Capitolo 15
In ufficio c'era fermento un nuovo cliente importante e altolocato stava per arrivare. Ma dov'era Edoardo? Alice prese il telefono per chiamarlo e quando lui rispose, in lontananza sentì la voce di Ginevra e pensò seriamente di riattaccare. Non lo fece, doveva assolutamente dirgli di correre in ufficio. Daniela si affrettava a controllare gli ultimi documenti, Ivano finiva di scrivere una relazione al computer, Lorenzo canticchiava allegramente mentre Serena sistemava la sala riunioni con tutto il necessario. L'argomento era delicato e l'attenzione di tutti era focalizzata solo sul cliente. Quando il campanello suonò saltarono sulle sedie e di Edoardo ancora nessuna notizia. Serena con la sua solita gentilezza lo fece entrare soffermandosi ad osservagli gli occhi.
«Prego si accomodi» gli disse mentre apriva la porta della sala riunioni e aggiunse: «Gradisce un caffè?»
«Si grazie» rispose lui sedendosi.
Si trattava di una successione alquanto importante, il cliente si accomodò e gradì il caffè nero e bollente ma stava anche pensando che il ritardo del Notaio non era contemplato nel suo stile di vita. Edoardo arrivò da lì a poco scusandosi e Alice evidentemente arrabbiata lo guardò di traverso. Edoardo si permise di avvicinarsi al suo viso per sussurrarle un dolce: «Poi ti spiego.»
Come se nulla fosse successo si accomodò nella sua comoda e accogliente poltrona non prima però di aver salutato porgendo la mano il nuovo cliente. Alice, Lorenzo e Daniela erano nei loro uffici e insieme al Notaio c'era solo Serena che prendeva appunti e assisteva alla riunione. La bella donna aveva indossato un abito color carta da zucchero, la pelle leggermente abbronzata e i capelli raccolti in uno chignon le donavano un'aria delicata ed elegante. Edoardo la presentò rivolgendogli un sorriso. Le spalle larghe racchiuse nella giacca color sabbia del giovane seduto davanti a Edoardo si mossero, tirando leggermente i bottoni che slacciò sistemandosi meglio sulla sedia. I capelli chiari e la barba incolta gli donavano l'aria di un attore di Hollywood e gli occhi chiari e spiritosi lo rendevano molto simpatico. Dopo quasi due ore e due caffè, la riunione terminò e nonostante il ritardo di Edoardo, il giovane pensò che quello ero lo studio perfetto per gestire i suoi affari. Il notaio aveva portato a casa un altro cliente e si compiacque del lavoro e la diplomazia che sempre lo avevano contraddistinto da suo padre. Fu lui ad accompagnare il giovane alla porta e mentre apriva trovò Alice con le chiavi in mano che stava rientrando da una commissione.
«Alice?» disse il nuovo cliente sorpreso.
«Alberto, cosa ci fai qui?»
Un coltello invisibile stava tagliando l'imbarazzo in piccoli pezzi e non c'era bisogno di parole o spiegazioni, Edoardo aveva già capito tutto. Si passò la mano nei capelli resi lucidi da un filo di gel e chiudendo gli occhi e si appoggiò al muro, perché capitavano tutte a lui? Si tolse la giacca e raggiunse l'ufficio mentre Alice era scesa con Alberto, che l'aveva invitata al bar per offrirle il pranzo. Lei si sentiva in imbarazzo, Alberto usava il suo charme per punzecchiarla e ci riusciva bene, le spiegò velocemente quello che aveva fatto con il Notaio e lei capì come mai la sua casa era così bella. Il figlio di papà aveva ereditato tutto il patrimonio ed essendo figlio unico aveva bisogno di uno studio con cui collaborare per alleggerire un po' il lavoro dei suoi collaboratori, dato che aveva intenzione di estendere la produzione della sua azienda anche all'estero. Edoardo era ancora troppo stanco per la notte passata in bianco, aveva accompagnato Ginevra a casa e l'aveva aiutata a mettersi a letto, coprendola delicatamente con coperta di ciniglia. Dopo averle dato un bacio sulla fronte l'aveva lasciata dormire. Sperava di trovare in ufficio un porto sicuro dove potersi rifocillare dal grande dolore e dispiacere per quello che era successo e invece aveva solo trovato un uomo che era andato a letto con la donna che lui amava. Non gli piaceva la sensazione di freddo che stava provando, il corpo chiedeva amore ma nel frattempo la mente si rifiutava fortemente di pensare anche solo di sfiorare la sua pelle delicata.
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Bad Girl
أدب نسائيCosa accadrebbe se ad un colloquio di lavoro ti venisse chiesto di fare sesso? A quante è capitato? A me si. Mi chiamo Alice, ho trent'anni, vivo da sola e a volte con il mio fidanzato, una coppia gay come vicini di casa sui quali posso sempre conta...