18.

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Sono passati giorni da quando mi sono trovata in quel parco, la mia decisione finale è stata di non denunciare, nonostante tutti mi abbiano detto di fare il contrario. Non avevo il coraggio di farlo, forse perché sapevo che non sarebbe cambiato nulla.
Il mio manoscritto al momento è fermo, ho un blocco che mi impedisce di continuare, non smetto di cercare idee, spunti che mi facciano scuotere e mi aiutino a tornare a scrivere. Ma i pensieri sono più forti, il brutto periodo mi sta mettendo alla prova e io non sono sicura di potercela fare.
Arriva un momento in cui la vita ti pone davanti delle possibilità di fuga, come posti segreti, tranquilli, sconosciuti, nascosti.
Ognuno di noi ha un posto in cui non sente più il rimbombo di una vita sbagliata, dove tutti i problemi diventano solo immaginari e le persone che vorresti vicino lo sono per davvero.
Il mio posto è il mare.
Ogni volta che ci vado resto ammaliata dalla danza che fanno le onde, il suono che producono, mi faccio cullare e trasportare in un mondo diverso da questo, dove caos e armonia riescono a convivere senza distruggersi.
Non ci penso due volte e mi alzo dal letto, recupero la borsa mettendoci all'interno un telo da mare e una coperta nonostante l'aria sia ancora calda, siamo quasi a metà settembre ma l'estate non vuole andarsene, questa è un'altra cosa che mi destabilizza. Mi piace l'estate, ma io mi confondo di più tra l'autunno e l'inverno, due stagioni cupe e tristi, proprio come me.
"Dove stai andando?"
Alan è in cucina a prepararsi la colazione, il suo abbigliamento consiste in un solo asciugamano e il mio volto non tarda a far capire il mio imbarazzo ogni volta che lui è nei paraggi.
"Vado al mare, è una giornata perfetta per andarci."
Gli sorrido cercando di non guardarlo troppo.
"Fammi vestire e vengo con te."
Mi risponde senza degnarmi di uno sguardo, questo ragazzo non lo capirò mai.
"Non sei stato invitato."
Inizia ad irritarmi questo suo dare ordini, è l'unico che ancora non si fida a lasciarmi andare in qualsiasi posto da sola, delle volte ho paura di potermelo trovare in bagno quando sono sotto la doccia.
"Non mi importa, ci vengo lo stesso. Dammi cinque minuti e sono tutto tuo."
Allora alza lo sguardo e lo vedo, ha gli occhi tristi, velati da una patina di oscurità, non sono di quel verde brillante di sempre, sono spenti, anonimi, in cerca del motivo giusto per cui brillare.
Non mi fa aspettare tanto, chiude casa e poi saliamo sulla mia macchina che mi ha pregato di voler guidare.
Pensavo che fosse almeno felice che io non lo abbia insultato non appena mi ha chiesto le chiavi della macchina, mi fermo ad osservarlo e rimango nuovamente ipnotizzata da questo ragazzo.
Ha il viso serio, tirato, incazzato e io non capisco se abbia qualche problema con me.
"Qual é il tuo problema Alan? Continui a starmi tra i piedi, non mi guardi in faccia, quando e se mi parli lo fai come se mi disprezzassi. Cosa cazzo vuoi da me?"
Continua a guardare la strada, arrivati ad un semaforo, si volta a guardarmi.
Mi prende il volto tra le mani e mi bacia.
Non è eccitato, non è pronto a portarmi a letto, mi bacia perché sento che voleva farlo, mi bacia e le nostre labbra sembrano desiderarsi come l'aria che si respira, le nostre lingue si muovono all'unisono e io non ci capisco più nulla.
Mi sento in estasi, sento che potrei scalare una montagna dopo questo bacio, mi sento apprezzata, bella, giusta.
Si stacca, le sue labbra sono rosse e gonfie per il bacio, sono belle e mi fanno sentire le scariche elettriche dal cuore fino alla pancia, lui è elettricità.
Quando sono spenta, accigliata o quando vorrei solo chiudermi nella mia stanza al buio lui me lo fa fare, ma poi arriva e la stanza si illumina facendo brillare anche me.
Lui non è solo uno stronzo donnaiolo, lui è l'armonia nel mio caos, il bianco che si fonde con il nero, il male che si intreccia con il bene, lui è la cosa giusta al momento sbagliato ed io sono solo uno scarabocchio che cerca qualcuno che non mi aggiusti, ma che provi a tenermi per mano.
"Ancora non capisci che al pensiero di ciò che ti hanno fatto non riesco a staccarmi da te, voglio essere sicuro che tu stia bene. Ti voglio mia Rachele, non voglio sapere che tu uscirai ancora con Macolm, perché mi sento strano e non riesco a capire cosa mi prende quando vi immagino insieme."
Non so quanto tempo fa Alan abbia avuto quella famosa relazione, ma penso sia passato tanto tempo dato che non riesce a riconoscere la gelosia.
Non gli dico ciò che realmente è quello che sente, lo vedo troppo turbato e scosso, quindi faccio finta di non saperlo.

Dopo un'ora di macchina arriviamo in spiaggia e la distesa di acqua salata davanti ai miei occhi mi sta già facendo sentire meglio, Alan fa un gesto strano, inaspettato e non da lui. Mi prende per mano iniziando a camminare sulla sabbia.
Il contatto che ha il mio corpo con la sua mano è elettrizzante, mi sento percorsa da un brivido, scariche di adrenalina pizzicano i polpastrelli della mano che sta toccando Alan. Inizio a guardarlo, lo sfondo che fa il mare lo rende ancora più bello.
Prendiamo i teli e li adagiamo sulla sabbia morbida, a mia volta mi stendo e rimango con il viso rivolto verso l'alto, osservo il cielo, in lontananza si possono scorgere le nuvole scure che stanno per invadere la limpidezza di questo azzurro.
"Cosa ci trovi in lui?"
A cosa stai sta riferendo esattamente, al mare o a Malcom?
"Capisco che i tatuaggi sono affascinanti, da una come te potrei anche capire il motivo per cui sei attratta da lui. Ma tu non sei superficiale, non guardi solo l'aspetto esteriore, quindi io ti chiedo, cosa ci trovi in lui?"
Non mi aspettavo di certo una domanda del genere da lui, solitamente non osa mai pronunciare una frase in cui ci sono la parola "ragazzo" e "Rachele" insieme, a meno che non debba parlare di se stesso.
Non so nemmeno come rispondergli, sono ancora immobile ad osservare il cielo, ma Alan mi si piazza davanti e ciò che vedo ora sono i suoi smeraldi, le sue pupille si sono dilatate non appena mi ha guardata, le sue labbra sono perfette e io sto fremendo dalla voglia di sentirle ancora addosso.
"Non sono superficiale e non mi accontento di ciò che ci sta sopra, voglio vedere cosa c'è dentro, non sempre i gusci sono pieni, molte volte lo credi e guardando dentro ci rimani male scoprendo che quel guscio è vuoto, privo di ogni sentimenti, grigio, tetro e triste. E lui non è affatto vuoto."
Mi osserva ormai dal suo posto accanto a me, vedo con la coda dell'occhio che apre la bocca volendo dire altro ma si blocca.
"Di me cosa pensi? Voglio che tu sia sincera, nonostante tu lo sia sempre, voglio che adesso tu mi dica tutto senza tralasciare neppure un dettaglio."
E ora sono davvero nella trappola, tutto ciò che penso di lui è disordinato e travolgente.
Giro il viso e lo guardo, le sue pozze di petrolio si sono scurite quando hanno iniziato ad insinuarsi nelle mie senza fine, non riusciamo a toglierci gli occhi di dosso.
"Dimmelo Lele, dimmi ciò che stai pensando ora che mi guardi così."
Alzo un sopracciglio, "Così come?"
"Come se guardandomi vedessi tutto ciò che hai sempre cercato e mai trovato."
Sorrido perché ha capito subito, sorrido perché con lui mi viene naturale farlo tanto quanto mi viene naturale insultarlo, sorrido perché stare qua ad ascoltare la melodia prodotta dal mare e avere Alan da parte, mi fa dimenticare persino di come la mia vita piano piano stia cadendo in una fossa che io stessa ho scavato

FIGHT OR FLIGHT, LA FUGA DELLA RAGAZZA INCHIOSTRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora