Capitolo 23

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Capitolo 23


«Paintball? Davvero?»

«Sì. Vi va di venire? Vi faccio conoscere i mie colleghi» disse Alice che non stava più nella pelle dalla contentezza.

«Dovresti almeno avvisarli che ci siamo anche noi» gli rispose Paolo guardando Claudio.

«Lo farò domani. Dai vi prego.»

«Ok. L'importante e che non diamo fastidio.»

«Ma che dici, siete i miei migliori amici e poi conoscete già Edoardo.»

Alice uscì lasciando i due piccioncini e si rifugiò a casa, azionò il condizionatore e si preparò un panino, alla radio passava una canzone pop e lei fece girare il pomello alzandolo a tutto volume e ballò, aveva una voglia matta di andare a ballare, magari in qualche discoteca all'aperto, aveva voglia di ridere e divertirsi e perché no? Finire la serata un po' brilla, facendo l'amore in macchina. Si era accesa una luce in lei, si sentiva sensuale e bella, sognava mentre si dimenava tra la cucina e la sala, immaginando luci colorate che lampeggiavano regalandole emozioni, due occhi allegri e un corpo da baciare. Quando la fantasia finì si sdraiò sul divano stanca e felice, "A volte sognare fa bene, non costa nulla e non ti fa male". Pensò.

Claudio si fece abbracciare da Paolo e dondolando su una rumba si baciarono. Il tramonto regalava una speranza e un tuffo al cuore. Le mani sapienti di Paolo si infilarono sotto la maglietta leggera di Claudio e le dita si fermarono ad accarezzargli il capezzolo mentre con l'altra mano gli sosteneva la nuca che andò all'indietro per il piacere.

«Mi fai impazzire» gli sussurrò Paolo leccandogli l'orecchio.

«Non smettere, ti prego.»

Erano già sudati ma poco importava, gli accarezzava il torace sensualmente, la pelle si increspava sotto la lingua di Paolo che scendeva mentre le mani cercavano di sbottonare il pantalone, Paolo iniziò a baciarlo e quando l'erezione fu potente lo accolse nella sua bocca vogliosa e calda. Claudio gli teneva la testa con una mano mentre con l'altra si era aggrappato allo schienale della sedia.

«Si, così» ansimava, donando a Paolo la voglia di andare avanti ma lui alzò lo sguardo e risalì lentamente ricominciando a baciargli gli addominali, Claudio spingeva la sua testa verso il basso e Paolo facendo uno scatto all'indietro si allontanò, lo prese per un braccio e lo portò in cucina, lo fece stendere sul tavolo a pancia in giù e gli tolse i pantaloni, sapendo per certo che gli sarebbe piaciuto, questa volta era solo sesso, aveva accantonato i sentimenti in fondo al cuore, ora voleva solo godere, non c'entrava niente l'amore. I gemiti di Claudio lo fecero venire graffiandogli la pelle e si distese su di lui baciandolo delicatamente.

«Scusa.»

«Perché ti scusi, è tanto che non lo facevi e ne sentivo la mancanza.»

Paolo non si aspettava che Claudio avesse bisogno solo di essere desiderato e posseduto, si ricordava che erano passati tanti anni dall'ultima volta che lo avevano fatto così, solo per il gusto di sentirsi desiderati.

Edoardo stava salendo in macchina, era uscito all'ultimo minuto sperando di non sudare durante il tragitto dalla porta all'auto, una cena con l'ultimo cliente acquisito era un modo per distrarsi dalla voglia di vedere Alice. Alberto l'aspettava al ristorante, quando arrivò il ragazzo all'entrata accaldato e gentile prese le chiavi e gli parcheggiò la macchina.

«Buona sera Notaio.»

«Possiamo darci del tu, se per lei non è un problema.»

«Certo.»

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