Mascherare le crepe

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《So poco della notte
ma la notte sembra sapere di me,
e in più, mi cura come se mi amasse,
mi copre la coscienza con le sue stelle.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è niente
e le congetture sopra di lei niente
e gli esseri che la vivono niente.》
[Alejandra Pizarnik]

Dopo il rientro in hotel, la serata di Jughead proseguì esattamente come il ragazzo aveva immaginato: Betty, incredibilmente sospettosa e visibilmente irritata, aveva palesato il suo malumore tramite un'espressione tutt'altro che rasserenante, e rifiutandosi categoricamente di proferire anche solo una parola. Si ostinò a tenere il muso lungo fino a quando, come Jughead aveva predetto, non fu servita in tavola la fatidica pizza della discordia, che riportava per Betty la forma di un cuore.

Quel riguardo bastò per risanare qualunque conflitto precedentemente intrapreso, e ogni rancore venne, almeno per il momento, insabbiato del tutto, nella paziente attesa di essere di nuovo portato a galla e scagliato come un proiettile nel bel mezzo dell'ennesima discussione.

Del resto, se Betty non avesse accettato la tregua di quella sera, Jughead si sarebbe ritrovato completamente inerme sotto lo sguardo truce della sua ragazza, e impossibilitato a controbattere a qualsiasi accusa o asserzione sprezzante della bionda, poiché la sua mente era irrimediabilmente altrove.

Non poteva fare a meno di pensare alle carte che aveva visto sul tavolo della cucina di Jim e Cass, alle parole che quest'ultima aveva detto a riguardo.

"Il mazzo non è truccato, lo giuro."

Quella frase continuava ad echeggiare nella testa del corvino ininterrottamente, ricordandogli, quasi a volerlo tormentare fino alla follia, che c'era qualcosa che non sapeva, una realtà a lui maledettamente estranea. Quel pensiero, durante tutta la sera, non gli diede pace nemmeno per un istante, non gli concesse neppure un secondo di tregua per prendere il respiro. E giunta la notte, sotto il sottile lenzuolo di un letto troppo comodo per essere situato nella stanza di un hotel così umile, la situazione non cambiò.

Si ritrovò, mentre la sveglia sul comodino indicava le due, con lo sguardo fisso alla carta da parati ingiallita della camera, che al buio risultava di un grigio spento, sporco. Alle sue spalle, sul lato destro del letto, Betty dormiva tranquillamente, ignara della moltitudine di dubbi e domande che non permettevano al corvino di chiudere occhio.

Jughead si mise a sedere sul lato del letto di scatto, come se il suo corpo si fosse stancato di aspettare i comandi del cervello. Con i piedi che a pena toccavano il tessuto consumato della moquette, puntò tempestivamente lo sguardo sul suo cellulare, appoggiato sul comodino, e lo afferrò, facendo attenzione a non accendere il display per errore, in modo che il buio della stanza non fosse squarciato da nessuna luce.

Si decise a premere il pulsante di avvio del telefono solo una volta giunto in bagno. Si sedette sul bordo della vasca rettangolare parallela alla porta, e, spinto dalla curiosità, digitò in tutta fretta alcune lettere si tastiera. Dopo un istante, il risultato della sua ricerca, nonché la risposta ad ogni sua domanda, gli comparve davanti agli suoi occhi, tra le crepe e i graffi dello schermo del cellulare.

Avendo ben impressi i tarocchi di cui, appena poche ore prima, non aveva avuto modo di conoscere il significato, per il corvino non fu difficile individuare, tramite una semplice ricerca su internet, cosa ognuno di essi volesse dire.

La prima carta che aveva estratto era il matto, l'unico tra gli arcani maggiori a non essere associato ad un numero, quasi a sottolinearne la particolarità. La carta era collegata ad un periodo della vita caratterizzato dalla totale mancanza di valori guida, di regole morali, costellato da azioni sconsiderate, illogiche, e da un istinto incapace di scindere la strada giusta da quella sbagliata, il bene dal male. Poi vi era la morte, che rappresentava la conclusione di un ciclo, il confine netto che precede la rinascita, la fine che indirizza l'essere umano, talvolta con sadica brutalità e marcato senso dell'ironia, verso un mondo nuovo, ignoto, completamente sconosciuto, oppure ben noto in passato, ma ora solo un ricordo sfocato e confuso. Infine, il cavaliere di coppe simboleggiava l'avvenire di novità, di occasioni preziose ma inaspettate, dopo tante affannose ricerche. Era presagio di dinamismo, di prosperità in amore e progressioni fondamentali a livello sentimentale.

Rebel 2- Romantic in Revolt [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora