, mentre Will correva da una barcaccia all'altra del teatro con la sua Nikon per individuare l'angolazione migliore. Sul palco, d'altro canto, l'episodio inscenato era un monologo di Arya, a seguito di aver appreso le origini nobili di Henry e il suo dovere di prendere parte ad un matrimonio combinato.

"Non ho mai visto un'aquila impaziente di essere spennata, né tantomeno un cavallo selvaggio, magari un mustang, disposto a farsi addomesticare. Al contrario, quando un appaloosa viene rilasciato nella prateria, è ben contento di correre libero." Iniziò Rose, con una nota di disprezzo e derisione nella voce.

"Ditemi, Lord, è la luna che vi rende matti? O il vostro nobile e solenne volto è così pallido perché siete malato? Forse c'è qualcosa di strano nella vostra testa. Gli sciamani della mia tribù comunicano con gli spiriti naturali tramite funghi o piante come il peyote, ma in confronto a voi sono lucidi e coscienti come non mai. Sposerete una donna sconosciuta a capo chino, da inerte, da sommesso..." s'interruppe, e un ghigno canzonatorio comparve sul suo viso. "Da cane. Disposto a barattare la propria libertà per un osso e un mezzo morso di carne marcia. Credete sia questo, vivere? Solo i miserabili possono cedere l'aspetto più importante del proprio essere con così tanta leggerezza. Siete un miserabile, voi? Lo siete, Milord? A quanto pare un titolo nobiliare non è sufficiente per discernere un uomo illumiato da un inetto. Vi innamorerete della libertà, ne sono certa. Vi innamorerete di me, nobile illuso, che la indosso e la ostento quanto le fanciulle a cui siete abituato ostentano i loro pizzi pregiati, perché amore è scoperta, e ciò che già si conosce, dopo aver appreso il fascino dell'ignoto, diventa monotono."

Rebel 2- Romantic in Revolt [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora