Capitolo 22

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Capitolo 22

Il lunedì mattina iniziò con miliardi di domande che si rincorrevano come le nuvole nel cielo azzurro, spinte da un vento che non si sarebbe mai fermato. Movimenti invincibili, dentro vite perse nelle rincorse senza fiato. I cuori negli occhi di chi guarda la notte profonda, buia senza stelle ma che fa intravedere una piccola luce che risplende nell'intero universo, sogni infranti illuminati dalla luna.

La sveglia suonò all'ora giusta e Alice si ritrovò a pensare al suo povero cuore palpitante d'amore. Cosa sarebbe accaduto quel giorno, se non avesse accettato l'offerta di Edoardo? Come avrebbe trascorso la sua vita da sola. Rimase sdraiata nel letto guardando il soffitto e i suoi occhi si riempirono di stelle, le stesse stelle che stava guardando Edoardo nella sua camera da letto.

Sarebbe stata una bella storia da raccontare tra un po' di tempo, se ci fosse stato qualcuno ad ascoltarla, Alice prese il suo coraggio e fece una doccia, aveva bisogno di rinfrescare i pensieri e il corpo, l'acqua le sfiorava la pelle liscia e leggermente dorata dal sole, i suoi capelli lunghi e neri si appesantirono zuppi d'acqua, aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di Edoardo. Le spalle poderose erano un rifugio sicuro, si fece avvolgere in un abbraccio caldo e pieno di aspettative. Alice appoggiò le spalle alle piastrelle che nonostante l'acqua tiepida erano ancora fredde e le procurarono un brivido. Una lacrima scappò al suo controllo, lo voleva, lo desiderava.

Edoardo si chiedeva come si sarebbe comportato quando l'avrebbe rivista. Erano stati due giorni di silenzio, l'assenza di lei pesava come un macigno, nonostante la giornata al parco, la sera si era ritrovato da solo, un brandy in un bicchiere fresco, il rumore delle foglie mosse dal vento caldo, troppo caldo per i suoi gusti. Non si riconosceva più, non era più lui. Era diventato fragile e questa sensazione non gli piaceva, aveva bisogno di ritrovare l'ardimento che da sempre lo distingueva, i suoi pensieri galopparono verso due occhi blu, allegri e sensuali, una dolce visione che lo accompagnava da quando l'aveva conosciuta. Cosa sarebbe accaduto se non si fossero mai incontrati? Non voleva pensarci, si era abituato alla sua presenza, ma l'abitudine non era quello che lui adesso provava, i sentimenti erano confusi, le labbra si dischiusero come se avessero voluto parlare e invece di esprimere un pensiero, si chiusero annegando in un bacio immaginario. L'amava? Forse sì. Non credeva molto nell'amore, lui che da parecchio tempo aveva rinunciato a quel sentimento voleva forse riprovarlo? E poi? Sarebbe stato colpito alle spalle come sempre gli accadeva quando finalmente offriva tutto se stesso a qualcuno. La cattiva ragazza che lo aspettava in ufficio non avrebbe strizzato il suo cuore, non avrebbe riso del suo amore, non lo avrebbe usato contro se stesso. Nella doccia canticchiava silenzioso una canzone che gli ricordava l'infinito bisogno di lasciarsi andare.

Daniela e Lorenzo si erano incontrati in autobus e stavano chiacchierando, scoprendo che tutte le mattine entrambi raccoglievano quello che la sera gli aveva regalato e lo portavano con loro su un sedile di plastica dura, ascoltando musica.

«Che bello incontrarti» gli disse Lorenzo abbozzando un sorriso.

L'autobus era quasi vuoto, le scuole erano finite e si riusciva a trovare un posto per sedersi.

«Mamma che caldo. Perché non accendono l'aria condizionata. Questo è il secondo bus e sono già sudata.»

Lorenzo pensò che gli sarebbe piaciuto prendere un asciugamano e tamponarla fino a renderla arrendevole, pronta a qualcosa di più.

«Siamo quasi arrivati, ti va un caffè prima di salire.»

«Sì.»

Serena era già in ufficio e ripercorreva le parole dette durante la cena con Sergio, si sentiva desiderata. Un piano bar e una canzone suonata con sentimento le aveva dato la possibilità di cantare sottovoce e Sergio che era rimasto affascinato dalla sua tenerezza, si accorò al suo canto tenendole la mano. Il bacio era scattato subito dopo, i loro occhi si erano persi nei viaggi del cuore, nella mente invece ancora la paura di amare. Adesso sussurrava quella canzone, Alice la sentì cantare quando entrò senza fare rumore. Conosceva la canzone e la trovava stranamente triste, "Dammi il tuo tutto, io darò il mio tutto a te".

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