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Alan

La casa è deserta, nessun odore di vaniglia e libri.
Nessuna ragazza inchiostro che cammina in giro per casa, imbarazzandosi nel vedermi.
L'assenza delle due pozze di carbone mi mette a disagio, con lei mi sentivo così, Alan.
Non dovevo avere paura di mostrarmi per ciò che ero, non dovevo preoccuparmi di essere giudicato, perché l'unica che giudica Rachele, è Rachele stessa.
Sto guardando la televisione nel mio enorme salotto, da solo, gli altri questa sera sono andati ad una festa ma io non ero tanto dell'umore.
Al solo pensiero di sapere Rachele con Scott il sangue mi annebbia la vista, quel ragazzo non mi piace e non sopporto il modo in cui guarda la Ragazza Inchiostro.
Perché la guarda come la guardo io.
Sono completamente ammaliato da Rachele, il suo modo di guardare il mondo e la realtà, un insieme di peccati e caos.
Non si fa problemi a dire ciò che pensa nonostante le sue parole possano ferire qualcuno, è così velenosa e affilata, la lama perfetta per uccidere il proprio nemico.
I miei pensieri si bloccano non appena qualcuno inizia a suonare il campanello come una forsennato.
A giudicare dall'insistenza è sicuramente una donna.
Apro la porta ormai infastidito da quel suono ed eccola lì.
Il demone più bello di tutto l'inferno.
"Ciao Alan, so che sicuramente ti starai chiedendo cosa io ci faccia alla tua porta e non lo so nemmeno io. È solo che sento una cazzo di calamita che continua ad attirarmi a te."
È completamente ubriaca e non si regge nemmeno in piedi.
La prendo in braccio e la porto nel bagno di camera mia, inizio a spogliarla e lei osserva tutti miei movimenti con quelle due fosse oscure, mentre le pupille si dilatano a dismisura.
Intanto accendo la doccia volendola immergere sotto il getto dell'acqua gelato per farle riprendere un minimo di lucidità.
"Vai sotto l'acqua e riprenditi un po'. Ti aspetto in camera."
E la lascio lì, da sola, anche se non capisce ciò che sta facendo essendo annebbiata dall'alcol, non voglio farle credere che voglio approfittarmi del suo stato attuale per vederla nuda o arrivare in qualche modo a ballare la samba sotto le coperte, nonostante i miei ormoni mi urlano di fare il contrario.
"Alan, vieni qua. Per favore."
La sento urlare da dietro la porta e non resisto più.
Solo immaginarmela sotto l'acqua a poca distanza da me sento la tuta farsi più stretta all'altezza dell'inguine.
Apro la porta e vedo la sua immagine nuda sfocata a causa del vetro che circonda la vasca.
So perfettamente che si é ubriacata con Scott e la cosa non fa altro che infastidirmi sempre di più, non voglio che le succeda qualcosa di male in mia assenza, soprattutto se è con un ragazzo.
"Rachele come sei arrivata qui?"
Non ottengo subito una risposta ma subito dopo sbiascica qualcosa.
"Sono venuta in macchina, come sennò?"
Piano piano si sta riprendendo, la sua acidità si sta facendo strada in lei.
Apro di botto il vetro che ci divide e lei subito cerca di coprirsi.
"Maniaco che non sei altro, chiudi immediatamente questo cazzo di coso."
Lo chiudo sbattendolo, incazzato nero, al pensiero che lei abbia guidato in questo stato mi mette una paura fottuta.
E per di più quel coglione l'ha lasciata fare, ancora peggio.
"Ti sembra normale guidare in questo stato? Rachele la prossima volta chiamami che ti vengo a recuperare io, così sono sicuro che sarai intatta."
"Alan mi mancavi, e poi sono intatta, come hai potuto constatare con i tuoi stessi occhi."
Ci deve essere ancora dell'alcol che scorre nelle sue vene, perché da sobria non mi avrebbe mai detto che le manco.
Contro tutte le mie aspettative Rachele apre di nuovo il vetro, non mi ero reso conto che mentre mi ponevo delle domande lei aveva recuperato l'asciugamano che le avevo lasciato e l'ha avvolto attorno al suo corpo.
Ci guardiamo per un'infinità di tempo e lei ora è anche più bella.
Nessun muro che ci divide, nessuna sbronza colossale che invade il suo minuscolo corpo e nessuno che può vietarci di fare tutto ciò che ci passa per la testa.
E vederla con un solo strato di tessuto addosso mi fa fare pensieri poco casti, ma anche se dovessi vederla con un pigiama anti sesso mi farebbe eccitare lo stesso.
"Intendi stare qui a fissarmi per tutto il tempo?"
Mi riprendo dal mio stato di trance e la lascio nuovamente in bagno da sola, mentre io mi butto a letto, con lo sguardo rivolto a questo dannato soffitto che mi ha dato tanto a cui pensare.
Lele entra in camera con un paio di miei pantaloni e una mia maglia.
L'assenza del reggiseno è palese, il suo seno sembra ancora più grosso rispetto al solito e i capezzoli sono turgidi, si intravedono anche due palline a lato di entrambi i capezzoli.
Tolgo lo sguardo prima di scoppiare e perdere il controllo delle mie azioni.
Viene a stendersi di fianco a me, siamo così vicini che posso inalare ancora il suo profumo di vaniglia, quasi fosse la sua pelle ad avere questo odore.
"Non sei felice che io sia qui?"
Mi sembra così tranquilla, rilassata...
Ma si sa, c'è la quiete prima della tempesta.
"Sono fottutamente felice che tu sia qui, ma non sono felice che tu sia arrivata in macchina e sbronza marcia, poteva capitarti qualsiasi cosa."
Lele alza gli occhi al cielo e insieme a me fissa il soffitto, da cui non ho tolto gli occhi di dosso, avendo paura di poterle saltare addosso ad un momento all'altro.
Sento un tocco delicato, ma deciso, prendermi da sotto il mento e voltarmi il viso nella sua direzione.
"Sto bene Alan, non ti devi preoccupare per me. So badare a me stessa."
Queste parole le ho già sentite.
"Okay."
Poi questa volta è lei ad annullare definitivamente le distanze tra noi.

FIGHT OR FLIGHT, LA FUGA DELLA RAGAZZA INCHIOSTRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora