Stesso posto, stesse persone e stessa adrenalina.
Appena mi sono tranquillizzata tra le braccia di Scott sono andata a farmi un'altra doccia sperando di placare ogni tipo di pensiero negativo.
Ma ora sono qua e la paura si mischia all'eccitazione, provocandomi dei brividi lungo la schiena.
Sono a fianco alla mia macchina con Ty, Donnie e Scott.
Gli altri ancora non sono arrivati, forse perché non prevedevano una gara così presto e solitamente farle quando ancora la città è sveglia significa avere più problemi con le forze dell'ordine.
"Tu devi essere la Ragazza Inchiostro?"
Non sta parlando nella mia lingua, ma in arabo.
Mio padre per quel poco che è stato con me mi ha insegnato un po' la nostra lingua madre e andando avanti, ho preso delle lezioni così che un giorno potessi andare a Mohammedia, la città natale di Adhan.
"Si, sono io. Voi siete quelli che l'hanno ucciso?"
Gli rispondo a mia volta in arabo, non voglio che le poche persone che ci sono attorno capiscano quel che dico, sono cose troppo personali e crudeli.
"Wow, non pensavo che sapessi la lingua.
Comunque noi non abbiamo ammazzato nessuno, tuo padre è vivo e vegeto. È tua madre quella che ci interessa e che mi deve dei soldi. E noi siamo qua per chiederti di correre per noi, così che tu possa saldare il debito di quella donna."
Non ci posso credere, sapevo che Hilary non me la raccontasse giusta, ma mentire sulla presunta morte di mio padre è un colpo basso, perfino per lei.
"Comunque mi presento..." mi porge una mano, "Io sono Moosa e loro sono, Samir, Jaafar, Zayd e Mohanned.
Gli stringo la mano e la presa è forte e decisa, come la mia.
"Io sono Rachele, ma cos'ha fatto mia madre per avere dei debiti in Marocco?"
Il dialogo si è fatto così importante che non mi sono resa conto che anche gli altri ci hanno raggiunto e ci guardano con faccia interrogativa non capendo nulla di ciò che stiamo dicendo, o saranno stupiti del fatto che io sappia parlare l'arabo.
"Hilary si è approfittata di mia madre, portandole via gioielli e vari oggetti costosi quando era ospite da noi, perché tuo padre le aveva negato dei soldi per poter fare una vita agiata qui."
Quella donna è una vera stronza manipolatrice.
"Se dicessi che non voglio correre perché non me ne frega un cazzo di quello che ha combinato quella donna, mi lascerete stare?"
Moosa fa un sorrisetto sincero.
"Io voglio solo riportare ciò che lei ha rubato alla sua legittima proprietaria, ma se tu non dovessi accettare lei dovrebbe prendere il primo volo per il Marocco e andare a fare la governante a casa mia, così che possa pagare il suo debito da sola."
Questa versione dei fatti mi piace di più.
"Preferisco questa scelta, non mi interessa dei casini che crea mia madre, voglio che se ne vada dalla mia vita."
"Allora sarà così, Rachele. Ma voglio chiederti una cosa..."
Ora sono agitata, cosa potrebbe volere da me ancora?
"Gareggiamo. Voglio vedere cosa sai fare con la tua auto."
Tiro un sospiro di sollievo, credendo che mi chiedesse l'impensabile.
"Accetto."
Ci sorridiamo e lui va verso la sua macchina, un BMW M4 GT4 nera opaca, mentre io girandomi noto ancora tutti che mi fissano.
"Che c'è?"
Sono tutti a bocca spalancata e non riescono a formulare una frase.
"Da quando sai parlare arabo?"
Pam, la stessa ragazza che ha creduto che fossi fidanzata con Alan, mi pone la domanda con curiosità, perché lei c'è sempre stata per me, come io per lei.
"L'ho imparato con il tempo e soprattutto dopo che mio padre mi ha abbandonata."
Avevo deciso di imparare l'arabo perché la bambina che ero un tempo credeva di essere stata abbandonata perché ancora non sapeva la sua lingua madre, ma crescendo ovviamente ho capito che non era così, ma ho continuato a prendere delle lezioni pensando che un giorno mi sarebbe stata utile, infatti.
Nessuno mi fa più domande ed io sono pronta a vincere, di nuovo.
Abbiamo deciso di gareggiare non appena la vita intorno a noi fosse andata a dormire, così da non attirare troppo l'attenzione.
"Lele..."
Rimango con la sigaretta a mezz'aria riconoscendo la voce.
Alan.
Cosa cazzo ci fa qua?
Mi volto senza guardarlo negli occhi, perché se dovessi farlo tutto ciò per cui sto lottando, andrebbe in fumo.
"Lele ti prego, perdonami. Dammi un'altra chance, ho bisogno di te."
Alan mi sfiora la guancia, il suo tocco continua a gelarmi sul posto, mi fa un effetto strano e doloroso, forse perché in cuor mio so che non potrò più farmi toccare, accarezzare e abbracciare da lui.
"Vattene Alan, non posso essere lucida se ci sei tu e io non voglio vederti. Non sono una persona che continua a dare possibilità ad altri, sapendo che prima o poi arriverà la batosta che mi farà perdere completamente la fiducia. Quando e se vorrò avere contatti con te, mi farò viva io."
Alan annuisce e senza dire una parola fa dietrofront e se ne va, e come la prima volta al bar, un altro pezzo di me se ne va via con lui.
Lasciandomi la scia di quel profumo che ormai gli appartiene.
Lasciandomi un magone che solo lui può portarmi via.
Ed io lascio qua la consapevolezza, che tornerò da lui.
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FIGHT OR FLIGHT, LA FUGA DELLA RAGAZZA INCHIOSTRO
ChickLitCiò che ha fatto andare avanti Rachele nella sua vita è stato un motto. Fight or Flight. Combatti o fuggi. Rachele ha sempre lottato per chiunque, ma per lei chi lo faceva? Nessuno, per questo ha preferito scappare.