Capitolo 19

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Capitolo 19

«Bambola sveglia!»

Chi la stava scuotendo amorevolmente era Paolo, che con un sorriso la guardava mentre lei apriva gli occhi.

«Cosa stavi sognando? Mugolavi.»

Alice ricordava bene il sogno ma non aveva voglia di parlarne, gli chiese invece che ora era e si alzò dal divano stiracchiandosi.

«Dai la cena è pronta. Io e Claudio abbiamo fatto le lasagne, sappiamo che ti piacciono tanto.»

Gli aveva dato le chiavi del suo appartamento quando si era resa conto che avrebbe potuto dimenticarle in ufficio o perderle ma loro non le avevano mai usate, fino al quel momento.

«Scusa, mi sono addormentata è stata una giornata pesante.»

«Ne parliamo a tavola» così dicendo, la stava esortando ad alzarsi. Alice si scusò e lo seguì ancora assonnata.

Claudio canticchiava mentre tagliava le lasagne in grandi quadrati, aiutandosi con le palette di legno per non farle cadere, un profumo di besciamella mista a ragù si sparse per la casa inondando anche il corridoio esterno.

Quando si sedettero a tavola Paolo gli chiese di raccontargli la sua giornata.

«Oggi ho conosciuto Filippa» disse Alice, aspettando qualche commento, che arrivò immediatamente da Claudio.

«Com'è la piccola?»

«È dolcissima. Assomiglia molto a Edoardo, se non fosse per gli occhi sembrerebbero gemelli, con vent'anni di differenza.»

«E lui come ti ha presentata?»

«Oltre a rattristarmi, questa cosa mi ha fatto pensare. Non mi ha presentato. Semplicemente mi ha sorriso e si sono dileguati nel suo ufficio.»

I due ragazzi ci rimasero male, come poteva comportarsi così? Alice non gli aveva ancora raccontato della scenata di gelosia che gli aveva fatto solo la mattina, finendo per fare sesso, perché era di questo che si trattava. Anche se nello scantinato, l'adrenalina era salita alle stelle.

«Forse lui non vuole raccontarle come stanno le cose fra voi due, perché tu vuoi tenere la vostra relazione segreta.»

«È possibile, però poteva dirle qualcosa. Non so, ti presento la mia nuova collaboratrice.»

«Avrai tempo per capire il suo comportamento. Ora non ci pensare. A proposito cosa sognavi? Doveva essere bello il tuo sogno.»

«Perché?» chiese Alice.

«Sorridevi» affermò Paolo.

Come dirgli che stava sognando Alberto, un parco, le giostre dei cavalli e lui che la rincorreva. L'aveva presa fra le braccia e la stava baciando tenendola stretta, aderiva al cavallo di legno con la schiena e mentre ruotava ancora troppo forte, tutto si era confuso con il suo battito del cuore e le luci. Era per questo che sorrideva, si sentiva felice.

Aveva volutamente lasciato il telefono a casa, non le andava di sentire nessuno, tantomeno Edoardo. Si rilassò giocando a scarabeo con Claudio mentre Paolo risistemava la cucina e preparava il caffè. Dopo qualche ora li salutò con un bacio, pensando che sarebbe passata in quel bel negozio di vini pregiati che avevano aperto da poco, per comprare una bottiglia e regalargliela.

Edoardo si era attardato nel grande giardino ad osservare lo zampillare dell'acqua della maestosa fontana che nascondeva un grazioso e piccolo eden giapponese. Sorseggiava una bibita fresca e si era cambiato per stare più comodo. Filippa lo raggiunse e gli si sedette accanto.

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