Nulla di certo

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《Cogli la rosa quando è il momento,
ché il tempo lo sai che vola...
e lo stesso fiore che oggi sboccia
domani appassirà.》
[Walt Withman]

Con il tempo, ho capito che la mia esistenza ruota intorno a quella delle persone che amo. Se loro sono felici, io sono felice. Se loro soffrono, io soffro. Certo, ho una testa pesante autonoma, ma per il cuore è un altro discorso. Metaforicamente, esso batte e pompa sangue tramite le vibrazioni positive che emana chi mi circonda. Non credo nel destino, e tanto meno nel caso, ormai è risaputo, ma posso dire per esperienza personale che chiunque ci abbia resi più forti, per un motivo o per l'altro, torna sempre. Torna, e ci stravolge la vita di nuovo, in bene o in male. È come un boomerang: più forza impieghiamo per lanciarlo lontano, più esso sarà determinato a scagliarcisi ancora addosso. Se ci colpisse potrebbe fare male, tanto, ma a volte il dolore è necessario a farci aprire gli occhi. Un conto in sospeso, un sentimento che nonostante tutto ancora non si estingue, o semplicemente la consapevolezza del pentimento. Non importa come, dove o perché, coloro che ci hanno cambiati, prima o poi, tornano. Consciamente e non. L'ho capito quando Meredith è salita su quel taxi, proprio insieme a Luke, dopo anni in cui con lei si era perso ogni contatto. L'ho capito quando Rose si è presentata al provino di Arya, e ha ottenuto la parte. L'ho capito, quando mi sono ritrovata Jughead Jones all'ingresso di casa. Mi chiedo quando lui, lo abbia capito. Probabilmente nel momento in cui ha voltato pagina, lasciandomi indietro al capitolo precedente. Quando Betty è tornata nella sua vita. Anche se forse, a pensarci bene, non se n'era mai andata.》

Un fischio risuonò tra i fitti alberi della riserva, alle spalle della mora. Quest'ultima, voltandosi, incrociò gli occhi cerulei di Will, che la salutò con un cenno della mano.

"Dove lo trovi un'altro migliore amico che ti porta le ciambelle in un parco desolato alle quattro del mattino?"

Scavalcò lo schienale della panchina su cui la mora era seduta, per poi sventolare a pochi centimetri dal naso della ragazza un sacchetto di carta che emanava un profumo persistente di cioccolato.

"Da quanto sei qui?"

"Non molto." Rispose la Anderson. "Non riuscivo a dormire..."

"E hai avuto la brillante idea di svegliare anche me, chiamandomi da una cabina telefonica..."

"Non avevo tenuto conto dell'ora..."

"Infatti il problema non è l'ora." Liria gli rivolse uno sguardo interrogativo. "È la cabina telefonica. Voglio dire, non hai un cellulare?!"

La mora scosse la testa ridendo, poi aprì il sacchetto con le ciambelle e ne prese una. Quasi non si poteva tenere in mano, tant'era calda. Doveva essere stata sfornata da poco.

"Quindi?" Insistette Will. "Ce l'hai o no?"

Liria rovistò nel suo zaino, in cerca del fantomatico telefono, anche se trovate qualcosa in tutto quel caos non sarebbe stato facile. Dopo secoli di ricerca, finalmente estrasse la mano da quel container in miniatura, e sventolò sotto gli occhi del biondo l'oggetto di ricerca. Will lo prese in mano, lo accese e aprì il calendario. Scrisse:

Promemoria: spedire un camion di ciambelle a casa Raybosh...》

"Fai sul serio?" Domandò Liria, alzando un sopracciglio.

Il ragazzo parve pensarci su per qualche istante, poi digitò di nuovo sulla tastiera:

Con una tanica di succo d'arancia.》

La mora si portò una mano davanti agli occhi.

"Dici che è meglio della birra?"

"Will..." La ragazza cercò di rimanere il più possibile seria, nonostante le scappasse visibilmente da ridere.

Rebel 2- Romantic in Revolt [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora