Alan
Non riesco a dormire, vorrei andare in camera di Rachele ma Bruno e Marika me l'hanno vietato, come fortunatamente, l'hanno vietato a Malcom.
Entrambi sono rimasti in camera sua a dormire con lei, e io sono qua che fisso il soffitto perché lei continua a urlare non appena si addormenta.
Sono impaurito da ciò che potrebbe esserle successo, Marika e Bruno hanno provato a farle sputare il rospo, ma quella ragazza è troppo testarda e orgogliosa per parlare.
Mi sento inutile ad osservare questo soffitto che non cambia, e rimane lo stesso. Bianco, senza vita, immobile, un po' come lo sguardo di Rachele.
ALAN
Rimango ancora fermo credendo di aver sognato Rachele pronunciare il mio nome.
ALAN
Ma poi capisco che non è un'allucinazione e vado verso camera sua come se mi avessero messo il turbo.
È seduta sul letto, due pezzi di garza enorme le ricoprono le cosce, ha un cerotto sullo zigomo e nonostante sia conciata male, vedo che non è sotto shock.
"Che succede?"
La mia domanda suona come un lamento, Rachele non mi stacca gli occhi di dosso e non ne capisco il motivo.
Non parla, osserva e basta ed io sto iniziando a sentirmi a disagio.
Quelle due pozze di carbone ti fanno sentire al posto sbagliato, ti guardano osservando ogni mossa che il tuo corpo compie, stanno sprigionando il male che ha dentro solamente osservando i presenti.
"Rachele credeva che fossi uscito a fare festa."
Marika è a fianco a lei mentre Bruno è a terra per infonderle sicurezza, ma a quanto pare non basta.
"Sono qui, non vado da nessuna parte."
Rimane zitta, poi per la prima volta dopo ore la sento parlare normalmente.
"Dite tutti così. Non me ne vado, non ti lascio, ci sarò sempre per te... queste sono solo cazzate. Chi dice di amarti non se ne va, rimane fisso al tuo fianco senza farti del male. Ma queste sono solo cazzate e sai perché?"
Non capisco se la domanda sia rivolta a me, a Bruno, a Marika... o a se stessa.
Gli faccio cenno di no con la testa, non sapendo realmente di cosa stia parlando.
"Perché tutti prima o poi se ne vanno, Alan. Tutti ti lasciano da sola a sconfiggere i tuoi demoni, nessuno vuole fare un giro all'inferno prima di doverci andare davvero. Ma la cosa esilarante sai qual é? Io all'inferno ci sono già.
I miei demoni sono al mio fianco tutti i giorni da dieci anni a questa parte, nessuno mi ha mai aiutata ad allontanarli, o semplicemente sconfiggerli. Eppure da quando ti conosco quei demoni mi pugnalano meno volte, mi sembrano più civili e meno meschini. Da quando ci sei tu, non capisco più in che parte del mondo io mi trovi. Ma continuo a ripetermi che questa cosa non durerà a lungo, perché anche tu te ne andrai."
Sono sbalordito, scioccato, senza parole.
Questa ragazza è il demone del mio inferno.
"Io non sono come gli altri, io non me ne vado perché l'ultima cosa che voglio adesso è vederti lontano da me. Io ti vorrò nella mia vita fin quando tu me lo permetterai, ma fino ad allora mi avrai costantemente al tuo fianco."
Mi sorride per la frase che le ho appena detto, anzi, confessato.
Non ho mai detto bugie a nessuno, men che meno alle ragazze, ma Rachele mi spinge a fare meglio, mi spinge ad essere un uomo migliore e quando la guardo, non vedo il male di cui parla perché lei sprigiona altro.
Lei non ha capito che l'unico demone nella sua vita è se stessa e quelli del suo passato, non so niente di ciò che c'era prima di me, ma sono sicuro che non è stato facile nemmeno per lei.
Gli occhi parlano da sé, i suoi buchi neri fanno vedere tutto il male che ha dovuto assorbire in questi anni ma ciò che si scorge in superficie, non e ciò che riflette il fondo.
"Allora resta con me, solo per questa notte."
Mi paralizzo credendo di aver capito male, ma lei sposta le coperte come ad invitarmi nel suo letto, non è la prima volta che dormiamo insieme ma questo non lo sa nessuno e vedere Bruno e Marika con gli occhi sbarrati è il motivo per il quale io e Rachele abbiamo tenuto la bocca chiusa.
Loro due si dileguano, e io mi metto sotto le coperte con Rachele, improvvisamente mi sento meglio.
"Non sono mai stata brava a dire ciò che penso, ma con te mi viene spontaneo parlarne. Ammetto di non aver paura, ammetto di non essere traumatizzata da ciò che mi è successo perché ho passato tanto tempo a subire violenze di questo tipo, e so che è strano perché chiunque al mio posto non riuscirebbe nemmeno a parlare, ma sono così abituata che l'apatia ormai fa parte di me."
La prendo per mano avvicinandola a me, non so come risponderle perché anche io ho passato una vita a fare lo stronzo solo per far credere di non avere sentimenti, sbattendomene altamente di chiunque trovassi sulla mia strada.
Ma Rachele mi mette con le spalle al muro, è brava con le parole e lei lo sa, è brava a dimostrare solo con uno sguardo ciò che pensa in una determinata situazione e lei lo sa, é bellissima ma questo non lo sa.
"Non sono bravo nemmeno io. Eppure quando tu mi guardi è come se mi stessi leggendo dentro, non ti perdi una parola, sei concentrata, e non mi giudichi dopo aver scoperto altre parti di me."
Ci siamo sdraiati e io non me ne sono nemmeno reso conto, siamo faccia a faccia, mi accarezza, mi osserva, guarda i miei occhi che sono il riflesso dei suoi, vedo dolore, umiliazione, forza, coraggio, determinazione, profondità, buio, oscurità.
Vorrei aggiustarla, guarirla, cucire le ferite che ancora le fanno male, vorrei baciarle ogni parte del corpo, farla sentire desiderata, amata, posseduta.
Vorrei farle capire che c'è un posto in questo mondo anche per lei, e vorrei che fosse al mio fianco, ma questo non glielo dico, lo penso soltanto.
"Voglio che tu mi dica chi ti ha fatto questo, voglio poterti proteggere da ora in poi, ma devo sapere cos'è successo."
Mi continua a guardare, forse pensando se parlare o meno, vedo che è combattuta, esitante, vulnerabile.
"Alan in qualsiasi caso tu non puoi cambiare il corso delle cose, anche se te lo raccontassi, cosa faresti? Andresti a ripagarli con la stessa moneta?"
Sento la rabbia e un altro sentimenti montarmi addosso, e non capisco cosa sia.
Al solo pensiero che qualcuno l'abbia toccata il sangue mi va dritto al cervello facendomi quasi esplodere la testa, non so chi possa aver fatto una cosa simile ma un'idea ce l'ho.
"Ti prego Rachele, parlami, dimmi cos'è successo."
Ora ha tolto il suo sguardo per osservare il vuoto, vedo che le sue iridi diventano ancora più scure, come se un velo di emozioni contrastanti si fossero stese davanti a lei.
"È stato David con i suoi amici. Erano almeno una decina e mi hanno massacrata tutti quanti di botte, a turno mi davano un pugno, o una sberla... o una ginocchiata. Poi alla fine quando ero agonizzante a terra, mi hanno procurato delle ferite sulle cosce con un coltello, non ho avuto il coraggio di guardarle quando Marika mi medicava anche lei ha esitato non appena le ha viste, ma so che non sono semplici tagli, credo mi abbiano inciso qualcosa in particolare."
Non sono mai stato così tanto arrabbiato.
Dove si può procurare una cattiveria come questa? Perché ferire le persone quando sono indifese, deboli, vuote, insicure.
Rachele mi prende il viso, lo fa girare verso il suo e ora è come se fossimo solo io e lei in questo mondo.
I miei occhi smeraldo stanno navigando nei suoi, simili all' oscurità della notte.
Mi guarda le labbra e so cosa desidera, perché lo desidero anche io dall'ultima volta che le nostre labbra si sono unite.
Il suo sapore, il suo profumo, la sua pelle, mi fanno perdere completamente la ragione.
"Alan baciami."
Non me lo faccio ripetere due volte e lo faccio.
La bacio come se volessi le sue labbra per vivere.
La bacio non volendomi più staccare.
La bacio perché penso che questo possa aggiustarla un po' e perché non vorrei fare altro.Rachele si addormenta e io rimango sveglio, avendo paura che possa svegliarsi a causa di un incubo o che scappi da me.
Senza rendermene conto mi sveglio accaldato e con Rachele che mi dorme sul petto, mi sono addormentato ma non sembra che lei se ne sia accorta.
Vorrei svegliarmi sempre così, il suo profumo che ormai si è insinuato sotto la mia pelle, i suoi cappelli sparsi ovunque e niente problemi, ma purtroppo ce ne sono e anche troppi.
Scivolo da sotto di lei per andare a fare colazione e fumare una sigaretta che bramo da ore, cerco di fumare il meno possibile ma in queste circostanze mi è difficile evitare la nicotina.
In cucina trovo Marika e Bruno mangiare, lei ha ancora i segni del pianto di ieri, mentre lui ha due occhiaie profondo sotto gli occhi.
"Buongiorno, ha dormito?"
Vorrei dirle che non penso abbia mai dormito così bene, Rachele non ha bisogno di nessuna pausa da Alyson, ha solo bisogno di qualcuno che si occupi di lei, come lei fa con tutti.
"Si sta ancora dormendo."
Mi preparo un caffè e intanto fumo una sigaretta, qualcuno suona al campanello e mi chiedo chi possa essere, Malcom ha detto che sarebbe passato dopo lavoro quindi è impossibile che sia lui.
Andiamo tutti e tre verso la porta e quando la apro, dei brividi percorrono il nostro corpo contemporaneamente: David.
"Come sta la piccola e dolce Rachele? Ho saputo che ha avuto un brutto incidente."
Lo dice con un ghigno sulle labbra e io non ragiono più, quando la prima volta ha toccato Rachele sono andato a cercarlo per dargli una lezione, a quanto pare non l'ha ancora imparata.
Butto la sigaretta a terra e lo colpisco, Bruno è da troppo tempo che si trattiene e mi aiuta a fargli ciò che lui ha fatto a Rachele.
Continuo a colpirlo forte rendendomi conto di essere sopra di lui, il sangue gli cola dal naso e dal labbro spaccato, lo colpisco perché l'ha fatta soffrire, lo colpisco perché questo essere umano non può essere definito uomo, lo colpisco perché le ha reso una vita d'inferno e lo colpisco ancora perché avrei voluto incontrarla prima che iniziassi a pensare che l'amore fosse solo una cazzata, a quando credevo nei sentimenti, e prima di farmi rovinare da quella persona che credevo mi amasse.
Bruno mi prende e mi sposta di peso, ora vorrei colpire me stesso perché sto per essere catturato dal buio che circonda la Ragazza Inchiostro.
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FIGHT OR FLIGHT, LA FUGA DELLA RAGAZZA INCHIOSTRO
Chick-LitCiò che ha fatto andare avanti Rachele nella sua vita è stato un motto. Fight or Flight. Combatti o fuggi. Rachele ha sempre lottato per chiunque, ma per lei chi lo faceva? Nessuno, per questo ha preferito scappare.